”Nei giorni che precedono il Natale è, in genere, tutto un subbuglio, un affannato correre
FANTASMI DI NATALE
Nei giorni che precedono il Natale è, in genere, tutto un subbuglio, un affannato correre. Che quasi impedisce di cogliere… Altro. E altri. Ospiti di questi giorni e di queste notti sopratutto. Ospiti non invitati, forse, né attesi. E, certamente, ben poco graditi. Ma che non hanno bisogno di alcun Green Pass, né tamponi, né altre schifezze per aggirarsi per le vie. Ed entrare nelle nostre case. Perché loro sono liberi da DPCM e diktat tirannici. Liberi, soprattutto, dalle paure che forgiano le nostre catene.
Perché loro sono… fantasmi.
Intendiamoci bene… sto parlando di fantasmi… veri… autentici e tradizionali. Non di quelle ombre di memorie, sensi di colpa e altro di cui parla Conrad in “Cuore di tenebra”(L.C.)… E, per altro, parlo di una categoria specifica di fantasmi. Quelli che arrivano con il Natale. O meglio nei giorni che precedono il 25 dicembre. E che si affollano la Notte della Vigilia.
Eccolo là… dirà qualcuno. Adesso attacca il solito pippone con “The Christmas Carol” di Dickens. Il fantasma del socio, Scrooge, i fantasmi dei Natali passati, di quello presente. Di quello futuro. Molto vittoriano, grondante buoni sentimenti. Molto atmosfera familiare tra albero illuminato dalle candeline e ciocco che arde nel camino… Solita tiritera natalizia insomma…
No… tranquilli… Dickens so che tutti lo conoscono. Senza averlo letto, per lo più. Ma dal cinema, innumerevoli versioni e adattamenti. Anche i più strampalati. Ne ricordo persino uno in versione Western. Dove la parte di uno Scrooge cowboy la faceva John McIntyre. Ma il narratore era tale Ronald Reagan. Era il 1957… E vi sono stati innumerevoli declinazioni in chiave moderna – gradevole “S. O. S fantasmi” con Bill Murray, quello di Ghostbusters – e, per il fanatico della parità di genere, uno in cui Scrooge era una, ancora avvenente ma arcigna, zitella… E mi taccio sulle declinazioni disneyane, quelle della Warner Bros. con Bugs Bunny, quella stralunata dei Muppet…
Però i fantasmi che circolano in queste notti, sono ben altri da quelli, vittoriani e moraleggianti, di Dickens
Altra risma. Altra razza… Perché è antica tradizione raccontare storie di fantasmi la sera della Vigilia. Non solo britannica fra l’altro, come dimostrano alcune pagine, tra le poche narrative, del nostro Pascoli. Infatti, le dodici notti che precedono il Natale – e che terminano in quella del 24, quando cominciano le altre 12 sino all’Epifania, e che sono feste della rinata luce – venivano considerate un periodo magico… ma anche oscuro. Durante il quale le porte degli Inferi si aprivano. E gli Spiriti dell’altro mondo, defunti e non solo, si aggiravano fra gli uomini.
Per altro, l’uso britannico è di raccontare, come dicevo, storie di fantasmi la sera della Vigilia. O di ambientarvi racconti terrifici.
M. R. James è stato un vero e proprio maestro del genere. Leggete le sue “Ghost’s Stories”. Lo stesso Lovecraft, il maestro del neogotico americano, gli deve, palesemente, molto.
E poi vi è un altro James. Ben più importante. Henry, uno dei creatori del romanzo contemporaneo. Il suo “Giro di vite” è un, autentico, capolavoro. Storia di Natale. E storia di fantasmi, anche questa. Con l’orrore inquieto generato da una frattura del piano, apparentemente sicuro, dell’ordine razionale della vita…
E potrei continuare… ma questo non è un articolo di letteratura. È una divagazione sui fantasmi di Natale. Che non escono, solo, dalle pagine de vecchi libri. Sono, piuttosto, presenze. Presenze che si affollano intorno a noi, in queste ore. Ci circondano. Ci parlano, forse… anche se, troppo spesso, non sappiamo, e non vogliamo, vederli ed ascoltarli.
Ma la sera della Vigilia, e anche questa sera che la precede, sedetevi accanto al camino, sempre che ne abbiate uno. O almeno sotto l’albero illuminato da tante luci che scintillano intermittenti. E leggete qualche storia di fantasmi. Vedrete che, intorno a voi, qualcosa cambierà…. Buona veglia. E buoni fantasmi.
Libri Citati
- Cuore di tenebra Condividi
- di Joseph Conrad (Autore) E. Capriolo (Traduttore)
- Feltrinelli, 2013
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Descrizione
«Kurtz era un uomo notevole. Abbastanza acuto da penetrare tutti i cuori che battono nella tenebra.»
Cuore di tenebra fu scritto da Conrad in due mesi, nel 1898, sotto l’influsso della biografia e del mito di Rimbaud. È anzitutto un libro sul viaggio, sulla passione della scoperta di luoghi nuovi. In seguito, la vicenda di Marlow diventa una discesa agli inferi, nel cuore dell’Africa. L’incontro con Kurtz – agente dei mercanti d’avorio, che ha reso brutalmente schiavi gli indigeni – mette il protagonista, e il lettore, a contatto con il “cuore di tenebra”: il Male, reso grottesco da quegli uomini che credono Kurtz una sorta di divinità. Ma anche lui è, a suo modo, una vittima della solitudine, della follia, della cultura occidentale che va in mille pezzi quando entra in contatto con l’Altro. La morale del polacco-inglese Conrad è una risposta polemica al russo Dostoevskij: dato che Dio non c’è, difendiamoci da soli contro noi stessi.
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