Patetico ma significativo: non si crede più in un futuro industriale dell’Italia

Fiat mirafiori. Italy 1958. (Photo by: Touring Club Italiano

FIAT, FABBRICA ITALO ALGERINA TAFROUI

PRODUZIONE IN AFRICA, PA


Su “Il Torinese” Mino Giachino, responsabile regionale piemontese per il settore trasporti di Fdi, non può esimersi dal plauso al ministro Urso, del suo stesso partito, perché disponibile ad impegnare un po’ di soldi pubblici per favorire la rottamazione delle auto più vecchie. Una scelta perfettamente in linea con i progetti di Stellantis che vuole trasformare Mirafiori in una discarica per il riciclaggio di batterie e componenti auto.

Bartolomeo Giachino

Peccato che, per rilanciare il comparto dell’auto, le vetture bisognerebbe anche produrle e magari venderle. Mentre la scarsamente lungimirante politica salariale del governo riduca, drasticamente, la platea degli italiani in grado di acquistare un’auto nuova prodotta nel nostro Paese.

Non a caso proprio a Torino si è svolto un incontro per illustrare agli imprenditori italiani le opportunità di investimenti in Algeria per sostenere lo sviluppo del polo automobilistico locale. Dove si produrranno, tra l’altro, le Fiat 500. Nell’impianto di Tafraoui. Fiat come Fabbrica Italo Algerina Tafroui. In realtà di italiano ci sarà davvero poco o nulla.

D’altronde la stupidità della politica estera italiana, al servizio di Washington, unita ai comportamenti anti italiani della famiglia Elkann/Agnelli, ha reso la produzione italiana del tutto non competitiva. Paghiamo il gas americano a prezzi molto più alti di quanto lo paghino gli industriali statunitensi. Ed ovviamente il gas algerino costa meno agli algerini rispetto a quanto lo pagano gli italiani. Dunque è comprensibile che da Algeri arrivino proposte ai componentisti italiani per rafforzare il polo automobilistico di Tafraoui.

Però è patetico che il governo di Roma pensi all’auto italiana esclusivamente in relazione alla rottamazione o al riciclaggio. Patetico ma significativo: non si crede più in un futuro industriale dell’Italia.

Enrico Toselli

 

 

 

 

 

 

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