Un altro grosso chiodo piantato sulla futura bara di Net Zero

FUGA DA NET ZERO


Un altro chiodo, questa volta piuttosto grosso, è stato piantato sulla futura bara di Net Zero, ed è difficile che qualcuno o qualcosa possa toglierlo: JPMorgan Chase, BlackRock ovvero il soggetto finanziario più potente del mondo, Pimco e State Street Global Advisors (SSGA) hanno annunciato giovedì che lasceranno o, nel caso di BlackRock, ridurranno radicalmente, il loro coinvolgimento nell’Alleanza per il clima delle Nazioni Unite, ovvero la radice delle fumisterie catastrofiste con le quali si cerca di introdurre cambiamenti sociali che altrimenti non verrebbero mai accettati. Queste quattro entità che gestiscono migliaia di miliardi di dollari fino ad ora facevano parte del gruppo di investitori Climate Action 100+ che di fatto era il direttorio politico che controlla la narrazione del riscaldamento globale antropico e della CO2 e delle conseguenti azioni di Net Zero, oltre a finanziare tutto l’attivismo a supporto di queste narrative assurde. Ma secondo BlackRock le iniziative sul clima dell’alleanza sono andate troppo oltre e tra le righe dei comunicati si può anche comprendere che ormai gli impegni della “fase 2” di Climate Action 100+ erano in conflitto con le politiche di investimento interne dell’azienda.

Da questa vicenda possiamo apprendere o meglio confermare due cose: la prima è che la narrazione climatica è interamente gestita da gruppi privati che hanno esautorato qualsiasi soggetto pubblico o potere elettivo, Stati compresi e che hanno una enorme forza di pressione (grazie alla proprietà dei media) e di ricatto finanziario sulle élite politiche totalmente subalterne e disposte a favorire ogni speculazione sull’onda del catastrofismo. La seconda è che l’abbandono di soggetti così importanti e centrali, da poter essere considerati gli autori principali della narrazione, si sono resi conto che si sta sviluppando una reazione molto forte riguardo ai diktat climatici così che invece di favorire l’ingegneria sociale che si vuole introdurre, potrebbero favorire lo sviluppo di anticorpi contro le follie che vengono propinate. Inoltre, molti progetti di Net Zero oltre ad essere di fatto irrealizzabili impongono costi talmente alti da essere politicamente inaccettabili. Per questo BlackRock dice che si è andati troppo oltre e con il suo disimpegno invita ad un rallentamento prima che sia troppo tardi, ovvero prima che si crei una saldatura tra resistenza popolare e nascita di nuove formazioni politiche in grado di interpretarla oltre le forme più immediate.

Certo l’intero finanziamento globale di questa sorta di fascismo climatico ammonta a circa un trilione di dollari l’anno proveniente da Ong, miliardari, centrali finanziarie e governi di fatto prigionieri di tali organizzazioni e dunque si potrebbe pensare che forse tutto potrebbe andare avanti lo stesso anche senza questi quattro giganti. Ma in effetti si tratta di un chiaro segnale dei capiclasse per aggiustare le strategie ed evitare perdite colossali in caso di rotture politiche, ma anche di una prova che il capitalismo diciamo così corporativo che si è sviluppato negli ultimi due decenni, si trova di fronte alle proprie contraddizioni e alla propria vacuità di pensiero.

Redazione

 

 

 

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