“George Soros e la Open Society” di Roberto Pecchioli, studioso di geopolitica, economia e storia, è il libro che ripercorre la storia dell’uomo George Soros, della sua creatura politica e delle sue avventure finanziarie
In “PARLIAMO DI LIBRI” oggi ci occupiamo del nuovo libro scritto da Roberto Pecchioli studioso di geopolitica, economia e storia. Pecchioli, per chi segue il blog lo conosce per i suoi numerosi articoli molto interessanti.
Il libro ripercorre la storia di George Soros uno dei personaggi più discussi dell’ultimo decennio. Idolatrato e presentato da alcuni come paladino del liberal-progressismo e filantropo, accusato da altri di essere l’architetto di una moltitudine di colpi di stato e rivoluzioni colorate in tutto il mondo
Ho voluto proporre a Pecchioli tre domande affinché spiegasse perché ha pensato di scrivere una storia su un personaggio tanto oscuro.
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– Perché ha sentito il bisogno di scrivere un libro sulla figura di questo personaggio che vive nell’ombra da tempo, pur essendo protagonista di numerosi colpi di stato e di una falsa filantropia, che ha condizionato la vita di numerose persone.
Le motivazioni sono molte. A parte l’intuizione di un editore importante – Arianna – che ha constatato l’assenza in Italia di libri su George Soros, la sua organizzazione – la Fondazione per la Società Aperta – e sulla falsa filantropia, avevo già scritto articoli sul ruolo di Soros non dietro le quinte, ma apertamente, come uno dei grandi burattinai del nostro tempo. In più ho tentato di spiegare al pubblico che gran parte degli eventi, i cambiamenti di prospettiva ideale, addirittura i cambi antropologici che stiamo sperimentando, non sono frutto del caso, ma rispondono alla logica e all’azione coordinata di alcuni soggetti molto potenti, il cui fine – attenzione – non è l’arricchimento (sono già miliardari e fanno parte dell’oligarchia finanziaria che letteralmente crea il denaro!) bensì il dominio totale sull’umanità.
In particolare, George Soros da almeno quarant’anni è al centro, come lei ha rilevato, di colpi di Stato, tentativi di cambio di regime e soprattutto è uno dei motori di una visione del mondo – la Società Aperta, frutto delle idee del filosofo Karl Popper di cui fu allievo in giovinezza – che è nei fatti la maschera della privatizzazione del mondo, del neoliberismo, del globalismo, e del rovesciamento dei principi umani fondanti a vantaggio di un pugno di padroni universali. Soros (e non solo lui, pensiamo a Bill Gates e alle altre grandi fondazioni delle grandi famiglie miliardarie (Ford, Rockefeller, Carnegie) vuole dominare il mondo attraverso il denaro e rifare il mondo secondo un disegno oligarchico.
L’uomo deve diventare un atomo disarticolato, privo di memoria, identità, spirito, un essere fluido, cangiante, spogliato di sé e della comunità in cui nasce e si forma. Così riformattato, l’uomo della Società Aperta è facilmente controllabile, gli possono essere instillate nuove credenze e nuovi (dis)valori, sempre al servizio degli interessi dell’iperclasse. Produci, consuma, crepa, sempre a comando e quando fa comodo noi, ci dicono apertamente.
Soros e gli altri non lesinano i mezzi economici: il miliardario di origine ebraica, nato in Ungheria, poi inglese e infine americano, ha speso almeno trenta miliardi di dollari per realizzare il suo sogno messianico. È tra i finanziatori di tutte le campagne che hanno capovolto il sentire comune degli europei e degli occidentali. Fu il primo a lavorare per l’eutanasia libera, oltre trent’anni fa, con il cosiddetto Progetto Morte. Finanzia campagne per l’aborto libero in ogni paese dove gli è possibile arrivare con la sua Fondazione, propugna e finanzia la liberalizzazione delle droghe ed è il dominus delle organizzazioni immigrazioniste che sostengono, creano e favoreggiano le rotte clandestine.
Nel frattempo, ci guadagna anche: ad esempio ha comprato vasti appezzamenti di terreno in Colombia e non certo per coltivare grano. Sostiene finanziariamente partiti di sinistra non comunista in tutto il mondo, tra cui i radicali italiani e Più Europa. Controlla in buona parte addirittura la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e può contare – lo scrisse la stessa OSF in un discusso report – su centinaia di europarlamentari “amici”. Tuttavia, Soros non è la Spectre o l’uomo nero. Magari fosse così: ha novantadue anni ed è quindi giunto verso la fine della vita. La sua creatura gli sopravvivrà, il suo figlio minore Alexander è destinato a succedergli e già è dirigente, come prima il padre, oltreché dell’OSF, del Forum di Davos, quello del Grande Reset e dello slogan “non avrai nulla e sarai felice”.
Soros, dicevo, è solo una pedina, per quanto importante, di un’operazione globale e globalista che mira a cambiare in profondità l’umanità e a realizzare il governo mondiale dell’oligarchia tecnofinanziaria. Poiché non si fa mancare nulla, possiede un’importante agenzia di stampa (quindi fabbrica e divulga le notizie che gli interessano e può nascondere le altre) e, giusto per far capire l’enorme portata degli interessi di cui è portatore, è socio di Bill Gates nella produzione di tamponi per il coronavirus.
– Crede che i lettori comprenderanno la figura funesta che lo circonda e ne deriva di conseguenza la dicotomia tra Bene e Male.
Chi leggerà il libro prima di tutto proverà lo stesso stupore che ho provato io durante le ricerche effettuate. Da un lato, era facilissimo reperire informazioni – a partire da quelle fornite con abbondanza dalla stessa Open Society – dall’altro ogni giorno scoprivo nuove sfaccettature del personaggio, nuovi ambiti della sua attività e trovavo tracce, prove, nuovi aspetti di un’influenza e di un potere enormi. Soros è uomo di grande intelligenza: ha capito di dover investire soprattutto in formazione e cultura. Ha fondato università, istruito e finanziato i giovani di molti paesi portandoli a diventare uomini di governo sempre con le stesse parole d’ordine: liberismo sfrenato, valori civili “radicali” contro la famiglia, le religioni, inimicizia verso gli Stati nazionali e la sovranità, entusiasta adesione alla tecnocrazia e promozione attiva, a colpi di milioni e miliardi di dollari, dell’aborto libero e della procreazione artificiale (che lorsignori chiamano salute riproduttiva), promozione dell’omosessualismo, delle teorie gender e LGBT, distruzione del tessuto comunitario e morale, il materialismo più greve della storia.
L’uomo ha bisogno di identificare anche fisicamente figure che rappresentano il bene o il male. George Soros è un simbolo di tutto ciò che io combatto, ma – lo ribadisco – è solo uno degli attori di un copione nefasto per l’umanità. Non ho idea se questo verrà capito sino in fondo. Tuttavia, sappiamo che Soros è stato bandito e considerato un nemico nei paesi dove le radici identitarie resistono e gli obiettivi delle fondazioni e dei falsi filantropi – autentici sociopatici – sono comprese o nelle quali gli anticorpi alle menzogne della Società Aperta sono più forti che nel disastrato Occidente (terra del tramonto). Da noi, è un eroe per qualcuno e addirittura gli è stata conferita una laurea honoris causa a Bologna (la consegnò Romano Prodi) e un premio letterario. Tutto questo dopo aver attaccato nel 1992, insieme con la sterlina britannica, la lira, averla strangolata e provocato un buco di sessantamila miliardi.
Nello stesso anno, non per caso, sul panfilo Britannia, i gioielli di famiglia delle Partecipazioni Statali vennero svenduti – Mario Draghi era lì – allo stesso giro di speculatori che stavano facendo strame del valore della lira e delle riserve nazionali. Il libro ha anche l’obiettivo di fornire un’interpretazione della storia recente, in particolare italiana, diversa da quella ufficiale. Pochissimi sanno, ad esempio, che Soros finanziò un’associazione giornalistica che riscrisse le parole da usare su alcuni temi sensibili, come l’immigrazione, rendendoli più facilmente accettabili alla massa.
Del resto, nonostante l’Italia non sia che una periferia dell’impero, Soros ha sempre avuto per noi un interesse particolare. Ha spesso manifestato la sua antipatia per i partiti detti populisti, sovranisti e genericamente di destra o di ascendenza comunista ed il suo denaro ha abbondantemente irrigato ogni causa cara ai settori politico ideologici amici, in particolare l’immigrazione, l’aborto e l’agenda LGBT. Spero, nel libro, di aver fornito alcune indicazioni. Ho tentato, per quanto possibile, di elencare fatti, dati, cifre con un imponente apparato di fonti. Il giudizio a chi leggerà.
– Secondo lei il Bene e il Male è frutto della ragione dell’uomo o c’è della trascendenza nella quale possiamo sperare che un domani si squarcino le nubi oscure e fluisca la luce.
Questa è una domanda terribile, che arriva al cuore delle convinzioni più profonde di ciascuno. La prima riflessione è che il bene e il male esistono e che, afferma la filosofia perenne, l’uomo li può riconoscere con la ragione e il libero arbitrio, doni gratuiti di Dio alla sua creatura. In questo senso, esiste oggi un capovolgimento di valori e principi. La modernità, complici le culture di cui Soros è uno dei banditori, chiama bene ciò che è sempre stato percepito e riconosciuto come male e viceversa. Da credente, penso che strappare all’uomo di questo tempo e di questa parte di mondo la trascendenza e lo spirito siano un crimine che grida vendetta.
Tuttavia, bisogna lottare, non arrendersi e sapere che anche i piccoli semi che lasciamo sul terreno daranno frutti e si opporranno al male. Un mio maestro, Piero Vassallo, usava dire che i popoli, alla fine, hanno riflessi di vita. A questa speranza resto aggrappato, pur sapendo che il potere del denaro svuota la libertà, annebbia le coscienze, rende vana la democrazia, intesa come partecipazione del popolo al suo destino. forse questo il senso più oscuro di quanto viviamo: in qualche occasione mi è capitato È di scrivere che siamo nella mani di chi crede di fare il lavoro di Dio, l’oligarchia plutocratica che crea dal nulla il denaro, ci domina con la sorveglianza tecnologica, adesso anche con la paura delle epidemie, e con la digitalizzazione dell’uomo, ovvero la riduzione dell’Homo Sapiens a cifra, capo di bestiame, specie zoologica da riconfigurare secondo il progetto di una minoranza ricchissima, potentissima e di finissima intelligenza, ma comunque impazzita.
La vittoria finale sarà della luce, questo è certo. Quando e come non lo sappiamo. A noi, pur nel nostro piccolissimo, resta la missione di non cedere, di resistere al male, di riconoscere, come scrisse Saint Exupéry, anche tra le macerie le pietre di una cattedrale. Ognuno con le armi che ha: le mie sono la diffusione culturale. Soros e l’Open Society è il mio settimo libro, forse il più importante. Mi auguro di avere fatto la mia parte.
Come inizia
UNA LUNGA VITA
«Anche per i più longevi, la vita è troppo breve per i progetti fatti»
Arthur Schopenhauer
DA GYORGY SCHWARTZ A GEORGE SOROS
George Soros ha spesso detto di considerarsi un capo di Stato senza Stato. Nel suo libro La società aperta va oltre. «Godo di un estesissimo riconoscimento come guru della finanza (invero esagerato), ma non mi sono attribuite credenziali altrettanto solide come portatore di specifici progetti su temi politici e di sicurezza. In realtà come professionista della finanza, io sono uno dei tanti; sono invece quasi unico nel porre in atto una strategia risoluta e organizzata di prevenzione della crisi» 1. Scriveva così nel 1999: oggi le cose stanno diversamente e il talento di Soros per “prevenire le crisi”, ovvero per plasmare il mondo secondo l’agenda del progressismo internazionale, è unanimemente riconosciuto.
Per l’intellettuale francese Lucien Cerise, Soros somiglia a Parvus, al secolo Izrail Gelfand (1867-1924) il rivoluzionario russo naturalizzato tedesco che ebbe un ruolo centrale nell’organizzare e finanziare la rivoluzione dei Soviet in Russia e fu l’artefice del viaggio in vagone ferroviario piombato che portò Lenin in Russia, dall’esilio svizzero, nel fatidico 1917. Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, arrivò a definir Soros l’anti-Cristo2. Sul versante opposto, il sito italiano Linkiesta.it ha pubblicato, nel giugno 2018, un articolo dal titolo Elogio di Soros, l’unico potente rimasto a difendere la società aperta. Molti anni prima, nel 1997, durante un’assemblea del Fondo Monetario Internazionale, il primo ministro della Malaysia, Mohatir Mohamed, lo accusò di aver causato la rovina del suo Paese.
Idolo dei liberal, bestia nera di tutti gli altri, il personaggio è di quelli per i quali non valgono le mezze misure. Per questo, la sua biografia è molto importante, in particolare gli anni della giovinezza, della formazione – politica, economica e culturale – sino alla scalata ai vertici della finanza internazionale con la creazione prima del fon- do d’investimento Double Eagle nel 1969, diventato poi Soros Fund Management ed infine Quantum Fund, con riferimento alla fisica quantistica, la scienza che ha rivoluzionato il mondo. In realtà, nonostante Soros abbia scritto molto, le notizie sulla prima parte della sua vita non sono numerose, quasi tutte provenienti da ambienti a lui vicini o filtrate da egli stesso.
Nasce a Budapest il 12 agosto 1930, da una famiglia della buona borghesia ebraica, con il nome di Gyorgy Schwartz. Il padre Tivodor, avvocato, editore, ufficiale dell’esercito asburgico nella Prima Guerra Mondiale, era un appassionato studioso dell’esperanto, la lingua artificiale universale creata alla fine del XIX secolo dall’occultista polacco Ludwik L. Zamenhof. La madre, Erszebet, apparteneva a un’agiata famiglia di commercianti. Gli Schwartz non erano ebrei praticanti, anzi vivevano con fastidio la loro difficile identità. Nel 1936, il vento antisemita soffiava forte sul regno d’Ungheria, amputato dopo la guerra perduta dagli imperi centrali, così Tivadar Schwartz mutò il cognome di famiglia in Soros, parola che in ungherese significa successore e in esperanto crescere, salire.
Fu forse il padre a instillare per primo nel piccolo Gyorgy il cosmopolitismo e il fastidio per le identità che diverrà uno dei suoi trat- ti caratteristici. L’occupazione nazista costrinse la famiglia a numero- si spostamenti e il giovanissimo Soros fu fatto passare per il figlioccio cristiano di un collaboratore degli occupanti, impegnato nella confisca dei beni della fiorente comunità israelitica. Questa macchia giovanile gli è stata spesso rimproverata, ma non ci sentiamo di addossare particolari responsabilità a un adolescente che cercò senza dubbio
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L’autore
Roberto Pecchioli (1954) è nato a Genova, città dove vive e in cui ha svolto la professione di funzionario direttivo delle Dogane. Studioso di geopolitica, economia e storia, svolge da anni un’intensa attività pubblicistica, collaborando con riviste, siti culturali e blog. Ha scritto diversi libri, tra cui Manualetto di Antieconomia; Tecnopolis; Elogio dell’appartenenza; Volontà d’impotenza e Dizionario del politicamente corretto e della neolingua.
- George Soros e la Open Society. Il governo dell’oligarchia finanziaria
- di Roberto Pecchioli (Autore)
- Arianna Editrice, 2022
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Descrizione
“Il fine dell’azione di Soros, dei sedicenti filantropi e del capitalismo globalista, è omologare le varie civiltà, e la nostra, in nome di una pretesa superiorità della “società aperta”, il rullo compressore che cancella ogni diversità, tradizione, comunità come retaggio della “società chiusa”. La loro presunta generosità “umanitaria” ha creato un mondo in cui i miliardari esercitano più potere che mai. Le grandi ONG e le fondazioni filantropiche sono diventate uno dei comitati d’affari della cupola tecno capitalistica, lo strato di vernice “benevolo” dedicato a catturare – comprandolo – il consenso di massa per neutralizzare il conflitto sociale e culturale imponendo il dominio tecno-scientifico, un lucroso investimento che capovolge la dimensione pubblica del potere, della partecipazione, della sovranità, della decisione politica a favore delle oligarchie private, i signori del denaro.”
Intervista a Roberto Pecchioli sul suo libro “George Soros e la Open Society”
Libri dell’autore: