Il pamphlet di un intellettuale suicida sventra i tabù sul senso di colpa tedesco

 

GERMANIA AL TERMINE


Un libro esile, 104 pagine, un titolo in latino, una copertina verde minimalista, un editore conservatore alternativo e dentro una serie di lunghi aforismi e brani trovati nel computer dell’autore. È Finis Germania”, il libro con cui Rolf Peter Sieferle sta scioccando il mondo culturale tedesco. Rolf Peter Sieferle è nato a Stoccarda nel 1949 ed è morto suicida a Heidelberg il 17 settembre 2016. Eminente storico universale della Germania e dell’Europa studiò a Heidelberg storia, scienze politiche e sociologia A Costanza conseguì nel 1977 il dottorato in Filosofia con una tesi su “La rivoluzione nella teoria di Karl Marx”. Si occupò della rivoluzione industriale nelle sue diverse fasi, della crisi dell’energia e in particolare della sostenibilità sociale dei diversi sistemi energetici, nello sviluppo della società industriale. A Costanza conseguì anche nel 1984 l’abilitazione per la storia contemporanea. Affrontò principalmente la storia della Germania dalla Repubblica di Weimar alla società multitribale e i rapporti tra guerra e civilizzazione. Nel 1989 Privatdozent a Mannheim, fu professore a Zurigo e a Vienna, poi a San Gallo.

Il suo “Finis Germania” (€uro 22,00 p. 175) è stato pubblicato dalle Edizioni Settimo Sigillo, a cura di Francesco Coppellotti, presentazione di Antonio Caracciolo, postfazioni di Raimondo Th. Kolb, Thomas Hoof, Francesco Coppellotti.

Il saggio, pubblicato dopo il suicidio dell’autore, dovuto al suo non riconoscersi più nell’attuale società tedesca, ha suscitato una serie di attacchi su giornali e mezzi di comunicazione, perché ritenuto un libro revisionista e antisemita. Ciò, però, non gli ha impedito di scalare le classifiche in Germania.

Il titolo del libro non è erroneo, infatti, il non usare il termine Germaniae dopo finis, come è corretto utilizzando vocaboli latini, non è una svista dell’autore ma rende pienamente il senso del libro, che ritrae una Germania al termine della propria storia e della propria cultura, preludio alla fine di quella europea.

La presa di Berlino da parte delle truppe sovietiche. 2 maggio 1945

Sieferle non assolve il nazionalsocialismo o minimizza la Shoa che definisce senza mezzi termini un crimine, ma come osserva Kolb nella sua postfazione, presenta un’anamnesi e una diagnosi della situazione tedesca che nella sua fondazione storica, nella sua lucida esposizione sociologica- politologica così come nella sua forza di prognosi, conserva una forte attualità.

Il testo non segue i criteri di un’articolazione scientifico-formale. L’autore ha utilizzato, invece, un metodo letterario, usando la tecnica del montage. I temi a prima vista possono sembrare assemblati in maniera arbitraria, in realtà considerati nel loro insieme, costituiscono un mosaico.

Tra i numerosi temi, emergono, in primo luogo, le conseguenze di una crisi migratoria pianificata a livello internazionale da molto tempo e favorita nell’autunno 2015 dalla Cancelliera Merkel, che si manifesterebbero, secondo Sieferle, con una sopraffazione demografica della popolazione etnico-tedesca a vantaggio di una società multiculturale e in prospettiva della creazione finale utopico-infantile di una collettività cosmopolita, con l’estinzione della cultura e tradizione preesistente.

In secondo luogo, la consapevolezza di essere governati da “élites al potere” instabili, dal comportamento incerto, carenti di autocoscienza, incarnanti uno “stile politico piccolo-borghese amorfo” pregno di un socialdemocratismo profondamente radicato. Questi elementi si uniscono a un relativismo corrosivo che investe tutti gli ambiti della vita e a una colpa collettiva assegnata con “Auschwitz” sul piano civile-religioso includente la prescrizione della penitenza permanente che fa leva sulla paura, sull’angoscia e sul panico rendendo contemporaneamente il popolo tedesco quello dei “Polli” e dei Nazi, che diviene un “popolo eletto negativamente” il cui sbocco finale è la sottomissione alla scomparsa sua e della Germania dalla storia reale.

Claudio Ozella

 

 

 

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Descrizione

A differenza che per il passato, nel 1945, la guerra – la stessa che ebbe inizio nel 1914 – non si è conclusa con Trattati di pace che restituivano ogni paese a se stesso, magari con diminuzioni territoriali, passati ad altre entità statuali. Si è voluto procedere alla devastazione spirituale delle nuove generazioni che non avevano vissuto la moderna guerra dei Trent’anni. La sintesi estrema di questa distruzione interiore Rolf Peter Sieferle la indicava nella Holocaustica Religio, che eternizza la figura della Vittima e del Carnefice, di una particolare vittima e di un particolare colpevole. Non è ammessa nessun’altra lettura della storia che ci riguarda ed ogni tentativo di revisionismo storico è penalmente sanzionato. È questo il tema trattato da Sieferle nel volumetto che uscì postumo, suscitando un aspro dibattito, qui raccolto in approfondite postfazioni, per questa edizione italiana.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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