”Due stabilimenti chiusi e 1.500 posti di lavoro cancellati
GERMANIA: CHIUDE ANCHE MICHELIN, AUMENTANO I FALLIMENTI
E SONO A RISCHIO LE ESPORTAZIONI ITALIANE
Due stabilimenti chiusi e 1.500 posti di lavoro cancellati. In Germania, dalla Michelin. Ma è inutile festeggiare, perché la Germania è il principale mercato delle industrie italiane e se i tedeschi rallentano, anzi si fermano, le esportazioni italiane vengono ridotte. E non si tratta solo del costruttore di pneumatici che, per il momento, non pare aver messo l’Italia nel mirino. Certo le garanzie erano maggiori quando alla presidenza del gruppo sedeva François Michelin che, in un tour in Piemonte, assicurò che mai e poi mai avrebbe chiuso lo stabilimento di Cuneo: “abbiamo la stessa faccia, siamo della stessa razza”. Con riferimento alle origini occitane.
Per la Germania le origini comuni non esistono, dunque si chiude. Ma non è solo Michelin a farlo. La crisi colpisce pesantemente il settore immobiliare, ma anche l’abbigliamento, la sanità privata ed i consumi in genere. Nei primi 9 mesi dell’anno sono decine i fallimenti registrati tra i grandi gruppi. E molto più numerose le semplici chiusure.
Senza trascurare le pesantissime critiche della Corte costituzionale che ha contestato 60 miliardi di euro del bilancio.
Eppure, Olaf Scholz e Annalena Baerbock, la coppia perfetta per il classico “Vieni avanti, cretino”, continuano a sperperare montagne di denaro pubblico per sostenere il governo di Kiev che è il maggior responsabile del disastro tedesco avendo distrutto i due gasdotti che permettevano a Berlino di avere gas a buon mercato.
Un costo dell’energia così basso da consentire di nascondere alcune grandi falle nel sistema economico tedesco. E che ora emergono. Ritardi nell’innovazione, scarsissimo utilizzo dell’intelligenza artificiale, scarsa competitività. Adesso dalla Grecia arrivano i consigli ironici su come mettere una pezza al bilancio farlocco: “vendete le vostre isole come avevate ordinato di fare con le nostre”. Probabilmente Olaf è troppo ottuso per capire l’ironia. Ma soprattutto per capire che servirebbe una drastica inversione di rotta.
Le previsioni relative agli acquisti di Natale sono pessime. I prezzi sono alti anche se l’inflazione ha rallentato. E le preoccupazioni dei tedeschi aumentano. Dovrebbero aumentare anche quelle degli italiani che si erano ormai abituati a considerare Germania e Francia come mercati domestici, senza particolari difficoltà. Mentre ora scoprono che gli ordini in arrivo da Berlino, e da Parigi, sono destinati a ridursi. Con il rischio che si riduca anche il flusso di turisti in arrivo dalla Germania. Soprattutto la prossima estate, quando la concorrenza delle altre mete del Mediterraneo diventerà più forte.