La batosta per il governo di Berlino è stata anche più dura del previsto
GERMANIA INCANDESCENTE E CONGELATA
La batosta per il governo di Berlino è stata anche più dura del previsto: in Turingia l’Afd è ora il primo partito con quasi il 33 per cento dei voti, lasciandosi alle spalle la Cdu con poco più del 23 per cento, i socialdemocratici al 6 per cento e i Verdi al 3,2 dunque fuori dal parlamento di questo Land. Inoltre il Bsw, la formazione di sinistra di Sahra Wagenknecht al suo primo appuntamento elettorale ha totalizzato il 15,8%. Quasi la stessa cosa è accaduta in Sassonia dove la Cdu ha avuto il peggior risultato della sua storia con il 31,9 dei voti contro il 30,6 per cento dell’Afd, il partito di Sahra Wagenknecht ha esordito con il’11,8% mentre la Spd ha ottenuto il 7,3%. La Linke è finita fuori dall’assemblea del Land con un 4,5%, i Verdi sono salvi con il 5,1% (ma con una netta perdita, erano all’8,6), mentre i liberali sono appena misurabili con lo 0,9%. Il tutto condito con un’affluenza alle urne del 74 per cento che è praticamente un record.
Mi scuso per aver accatastato queste cifre che immagino saranno pubblicate ovunque, ma esse sono necessarie per dare la misura del terremoto politico che si è verificato: le forze che governano la Germania in una coalizione pro guerra, pro immigrazione selvaggia e in generale pro woke, una sorta di carta carbone dei cosiddetti democratici americani (del resto la fonte primaria sono i medesimi poteri globalisti), sono ora in sostanziale minoranza, almeno nella parte est del Paese. E tuttavia la situazione è come congelata dalla narrazione corrente che se da un lato comincia a fare meno presa fra la gente, rimane centrale nel milieu politico. Mi spiego: fin dalla sua nascita l’Afd, venuto alla luce in ambiente universitario da economisti che contestavano l’euro, è stato subito demonizzato e tacciato di essere una sorta di ultradestra sulla quale si inventa di tutto e di più, senza alcuna paura del grottesco. Il livello di tale polemica è davvero miserabile come si evince dal post di ieri. Così diventa difficile un accordo politico. Il Bsw di Sahra Wagenknecht, nome che regolarmente i giornaloni sbagliano, sebbene abbia un programma non difforme dall’Afd, ma considerato più benevolmente (a scopo di futuro acquisto) come populista di sinistra, non può accordarsi con l’Afd sebbene in Turingia potrebbe governare tranquillamente con Alternative für Deutschland. Perciò – ci sono già dichiarazioni in merito – dovrà fare un governo con la Cdu, Spd e Verdi che rappresentano l’esatto opposto della sua ragion d’essere.
Insomma in questi due Länder e probabilmente in tutta la Germania l’anno prossimo, si vede all’opera l’effetto Macron per cui le alleanze vengono fatte non sulla base dei programmi politici, ma sulle collocazioni storiche che hanno peraltro perso ogni significato o sulle “vulgate” dei media. Il Bsw, tanto per fare un esempio è nato proprio per contrastare la Linke che ormai si era normalizzata nell’appoggio alle maggioranze rosso nere, ovvero sui conservatori della Cdu e sui sedicenti socialdemocratici. Che senso ha che ora essa percorra la medesima strada? La stessa Wagenknecht nel suo recente libro” Contro la sinistra neoliberale” ha scritto:
E allora com’è che al dunque si vogliono fare accordi con la Cdu? Il fatto è che la Germania è allo stesso momento in drammatico cambiamento, incandescente, ma congelata dagli incantesimi del globalismo. Come tutta l’Europa del resto. Ancora una volta sarà uno stimolo esterno a far saltare il meccanismo del congelatore neoliberista.