Bismarck era uno che la sapeva lunga

La ritirata di Napoleone da Mosca, Adolph Northen XIX secolo.

GIOCARE CON I RUSSI


Bismarck era uno che la sapeva lunga. Di politica internazionale, e non solo. Il vecchio Cancelliere di ferro capiva gli uomini. E capiva i popoli.

E disse che è sempre meglio evitare di “giocare” con i russi. Anche quando li si vede (o crede) deboli. Perché, prima o poi, i russi tornano in forze. E vengono a riprendersi tutto quello che è loro. E, per gli altri, sono dolori.

Quindi, sempre meglio giocare a carte scoperte. E, diceva il Cancelliere, tenere fede ai patti.

 

 

 

 

 

 

 

È quello che sta accadendo oggi. La Russia, dopo il crollo dell’URSS, ha conosciuto una lunga stagione di debolezza. Era a terra. Il suo impero si andava disgregando. A Mosca, con Eltsin, erano al potere oligarchi che pensavano solo a depredare il paese. E a svenderlo.

Il popolo era, letteralmente, ridotto alla fame. La gente moriva per le strade.

E l’Occidente, l’alta finanza speculativa, hanno pensato di approfittarne. Disattendendo tutti gli accordi siglati da Reagan con Gorbaciov. E spogliando la Russia una foglia alla volta. La strategia del carciofo applicata sia alla geopolitica che all’economia.

La NATO si è dilatata a dismisura. Senza alcuna ragione difensiva. Quindi, negando il proprio, dichiarato, statuto di Alleanza.

Poi, però, le cose sono andate cambiando. Avremmo dovuto capirlo sin dal momento in cui Vladimir Putin – fino a poco prima solo un, pressocché sconosciuto, dirigente del KGB/FSB – schiacciò con pugno di ferro le rivolte secessioniste un Cecenia, Daghestan, Inguscezia. E annientò le centrali di un fondamentalismo islamico che, in questo caso, godeva delle simpatie di Washington e delle Cancellerie europee.

Era un segnale ben preciso. Che, in Occidente, non fu però colto.

Così il Cavaliere a Pratica di Mare mise d’accordo Stati Uniti e Russia

Poi, nel 2008, la crisi dell’Ossezia. La Georgia che, convinta di avere l’appoggio NATO, muoveva guerra. E l’Armata Russa che, in cinque giorni, arrivava alle porte di Tblisi.(1)

Washington attonita. Eppure, sapeva bene, l’America di Obama, di aver stracciato altri accordi. Quelli di Pratica di Mare fra Putin e Bush jr.

Berlusconi – che ne era stato il fautore – ebbe il coraggio (o l’avventatezza) di ricordarlo. Pagò caro. E pagammo caro noi con l’avvento, preparato da Napolitano, del prof. Monti.

Il conflitto russo-georgiano avrebbe dovuto aprire gli occhi a molti. E, invece, la strategia occidentale non cambiò. Anzi, dopo la parentesi Trump, si intensificò il lavoro ai fianchi di Mosca. Per indebolirla. Annientarla. Ridurla ai minimi termini.

Strumento privilegiato certe ONG che vogliono “diffondere la democrazia”.

Sigle ONG (non completa)

Ma hanno sbagliato i conti. Evidentemente non hanno mai letto Bismarck. La Russia è tornata in gioco. Pesantemente. Per riprendersi “ciò che le appartiene”. La Crimea, russa fino agli anni ’50. Il Donbass, russo sino alla Rivoluzione bolscevica. Questo il senso, del nome e dei limiti, della Operazione Speciale.

C’era ancora il tempo di trattare. Anche se tutti gli accordi precedenti, quelli di Minsk, erano stati disattesi dagli Occidentali. E dai loro burattini di Kiev.

I russi, certo, non si fidavano. Ma Putin ci andava ancora cauto. Rivoleva ciò che appartiene alla Russia. Non andare oltre.

Ancora una volta, non si è voluta comprendere la situazione. Si sarebbe potuto risparmiare un massacro. La distruzione del popolo ucraino. Il crollo, ormai sempre più imminente, delle economie europee.

E invece…

Battaglia di Borodino (o della Moscova) 7 settembre 1812 Louis-François Lejeune.

E invece abbiamo continuato a non capire. A credere di poter giocare con l’Orso russo. E di poter disattendere ogni accordo.

Così, oggi, Mike Pompeo, capo della CIA, viene a dirci che la guerra in Ucraina si sta rivelando un disastro per Europa e Stati Uniti. Costi altissimi, senza riuscire a indebolire Mosca… anzi.

Sottinteso che bisogna uscirne quanto prima. Trattare. Ma a Washington, intorno a Biden, vi sono coloro che vorrebbero addirittura alzare la posta. E se ne cominciano a vedere gli effetti in Moldova, Kossovo, Armenia…

Il problema è che Putin, ormai, ha capito. E, soprattutto, che ha misurato le reali forze dell’Occidente. Potrebbe non volersi più fermare.

Slovacchi, polacchi, bulgari cominciano ad avere paura. E cercano di chiamarsi fuori dalla partita. Sperando che non sia troppo tardi.

Molti, sotto sotto, sperano in un cambio di inquilino alla Casa Bianca. Ma un anno è ancora lungo.

Aveva ragione il Cancelliere di Ferro.

Mai scherzare con i russi. Prima o poi, tornano sempre in gioco. Pesantemente.

Andrea Marcigliano
Andrea Marcigliano

 

 

 

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