Risulta sempre più difficile distinguere la differenza tra governi di centrodestra e centro sinistra

GIORGIA E LA ROCCA NERA

di Roberto PECCHIOLI


Risulta sempre più difficile distinguere la differenza tra governi di centrodestra e centro sinistra, tanto sul piano internazionale che sul terreno delle scelte economiche e, purtroppo, anche sui temi etici e migratori. Forza Italia, ad esempio, è ormai allineata all’agenda liberal globalista. Lo dimostrano la proposta sulla cittadinanza facile (ius scholae) e la simpatia LGBT manifestata da Marina Berlusconi, padrona del partito per diritto ereditario, oltreché l’adesione entusiasta al carro europeo di Ursula Von der Leyen.

Meloni

C’è anche dell’altro. Giorgia Meloni ha ostentato grinta sovranista prima delle elezioni per poi accomodarsi ai piedi delle oligarchie finanziarie, piegarsi agli interessi atlantici, genuflettersi agli americani, esibirsi in un feroce filo sionismo, sostenere le sanzioni antirusse. I flussi migratori sono aumentati mentre le promesse su tasse e taglio delle accise vengono rimangiate.  Ovvio, data la situazione internazionale, gli scenari bellici e la folle politica energetica. Sacrifici per tutti, assicura Giorgetti, ma non per le banche, con gioia dei berluschini. Perché dunque chiedere un voto “utile” a chi non condivide quelle scelte? Il voto deve essere utile a chi lo dà, rispecchiare valori e interessi dell’elettore. Sul piano delle libertà desta grave perplessità il “pacchetto sicurezza” che limita le manifestazioni e seria preoccupazione la stravagante proposta della scansione facciale per chi va allo stadio. Perché non per chi si reca al cinema o dal fornaio?

Infine è arrivata la coltellata alle residue illusioni: nuove privatizzazioni e lo sbarco in forze in Italia di Black Rock, (1)il più grande fondo d’investimento del mondo, interessato a fare shopping di ciò che resta delle eccellenze del Bel Paese. Giubilo governativo: all’unisono Giorgia e Giorgetti celebrano il favore dei “mercati” (ossia dei colossi che li dominano) nei confronti dell’Italia. Venderanno pezzi di Poste Italiane e della rete ferroviaria, ossia di monopoli naturali ai padroni del mondo. Qualche miliardo subito per rimanere dentro il vincolo esterno europeo (il contrario del proclamato primato dell’interesse nazionale) e profitti sicuri perduti per sempre, insieme con il controllo di settori decisivi del sistema paese.

Giorgia la patriota vince il premio dell’Atlantic Council (emanazione della Nato) chiamato Global Citizen Award: è stata una brava “cittadina globale” e una scrupolosa governante, nel senso servile del termine. Nelle case aristocratiche la governante è il capo della servitù femminile e svolge i ruoli delegati dal padrone: gestisce le forniture, gli ordini ai commercianti, le spese domestiche. A margine del premio, la presidente del Consiglio si è incontrata con Larry Fink, il CEO di Black Rock. L’inesistente onda nera paventata dalla sinistra italiana si è infranta sulla Rocca Nera. L’analogia è solo cromatica. Subito Giorgia l’atlantica ha autorizzato Black Rock a superare la soglia del tre per cento di partecipazione in Leonardo, la principale società del settore difesa, consentendo al fondo di diventarne il maggiore azionista privato.

La Rocca Nera, Vanguard e State Street, i Big Three, sono ormai i maggiori investitori privati nelle società quotate alla Borsa di Milano. Sovranismo al contrario: all’elenco interminabile – inquietante prova del declino nazionale- delle aziende, delle banche e dei marchi italiani controllati da stranieri si aggiungerà presto il sistema delle telecomunicazioni, le cruciali autostrade digitali su cui corrono dati e informazioni. Non conosciamo quanto è stato promesso a Fink e ai fondi, ma è evidente la perdita di sovranità sul sistema energetico e tecnologico. Un comitato governativo coordinerà i progetti di Black Rock in Italia nei settori dell’Intelligenza Artificiale, delle infrastrutture energetiche e nei trasporti, con particolare riguardo ai data center (gestione delle risorse informatiche) e alla ricarica dei veicoli elettrici.

Si ipotizza l’apertura di un fondo sulla cosiddetta finanza climatica. Anche il green è verde dollaro. Il cappio americano si stringe ulteriormente sull’Italia. Dopo avere chiuso la prospettiva della Via della Seta a trazione cinese, sgradita all’impero di cui siamo periferici valvassini, avanza la Cotton Road americana, imperniata sul pieno controllo del Medio Oriente (il rimland della geopolitica Usa), il che spiegherebbe la mano libera lasciata alle guerre degli israeliani e, per quanto ci riguarda, la crescente militarizzazione del porto di Trieste.

maggiordomi europei al servizio di Washington

Ogni governo italiano di qualunque orientamento ha margini di manovra assai ristretti, se non attacca alla radice – con i rischi connessi – la sudditanza all’UE, il dominio delle grandi famiglie finanziarie e la condizione di province senza autonomia di un impero in declino.  Le classi politiche sono semplici governanti a stipendio – nell’accezione dianzi descritta – camerieri e sguatteri di interessi altrui. I nuovi mobili di casa sono la digitalizzazione, le tecnologie informatiche, i sistemi di telecomunicazione, l’intelligenza artificiale. Tutto in mano ai giganti privati. Ci illudevamo che Giorgia, erede di una tradizione politica per nulla liberista, legata al primato dell’interesse nazionale e al ruolo dello Stato, avrebbe lottato per assicurare all’Italia un minimo di autonomia.

La volontà di consegnarsi alla Rocca Nera e agli altri fondi certifica la scelta globalista, liberista e antinazionale dell’intero sistema politico e di classi dirigenti che di italiano hanno soltanto la carta d’identità e in qualche caso (Stellantis, l’ex Fiat) neppure quella. Padroni a casa nostra, lo slogan dei finti sovranisti, suona doppiamente ridicolo: la casa, cioè l’Italia, non è più nostra. Black Rock si aggiunge alla lista dei nostri padroni; fa paura perché è un gigante globale che controlla con partecipazioni incrociate buona parte del sistema finanziario, industriale e tecnologico di questa parte di mondo.

A noi non resta che suonare l’allarme, se qualcuno vorrà ascoltarlo, e posizionarci dal lato del dissenso. Totale, etico, civile, economico, valoriale. Globale quanto il nemico, in lotta improba di lungo periodo, divisi e con scarso potere. Unica nostra forza: abbiamo ragione. Per questo non riusciamo scegliere tra Elly, Giorgia, figuranti e comparse. Le carte sono truccate, i mazzi sono tutti in mano a quelli come Larry Fink. Decidono il gioco, le regole, i partecipanti. Questa “mano”, in Italia, la vince Giorgia, la neo-fedelissima. Poi forse toccherà a Elly o a qualcun altro, in base agli interessi della Rocca Nera e dell’oligarchia. Perdente sicuro, il popolo italiano.

Roberto PECCHIOLI

“I bari” Michelangelo Merisi detto Caravaggio, olio su tela del 1594. Kimbell Art Museum di Fort Worth.

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«IL RICATTO LGBT DI SOROS E BLACK ROCK ALLE IMPRESE»

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