C’è una notizia piccola piccola che probabilmente quasi nessuno avrà letto o sentito…
GLI OCEANI RIFIUTANO LA NARRAZIONE CLIMATICA
C’è una notizia piccola piccola che probabilmente quasi nessuno avrà letto o sentito perché è una specie di bestemmia che potrebbe sciogliere un po’ della paura sul fatto che presto andremo a fuoco per autocombustione o saremo cotti a bagnomaria non appena toccata la battigia con il piede: le temperature superficiali degli oceani stanno precipitando rapidamente in tutto il mondo e in particolare nell’Atlantico dove il termometro è sceso rapidamente da maggio ad oggi e nella regione equatoriale centrale fino a 1°C rispetto alla media per questo periodo dell’anno. Anche nel Pacifico una forte variazione naturale di El Niño che riscalda l’oceano e influenza il meteo in tutto il pianeta, si è dissipata portando a un raffreddamento. Le anomalie più elevate della temperatura superficiale dell’acqua registrate nell’ultimo anno sono diminuite drasticamente, come mostrano le ultime cifre del servizio meteo americano (Noaa).
Naturalmente non dico questo per contrastare la narrazione catastrofista perché essa non ha bisogno di dati, ma di fede e di chierici che recitino i salmi: se le temperature salgono la ragione è attribuita al riscaldamento globale e gli esseri umani devono tornare, immediatamente, a un inferno sociale ed economico per salvarsi. Ma quando scendono, anche ammesso che qualche notizia appaia nelle brevi delle pagine interne, c’è il panico, semplicemente perché nessuno sa il perché o può spiegarlo all’interno di questi bizzarri dogmi. Così l’ex “scienza” climatica, ora divenuta vera e propria fede, si ritrova improvvisamente senza parole e spiegazioni. O meglio vede venire meno i suoi trucchi. La raccolta di dati reali ci dice infatti che Il recente El Niño è stato potente, secondo solo a quello del 2015 -2016 e sappiamo che tutti gli aumenti della temperatura globale, non basati sulla revisione retrospettiva dei dati da compilatori finanziati dagli Stati o da ricche Fondazioni, si sono verificati più o meno nello stesso periodo delle formazioni di El Niño. Forti oscillazioni sono state registrate nel 1998, 2016 e 2024. I catastrofisti pagati a grado centigrado hanno sfruttato appieno i cambiamenti apportati dall’ultimo effetto El Niño e in particolare le temperature oceaniche più calde che esse inducono, sottraendole al contesto e attribuendole invece alla metafisica del riscaldamento globale. E a quella della CO2 che in realtà ha oggi concentrazione più bassa di tutte fra quelle misurate dalla paleoclimatologia.(1)
Questo tipo di operazione, come accennato in precedenza, viene rafforzato dal continuo aggiornamento retrospettivo delle temperature attuato da molti servizi meteo statali, in particolare da quello inglese, che correggono verso il basso le temperature registrate a partire dagli ’30 del secolo scorso per promuovere con più efficacia la narrazione del riscaldamento globale sui cui poggiano le fantasie di Net Zero. Sul fatto che si tratti di operazioni mirate e del tutto al di fuori di una qualunque correttezza scientifica, ci sono le mail del Climagate del primo decennio di questo secolo, in cui il personale accademico dell’Università di East Anglia si proponeva di correggere di -o,15 gradi il periodo di calore degli anni ’40, per rendere più plausibile e più netta la tesi del riscaldamento antropico e dunque affrontabile solo attraverso il totalitarismo climatico. Nel grafico qui sotto sono mostrate (in blu) le variazioni apportate alle temperature degli oceani nei registi meteo, senza alcuna ragione se non quella di poter considerare eccezionali le crescite odierne.
Ciò non toglie che si siano riviste verso l’alto anche i picchi di temperatura del periodo di stasi 2000-2014: al posto di un riscaldamento effettivamente registrato in questo periodo di 0,03 gradi per decennio, si sono ritoccati i dati, portando l’aumento a 0,08, gradi, vale a dire quasi tre volte in più. Se insomma le osservazioni non si adattano alla narrazione politico climatica, basata su modelli astratti, esse vanno corrette. E tutto questo avviene, come ho già avuto modo di dire, in una situazione in cui l’80 per cento delle temperature dell’aria rilevate effettivamente, deriva da stazioni meteo che per la loro collocazione (per esempio aree una volta lontane dalle città. ma poi inglobate dalla crescita urbana) tendono a misurare temperature più alte.
Purtroppo per la narrazione, le masse d’acqua terrestri non ci stanno e violano le regole della comunità. Ehi Zuckerberg non vogliamo mettere un algoritmo per mettere a tacere finalmente questi complottisti di oceani?
Approfondimenti del Blog
Andamento storico del clima terrestre
I cicli di glaciazione e periodi interglaciali secondo i carotaggi dal Neozoico in poi.
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La Terra ha 4,5 miliardi di anni e la paleoclimatologia è arrivata a studiare il clima della Terra fino a circa 2,5 miliardi di anni. A tale epoca, infatti, arrivano le rocce e i fossili più antichi attraverso i quali è possibile ricostruire, in maniera più o meno approssimata, il clima terrestre. Attraverso l’analisi climatica terrestre si sono potuti individuare dei cicli climatici precisi che si ripetono nel tempo con intervalli di tempo alquanto regolari. Tra i vari cicli si distinguono quelli che hanno durata di milioni di anni (Ere Glaciali, Ere Interglaciali), quelli che durano migliaia di anni (periodi glaciali, periodi interglaciali), quelli che hanno durata minore e seguono cicli più brevi di centinaia o decine di anni. In generale si distinguono tre scale temporali:
- variazione climatiche a grande scala temporale (milioni di anni con l’alternarsi di Ere glaciali ed Ere interglaciali);
- variazioni climatiche a scala temporale media (di migliaia di anni con l’alternarsi di Periodi glaciali e Periodi interglaciali) caratterizzate dalle “glaciazioni“;
- variazioni climatiche a scala temporale ridotta (decine e centinaia di anni con fasi fredde di raffreddamento climatico e fasi calde di riscaldamento climatico caratterizzate da abbassamento o innalzamento delle temperature).
In primo grado, il clima terrestre è stato suddiviso in Ere Glaciali ed Ere Interglaciali, ossia periodi lunghi vari milioni di anni in cui sulla Terra esistono ghiacci (Ere glaciali) o non ve ne è traccia (Ere Interglaciali). Ovviamente le temperature terrestri sono più elevate durante le Ere Interglaciali rispetto alle Ere Glaciali. In secondo grado, ogni Era Glaciale è stata suddivisa in Periodi glaciali e Periodi interglaciali, ossia periodi lunghi migliaia di anni in cui si registra un generale avanzamento (glaciazioni) o arretramento dei ghiacci (Periodo interglaciale). Ovviamente le temperature terrestri rimangono relativamente più elevate durante i Periodi interglaciali rispetto ai Periodi glaciali. In terzo grado, analizzando fasi più brevi del clima terrestre della durata di decine o centinaia di anni, si possono individuare delle fasi più o meno cicliche: in particolare tra le fasi cicliche si è trovata una variabilità legata all’attività solare che presenta cicli con periodi di 11 anni (ciclo undecennale del Sole) e 200 anni; mentre tra i fattori non ciclici si trova una correlazione tra abbassamenti della temperatura ed importanti eruzioni vulcaniche o altri eventi geologici ancora in studio. (fonte: Wikipedia)