”Discussione sul ruolo degli oligarchi nel mondo atlantista
GLI OLIGARCHI? SEMPRE PIÙ AVARI, SEMPRE MENO MECENATI
se ne accorge persino il new York Times
Due articoli involontariamente ravvicinati del Corriere della sera aprono una discussione sul ruolo degli oligarchi nel mondo atlantista. In realtà ad avviare il dibattito è un intervento dell’italiano Guido Alfani sul New York Times a proposito dell’avarizia dei super ricchi. Avari ed egoisti mentre, proprio la Penisola italiana, era stata per secoli la dimostrazione che si può anche essere ricchi e rapaci ma restando attenti alle comunità in cui si vive. Il mecenatismo, il Rinascimento, le infinite opere d’arte che caratterizzano il territorio italiano ne sono la concreta dimostrazione.
Monumenti e chiese visibili a tutti, fruibili da tutti. Perché, in ogni caso, erano frutto dei soldi della comunità accumulati nei forzieri dei ricchi e degli ecclesiastici.
Il nuovo simbolo italiano è invece la famiglia Agnelli/Elkann. Anche le opere d’arte, quelle non sparite all’estero, sono visibili a Torino solo a pagamento. E pazienza se le fortune della famiglia siano state lautamente incrementate da denaro pubblico. Alla comunità non si restituisce assolutamente nulla. Ma vale anche per la Chiesa. Ormai anche la visita di molti edifici religiosi, costruiti con le decime e con la generosità delle comunità, è concessa solo a pagamento.
È l’arroganza del potere. Di chi diventa sempre più ricco mentre le comunità si impoveriscono. L’Italia, ricorda il Corriere, è al terzo posto tra i Paesi Ocse quanto a differenze sociali. Un podio non proprio esaltante. Ma questa arroganza ha influenze nefaste anche sulla politica. Indirizzata dai grandi capitali non solo attraverso i finanziamenti ai partiti ma, soprattutto, attraverso il condizionamento dei media, delle iniziative culturali, dei dibattiti, delle manifestazioni. Tutto a spese pubbliche, ça va sans dire.
Non solo in Italia, però. Ed è rivelatore un secondo articolo del Corriere, dedicato all’olandese Frans Timmermans che, oggi, potrebbe uscire vincitore dalle elezioni politiche. All’apparenza l’analisi della situazione dei Paesi Bassi non ha attinenza con gli atteggiamenti dei rapaci oligarchi. Invece non è così. Perché il sinistro Timmermans, al di là dei dispiaceri che potrà dare ai neomeloniani, era quello che invitava le comunità ad assumersi la responsabilità di ricostruire se stesse, invece di fare affidamento su “pezzi grossi… un gruppo quasi mitico di persone da cui all’inizio ci si aspetta troppo e poi niente”.
Giusto, in teoria. Se non fosse che i “pezzi grossi” erano coloro che avevano imposto alle comunità la propria distruzione per seguire gli ordini degli oligarchi politici, Frans Timmermans in testa. Dunque, il potere impone il cambiamento e poi se ne frega delle conseguenze che ricadono sulle comunità interessate. Ed è la logica che Timmermans ha voluto imporre in Europa per la transizione energetica. Lui è gli altri euro oligarchi stabiliscono le regole, le comunità – cioè i cittadini – devono subirle ed adattarsi, anche se non hanno le risorse per farlo.
È l’arroganza del potere, politico ed economico. Un mondo solo per sempre meno ricchi e sempre più schiavi.