”Ed allora vai con i premi
GLI OSCAR POLITICAMENTE CORRETTI NON
RIEMPIONO LE SALE DEI CINEMA
Arrivano i premi Oscar, ed i media di servizio italiani si scatenano nell’osannare le giurie ed i premiati. Poi, ogni tanto, si ricordano che i cinema italiani non riescono più ad attirare il grande pubblico e che il settore continua ad essere foraggiato con i soldi dei contribuenti. Indubbiamente sono numerose le ragioni per il crollo delle presenze nelle sale: la concorrenza delle piattaforme streaming, i film trasmessi dai canali televisivi, il costo del biglietto, il cambiamento di abitudini provocato dalla demenziale politica degli arresti domiciliari di massa per il Covid.

Tutto vero. Ma a nessuno dei critici cinematografici viene mai in mente il dubbio che le sale siano semi vuote perché i film non piacciono? Perché l’orgia del politicamente corretto ha stancato? Gli Oscar, evidentemente, ignorano il problema ed insistono sulla solita strada. Non basta più l’equilibrio tra attori delle diverse etnie. No, bisogna andare oltre. Ora serve l’indispensabile presenza di personaggi omosessuali. Se no, niente film o comunque niente premi. Succede anche nei film per la tv. Trasposizioni di romanzi gialli in cui le coppie sono etero ma che, nella versione per il piccolo schermo, prevedono il cambiamento di gusti o l’inserimento di personaggi gay e, ovviamente, sempre positivi. Buoni e belli, soprattutto se oltre ad essere omosessuali sono anche diversamente bianchi.
Quest’anno, però, agli Oscar non poteva bastare. Bisognava trovare i nuovi “cattivi”, visto che non si possono più utilizzare i pellerossa. Per fortuna ci sono i russi. Cattivi nei film d’azione e nei documentari strappalacrime. In attesa di premiare i film anticinesi il prossimo anno. Però il soft power yankee ha bisogno di nuovi alleati. Dunque, statuette a gogò per gli attori asiatici. Bisogna dimostrare all’Asia quanto sono belli e buoni gli americani. Che lanciano le atomiche buone per insegnare la democrazia. Che sfruttano l’ambiente per migliorarlo. Che impongono la povertà perché dei poveri è il regno dei cieli. Che esportano basi militari per giocare a Risiko.

Ed allora vai con i premi. Compreso quello per una canzoncina indiana, perché l’India è un grande Paese che va premiato per la fedeltà a Washington e perché è un baluardo contro Pechino e Mosca.
Poi, forse per una coincidenza o forse perché anche gli indiani si sono stancati dell’arroganza e del senso di superiorità statunitense, appena conclusa la premiazione il governo di Nuova Delhi ha provveduto a smentire le indiscrezioni atlantiste a proposito del presunto adeguamento dell’India ai prezzi imposti da Usa e UE al petrolio russo. Magari a Bollywood potrebbero programmare un film sulla stupidità statunitense. Non vincerebbe gli Oscar ma forse riempirebbe le sale italiane.
