”La propaganda è l’anima del commercio
GLI SPOT DEI POLITICI GOVERNATIVI PER
NASCONDERE LA CRISI ECONOMICA
La propaganda è l’anima del commercio ed anche della politica. Anche perché, in mancanza di ideali, la politica è ridotta a mera pratica commerciale, ad un utile ufficio di collocamento per parenti, famigli ed amici. Dunque, le sparate dei politici della maggioranza di destra fluida, a proposito delle magnifiche sorti e progressive dell’economia italiana, potrebbero rientrare nelle iniziative di propaganda.
Ma guardando l’espressione di coloro che vengono intervistati, e non certo in modo aggressivo e neppure incalzante, qualche dubbio si fa strada. Perché o sono attori di altissimo livello – e sarebbe l’unico settore in cui esprimerebbero qualità – oppure, ed è più probabile, non capiscono ciò di cui stanno parlando.
Perché di fronte al consistente incremento del numero di occupati ed alla parallela stagnazione del PIL, persino nelle menti dei famigli del circolo della Garbatella dovrebbe farsi strada l’idea di essere in presenza di “lavoro povero”. Ovviamente non si può pretendere che arrivino al passaggio successivo, e cioè che capiscano che, con il lavoro povero, l’Italia non cresce.
Troppo difficile. E infatti non riescono neppure ad immaginare un intervento che vada in direzione dello sviluppo, dell’innovazione. Solo mance ed altre mance che sono poca cosa nella realtà. Raggiungono un accordo antinflazione con la grande distribuzione ma non con gli industriali dell’alimentazione e degli altri comparti considerati essenziali. Così gli sconti sono irrilevanti ma i politici si vantano ugualmente. Ed i sudditi si sentono presi in giro.
Può bastare? Certo che no! Così il genio di turno va in tv a raccontare che lo spread è stato ridotto, proprio mentre è ai massimi dalla primavera. Mentre gli “esperti” di geopolitica si vantano dell’inesistente piano Mattei e degli accordi con la Tunisia. Proprio quando la Tunisia avverte che sono stati disattesi e l’invasione raggiunge ritmi insostenibili.
Ma di fronte ad un disastro che si aggrava, anche per accontentare i padroni statunitensi, la risposta è sempre la stessa: sì, ma la Schlein sarebbe peggio. Perché il politicamente corretto, perché la cancel culture, perché i gay, perché… bla bla bla. D’altronde è la stessa risposta in ambito economico: gli altri vanno peggio. Con la prospettiva di crepare di fame e di freddo, ma il giorno dopo i tedeschi. C’è da festeggiare, alla Garbatella.