L’inno britannico, a breve, cambierà

GOD SAVE THE QUEEN


L’inno britannico, a breve, cambierà. Non più l’arcinoto “God save the Queen”, bensì “God save the King”. Perché morta Elisabetta, il prossimo sarà un Re. Carlo, con ogni probabilità. Anche perché se lo merita, dopo una, lunga, vita a fare il Principe di Galles. Ovvero a contare come il due di coppe quando la briscola sta a bastoni.
Era dal, remoto, 1952 che la corona stava sulla sua testa dalla pettinatura cotonata e impeccabile. Un indiscutibile record. Era succeduta al padre, Giorgio VI. Figura dimenticata e dimenticabile. Considerato un mezzo scemo. È divenuto re solo perché il fratello maggiore, Edoardo, si era impallinato con una divorziata americana, Wallis Simpson. Questa la versione ufficiale. Ma nessuno mi toglie dalla testa che in realtà il buon Edoardo dava fastidio per le sue simpatie per la Germania di Hitler. In fondo, la sua era la Casa di Hannover….

Si sprecano, naturalmente, coccodrilli laudativi. Pronti in tutte le redazioni da un paio di decenni. E, periodicamente, aggiornati.
E si spreca, soprattutto sui social, il cordoglio popolare. In Italia, forse ancor più che in Gran Bretagna. E questo dovrebbe darci di che pensare.

Perché, certo, gli inglesi hanno, e avranno nei prossimi anni, di che rimpiangerla. E dico inglesi, non britannici. Perché ben poco piangeranno gli irlandesi del Nord, per colei che era sul trono mentre a Belfast e Londonderry i ragazzi venivano falciati dalle raffiche di mitra dei reparti speciali. E Bobby Sands veniva lasciato, o forse fatto morire in carcere.
E poco piangeranno gli Scozzesi, che rivendicano la loro indipendenza. Anche se la Casa Reale si è sempre fatta un punto fermo di ostentare i propri legami con la Scozia. Il defunto (e ben poco compianto o da rimpiangere) Filippo di Edimburgo, ostentava in ogni occasione il kilt. Come fa anche Carlo. Ma i Mountbatten sono tedeschi. Non gaeli. Ed Elisabetta è voluta morire in Scozia. Estrema rivendicazione di sovranità su una terra che mai l’ha davvero amata.

Ma gli inglesi avranno di che rimpiangerla. Anche se recenti sondaggi dicono che una parte consistente dell’opinione pubblica sarebbe, ormai, favorevole ad una svolta repubblicana…
E, in effetti, dopo di lei il Diluvio. Per la Casa Reale, intendo. Della quale sempre più emergono magagne e vizi ben poco conciliabili con l’immagine austera, moralistica e formale che ha sempre cercato di dare al mondo. La povera Diana, massacrata e infine eliminata, con tutti i suoi amori e intrallazzi, era una santa rispetto al resto della famiglia…

Dipinto di Elisabetta I d’Inghilterra, noto anche come Ritratto dell’ermellino. Elisabetta indossa un abito nero riccamente decorato e il gioiello dei Tre fratelli.

Però la Vecchia salvava le apparenze. E teneva unita una famiglia quanto mai disfunzionale. E, soprattutto, un paese attraversato da continui moti centrifughi. Etnici e sociali.
Non è stata una grande regina. Niente a che spartire con la sua omonima. Elisabetta I Tudor. E, come persona, doveva essere alquanto limitata. E micragnosa. Però si può dire che ha interpretato bene la sua parte.
E gli inglesi, appunto, avranno di che rimpiangerla.

Ma gli Italiani? Che ragioni abbiamo, noi, di piangere tanto per quella quasi centenaria signora inglese, che guardava i popoli latini con il classico complesso di superiorità coloniale, considerandoli inferiori? O meglio, come si diceva prima dell’invenzione del politically correct, “mezzi negri”.
Cosa mai ha fatto per gli italiani Queen Elizabeth, tranne qualche viaggio ufficiale, in cui si guardava intorno con la l’aria di trovare tutto “Molto pittoresco”?
E poi, non siamo, forse, un popolo convintamente repubblicano, uso sbeffeggiare ogni ricordo della, breve, stagione monarchica? Di quei Savoia che di difetti ne avevano e ne hanno certo tanti. Ma che qualche buona prova di coraggio a Villafranca e Solferino, da vecchia dinastia di militari mercenari, almeno la hanno data… E che, per tradizione, hanno il vizietto di correre dietro alle sottane… Non a… beh lasciamo perdere…

Il misterioso legame tra Messina e William Shakespeare

Non c’è niente da fare… In queste ore viene fuori il nostro complesso di inferiorità nei confronti degli inglesi. Che pure, come diceva il Guzzanti capace di fulminee battute “andavano nudi a caccia di marmotte, quando noi già si assassinava un Giulio Cesare”.
Che hanno imparato dagli italiani a fare arte e letteratura, importando il Rinascimento. Perché Chaucer ha letto Petrarca, e scopiazzato Boccaccio. E Shakespeare, poi, nove su dieci era di origine italiana. Anzi, siciliana. Anche se si continua a fingere che non sia così. Perché ammettere che la letteratura inglese se l’è inventata un mezzo negro…è un po’ dura.
Ma noi ci sentiamo inferiori. E piangiamo a calde lacrime Queen Elizabeth. Sudditi senza diritti. E, soprattutto, senza orgoglio e dignità…

Tu parli così, mi si dirà, perché odii la corona. Perché sei un repubblicano e per di più fascista…
E invece no. Esattamente l’opposto, miei cari filoinglesi in lutto stretto. Io sono, convintamente, monarchico di idee.
Solo che il mio modello di sovrano non corrisponde alla vetusta Elisabetta Windsor. Che riposi in pace.
Si chiama Federico II di Svevia… Che volete farci? Ognuno ha le fantasie, e i sogni, che si merita…

Andrea Marcigliano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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