”La profetessa si era sbagliata
GRETA CANCELLA LE SUE PROFEZIE FASULLE
La profetessa si era sbagliata: Greta Thunberg ha cancellato un tweet del 2018 che prevedeva l’estinzione degli esseri umani entro il 2023 a causa del cambiamento climatico. Il cinguettio diceva: “Un importante scienziato del clima avverte che il cambiamento climatico spazzerà via tutta l’umanità a meno che non smettiamo di usare combustibili fossili nei prossimi cinque anni”, Non sappiamo chi sia l’importante minchione che diceva queste cose, ma svela la totale inconsistenza del messaggio di quella che si auto proclama “attivista autistica per la giustizia climatica”, nient’altro che un’adolescente ingenua e senza alcuna preparazione che è stata investita del ruolo di Cassandra probabilmente sotto la guida dei genitori e in seguito degli spin doctor. Insomma, una sorta di simbolo in grado di accreditare la truffa climatica: eppure i media praticamente al completo, il sistema politico nella quasi totalità i dirigenti aziendali e le organizzazioni non governative l’hanno elogiata per le sue audaci previsioni che non erano altro che palesi sciocchezze: quindi o ci troviamo di fronte ad una massa enorme di decisori totalmente idioti o c’era un consenso sotterraneo attorno alla creazione di un’immagine simbolo. Personalmente credo che tale immagine dovesse propiziare non soltanto l’imposizione della narrativa climatica, ma anche permettere una crescita dei partiti verdi in gran parte letteralmente “posseduti” dal grande capitale e così condizionare ancora di più la politica europea. Com’è noto oggi i verdi tedeschi hanno avuto un boom gretino, sono al governo e costituiscono il partito della guerra. Le due cose in qualche nodo si tengono.
Il metodo Greta è comunque quello comunemente usato da decenni ovvero quello di gridare gridare alla catastrofe ponendola molto vicina nel tempo e, talvolta in maniera così grossolana da rendere incomprensibile il fatto che qualcuno ci creda e che questi profeti non siano sbertucciati a vita per le sciocchezze che dicono. In realtà a cominciare dal Club di Roma negli anni ’70 i falsi profeti di sventura climatica non sono quasi mai scienziati o ricercatori, ma solo dilettanti o politici o ultimamente personaggi costruiti ad hoc e sostenuti dalla canea di miliardari in jet. Un esempio di scuola potrebbe essere Al Gore che nel 2006 disse che in un decennio i mari si sarebbero alzati di 7 metri mentre negli anni ’80 e ì ’90 alcuni davano per certo che non ci sarebbe stata vita umana nel 21° secolo. Per ottenere attenzione non si può dire che la catastrofe avverrà in un futuro lontano, ma bisogna che essa sia imminente: è straordinario come di volta in volta si sia situato il disastro climatico pochi anni avanti, anche quando – come accadde nel decennio ’70 – tale disastro era riferito all’approssimarsi di un’era glaciale. È chiaro che i media devono fare notizia e devono sparare titoli, ma quei titoli a loro volta influenzano anche il mondo accademico soprattutto se questo, come negli Usa è totalmente privato e dipende da donazioni, contributi, notorietà (che fa aumentare le rette) e quant’altro. Tuttavia, la cosa che salta agli occhi se si esamina un qualunque archivio dedicato all’allarme climatico è che esso ha sempre avuto un carattere eminentemente politico che in qualche modo scavalca totalmente la scienza e semmai la manipola e la usa. Valgano per tutte le parole di Stephen Schneider, autore principale dell’Intergovernmental Panel on Climate Change, Discover magazine, scritte nell’ ottobre 1989 cercando di ricordare che questo organismo formalmente dell’Onu, in pratica in mano a privati è quello da cui si alimenta il peggiore catastrofismo: “Da un lato, come scienziati siamo eticamente legati al metodo scientifico, promettendo in effetti di dire la verità, tutta la verità e nient’altro che – il che significa che dobbiamo includere tutti i dubbi, gli avvertimenti, i se, e ma. D’altra parte, non siamo solo scienziati ma anche esseri umani. E come la maggior parte delle persone vorremmo vedere il mondo in un posto migliore, che in questo contesto si traduce nel nostro lavoro per ridurre il rischio di cambiamenti climatici potenzialmente disastrosi. Per farlo dobbiamo ottenere un ampio supporto di base, per catturare l’immaginazione del pubblico. Ciò, ovviamente, significa ottenere un sacco di copertura mediatica. Quindi dobbiamo offrire scenari spaventosi, fare dichiarazioni semplificate e drammatiche e fare poca menzione di eventuali dubbi che potremmo avere. Questo “doppio legame etico” in cui ci troviamo spesso non può essere risolto da nessuna formula. Ognuno di noi deve decidere quale sia il giusto equilibrio tra essere efficaci ed essere onesti. Spero che significhi essere entrambi “
Più chiaro di così si muore anche se altri sono stati più espliciti, per esempio il senatore Timothy Wirth nel 1990 disse “Dobbiamo affrontare il problema del riscaldamento globale. Anche se la teoria del riscaldamento globale è sbagliata, faremo la cosa giusta – in termini di politica economica e politica ambientale”. Mentre nel ’98 il ministro canadese dell’Ambiente Christine Stewart disse: “Non importa se la scienza del riscaldamento globale è tutta falsa… il cambiamento climatico [offre] la più grande opportunità per realizzare giustizia e uguaglianza nel mondo”.
Tutto questo esprime se vogliamo un certo vago e malinteso idealismo, che non ha nulla a che vedere con ciò che accade oggi con la menzogna e la manipolazione. Trent’anni fa o giù di lì, molti me compreso pensavano che il tema climatico fosse un buon argomento contro l’impudenza del neoliberismo e della sua impossibile idea di crescita infinita. Ma le forzature e in seguito le manipolazioni dei dati non sono mai una buona idea e prima o poi si vendicano: è accaduto che proprio l’ultra capitalismo si sia impadronito del tema per promuovere un nuovo medioevo sociale che permetta una crescita virtualmente infinita, ma solo per pochi.
16 marzo 2023