C’erano una volta i guanti…

GUANTI

C’erano una volta i guanti… Un accessorio fondamentale dell’eleganza. Sia maschile che femminile. Anche se la funzione, cambiava radicalmente in base al…. diciamo genere, per cercare di non incorrere nelle ire delle vestali della parità. Utilizzando la parola fuori legge: sesso! Ormai tabù come neppure presso i Puritani della “ Lettera Scarlatta ”….

Comunque i guanti sono un accessorio, diciamo così storico, sia maschile che femminile. E, come ogni oggetto o capo di vestiario hanno una funzione simbolica. Sono segni, che servono per lanciare e comprendere messaggi. E con questo abbiamo, a nostro modo, reso omaggio alla semiologia.
Tuttavia hanno storia e, come dicevo, funzioni molto, davvero molto diverse.

I guanti da uomo evocano una eleganza da Dandy, di pelle, rigorosamente, e quasi sempre scuri. Tranne quelli di camoscio chiaro, che si portavano d’estate. E poi il gentiluomo dall’aria perennemente annoiata, che guardava il mondo e le sue tragedie con ironico distacco e un sorriso appena accennato, dei guanti, in genere, ne indossava solo uno. L’altro lo teneva stretto nella mano guantata. Perché la destra – a meno di non essere mancini, doveva restare libera e nuda. In modo da poter gestire la pipa o, più frequenti nel dandysmo, le sigarette, rigorosamente fumate col bocchino nero. Per altro, se il gentiluomo si concedeva una pipa di schiuma, e non di radica, uno di quei piccoli capolavori dei mastri viennesi – di cui, ormai, si è perduta arte e memoria – era pressoché obbligatorio che indossasse guanti di filo bianco. Per non macchiare la delicata superficie della schiuma. Questo, almeno, secondo “La mia pipa”, scritta a quattro mani dal professor Eppe Ramazzotti, presidente storico del pipa club italiano, con suo cognato. Solo che quel cognato si chiamava Dino Buzzati. E quel libretto (introvabile) è un gioiello letterario…

Comunque, il guanto maschile aveva anche un’altra, precisa, funzione. Che richiamava lo stile, anzi l’etica Cavalleresca. Era col guanto, infatti, che se lanciava la sfida. Col guanto che si schiaffeggiava il volto del rivale. Di colui che aveva recato offesa. O con il quale ci si contendeva l’attenzione di una Donna.

Quasi inutile dire che i guanti femminili hanno una funzione più decisamente… erotica. Sono simbolo, e strumento, di seduzione.
Una mano elegantemente avvolta in un guanto di pelle sottile. Dai colori più diversi. I toni del rosso, dal fuoco vivido, al cupo. Il verde, smeraldo o sottobosco. Le sfumature del bianco e del crema. E poi il nero della seta, soprattutto nei guanti lunghi, che coprono tutto l’avambraccio. E proprio per questo fanno maggiormente risaltare il candore degli omeri e delle spalle, scoperte dall’abito da sera…

Atmosfere stile ottocento o Belle Epoque… Che evocano le pagine del giovane D’Annunzio. Le scene romane de “Il piacere”, ed anche gli articoli mondani che scriveva per “La Tribuna”. E i pezzi letterari e di costume delle “Cronache bizantine”.
I guanti femminili rievocano anche romanzi come “Tigre reale” ed “Eros” del giovane Verga. Ancora suggestionato dalla frequentazione, a Milano, degli Scapigliati. Tra i quali Camillo Bonito, fratello del più celebre Arrigo. Le cui “Novelle immorali” presentano ritratti di Donne fatali, inquiete. Inquietanti. Come “Senso” resa celebre dal film di Visconti, con una conturbante Alida Valli.

Alida Valli nella scena iniziale del film Senso ambientata alla Fenice di Venezia. W/p.d.

Leggete quei romanzi, quei racconti. E prestate attenzione alle descrizioni, puntigliose sino all’ossessione, dell’abbigliamento femminile. Perché, allora, non si descriveva, se non in rare occasioni, il corpo della Donna. Si preferiva lasciarlo intuire attraverso il racconto, incantato, dei suoi abiti. E di particolari che si caricavano di magia e sensualità. Come i guanti, che avvolgevano le mani. Oggetto privilegiato del desiderio. Ciò cui il cavaliere, il libertino, il poeta romantico e persino l’esausto dandy ambivano. La mano dell’Amata. Da sfiorare, stringere. Baciare….

Storie di un tempo che fu. Oggi i guanti sono manopole sintetiche, ed ineleganti. Servono per il freddo. Per attività sportive. E poi, quelli di lattice, sempre più in voga, come protezione. Dal virus, dai contagi ci dicono… Comunque, sono simboli di isolamento. Di distacco. Di un mondo sterilizzato e privo di emozioni.
Simboli tristi. Depauperati di forza e sensualità.

Andrea Marcigliano

 

 

 

Fonte: ElectoMagazine del 23 ottobre 2021

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