”Halloween: “Il giorno delle zucche vuote”. Il trionfo della morte, sotto la specie dell’allegria da forzati del divertimento a ogni costo. Cercando un luogo “Halloween free” in cui non si celebri “la più stupida” delle ricorrenze.
HALLOWEEN, IL GIORNO DELLE ZUCCHE VUOTE
Considerazioni oziose di un ozioso. Cerco un luogo “halloween free” in cui non si celebri la più stupida delle ricorrenze, il giorno in cui siamo invasi da zucche intagliate ed illuminate dall’interno, costumi macabri, in un tripudio di arancione, viola e nero, il colore della morte. L’ozioso gira per la città aggredito da festoni arancione, palloncini giallo neri, zucche vere o imitate in tutte le fogge, bambini vestiti con costumi che riproducono fantasmi, scheletri, cappelli a punta, spaventapasseri, bimbe vestite da streghe. Non pochi portoni e tantissimi negozi sono decorati con i medesimi simboli. Una catena di supermercati promette – o minaccia – “sconti da paura” per Halloween, con un volantino arancione su cui campeggia una zucca antropomorfa, con i buchi a simboleggiare occhi, naso, bocca e, immancabile, un teschio con le tibie incrociate. Il trionfo della morte sotto la specie dell’allegria da forzati del divertimento a ogni costo.
A sera, innumerevoli feste a tema porteranno nei locali e in molte case torme di uomini e donne mascherati con simboli del macabro e dell’occulto. Scolaresche intere, con in testa maestre e madri più invasate dei loro piccoli, occupano giardini, piazze, centri commerciali, cortili, intente a festeggiare. Ma che cosa? L’inizio del nuovo anno celtico, la notte delle streghe, i morti, sotto sotto il demonio. È, propriamente, la ricorrenza celtica di Samhain, legata alla fine della bella stagione. Il significato letterale sarebbe “la notte di tutti gli spiriti”. La deriva materialista della società ha travolto non solo la festa di Ognissanti, istituita dal papa Gregorio IV nell’anno 840, ma anche la ritualità pagana ed il suo peculiare senso del sacro.
Altri rimandano alla leggenda irlandese di Jack O’ Lantern, condannato dal diavolo a vagare di notte alla luce di una candela inserita in una zucca vuota. Si tratta, dunque, di una ricorrenza dai chiari tratti satanici, legata al culto della morte, nella prevalenza di elementi notturni. Il simbolismo gotico horror di Halloween è presente in romanzi non propriamente adatti ai fanciulli, come Frankenstein di Mary Shelley e Lo strano caso del dottor Jeckyll e Mister Hyde di Robert Stevenson. Include temi come la morte, il male, i mostri.
Con lungimiranza, il cristianesimo seppe innestare i propri riti sulle credenze preesistenti. La festività dei Santi, modelli di comportamento, portavoce di un aldilà illuminato dalla presenza di Dio, veniva seguita dalla ricorrenza dei defunti, a significare il ricordo dei cari scomparsi, ma anche la necessità di orientare la vita al bene, in vista della beatitudine celeste. La nostra società è del tutto scristianizzata, le chiese non fanno neppure il tentativo di spiegare la negatività dei simboli di Halloween, l’evidente deriva nel territorio dell’occulto. Del resto, gran parte della gente, ormai, non è neppure in grado di coglierne i significati e la stessa inversione rispetto alla festa di Ognissanti e alla ricorrenza dei Morti. Il consumismo asimbolico prevale e quasi nessuno degli adulti – genitori, educatori, commercianti – coinvolti nei parafernali di Halloween si avvede della natura oscura, dei segni macabri se non demoniaci, del fumo di stregoneria del giorno di “dolcetto o scherzetto”.
Turba il fatto che in pochissimi anni, per motivi di mercato, un’usanza a noi estranea sia diventata tanto popolare, un vero e proprio obbligo consumistico, un rito sociale, scacciando quel che rimaneva della natura spirituale, di meditazione serena ma severa della tradizione dei Santi e dei Morti. Pur non percepito dalla stragrande maggioranza, resta il retrogusto amaro di un’inversione di significato che fece dire al più esperto esorcista della Chiesa cattolica, padre Gabriele Amorth, che festeggiare Halloween è rendere un osanna al diavolo, il quale, se adorato, anche soltanto per una notte, pensa di vantare dei diritti sulla persona. Deliri passatisti per la neo chiesa di Pachamama(1), la divinità animistica amazzonica, in cui il padre generale dei gesuiti afferma che il diavolo non esiste se non come realtà simbolica.
Un docente della nostra giovinezza asseriva con ragione che se la moda avesse imposto alle donne di indossare come copricapo un vaso da notte e agli uomini di portare baffi tagliati a forma di pene, la maggioranza l’avrebbe fatto. Qualunque stupida moda, specie se proveniente dall’America, si propaga come un’infezione in pochissimo tempo, favorita dal sistema di spettacolo e intrattenimento che lavora per l’imitazione dei modelli più bassi, corrivi, guadagnandoci sopra. Il resto lo fa il sistema commerciale, che si butta sull’occasione come un avvoltoio sulla preda morente. E agonizzante davvero è una civilizzazione che dimentica se stessa e sostituisce i Santi con gli scheletri, i demoni e le zucche, la luce con la tenebra.
Negli Usa, il giro d’affari di Halloween supera i 3 miliardi e mezzo di dollari all’anno per il solo acquisto dei costumi. Poi ci sono le feste, i dolciumi, tutto il circo del consumo. Poderoso Caballero es Don Dinero, potente cavaliere è Don Denaro, ex sterco del demonio.
I devoti di Halloween non lo sanno, ma festeggiano la morte e il lato tenebroso dell’esistenza esorcizzandola con l’allegria chiassosa dei naufraghi. È la giornata delle zucche vuote, e non ci riferiamo alle gustose cucurbitacee. Sappiate, genitori, nonni, insegnanti che se permetterete ai vostri bambini di suonare alla mia porta per lo stucchevole “dolcetto o scherzetto”, io, ultimo dei mohicani a festeggiare Ognissanti e a detestare l’oscurità di Halloween, diventerò molto, molto irascibile. Vade retro, Halloween, vade retro zucche vuote.
NOTE
(1) Pachamama (anche Pacha Mama o Mama Pacha) significa in lingua quechua Madre terra. Si tratta di una divinità venerata dagli Inca e da altri popoli abitanti l’altipiano andino, quali gli Aymara e i Quechua. È la dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità.
Fonte: Wikipedia.