Il fenomeno degli Hikikomori iniziò a diffondersi in Giappone a partire dagli anni Ottanta del Novecento

HIKIKOMORI E LA QUOTIDIANITÀ

DELLA STANZA PRIGIONE


Il fenomeno degli Hikikomori iniziò a diffondersi in Giappone a partire dagli anni Ottanta del Novecento. I media non ne parlavano e non c’era alcuna informazione al riguardo. Per i genitori, vedere il proprio figlio rinchiuso in casa procurava una profonda vergogna tanto da nascondere il disagio.

Il termine Hikikomori fu coniato dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che nel libro “Hikikomori, “Adolescence whithout end”, definisce il fenomeno partendo dalle parole giapponesi “hiku” (tirare)” e “komoru” (ritirarsi), letteralmente “stare in disparte, isolarsi” (Saito T. “Hikikomori, Adolescence whithout end”, 2013).

Origine e definizione del fenomeno

Zashikiro è un termine utilizzato dai giapponesi per indicare una parola che, prima della diffusione delle moderne strutture per il trattamento dei disturbi psichiatrici, rinchiudevano coloro che soffrivano di patologie della psiche. Questa parola sta ad indicare un luogo angusto in cui l’individuo si trova rinchiuso. È naturale riprendere questo termine per descrivere il fenomeno degli Hikikomori. Sindrome sociale che a partire degli anni Ottanta del Novecento iniziò a diffondersi in Giappone diventando, in pochi decenni, un fenomeno presente in molti paesi, che causa. in numerosi adolescenti e giovani adulti il desiderio all’autoreclusione sociale all’interno della propria stanza. Molto spesso, ciò spinge ad abbandonare tutte le relazioni sociali (compresi i legami famigliari) e la scuola chiudendosi in una stanza che diventa una prigione dalla quale l’individuo non vuole uscire.

Gli Hikikomori e l’affettività

L’aspetto dell’affettività è il più importante da tenere in considerazione per riuscire ad individuare le cause del ritiro sociale, per programmare percorsi di reinserimento e per valutare la qualità dei rapporti sociali.

Alla base della volontà di ritirarsi socialmente, oltre a cause legate alla società opprimente giocano un ruolo chiave i rapporti sociali, non soltanto con i genitori, ma anche con il gruppo dei pari. Per gli adolescenti, la scuola è l’ambiente primario in cui i giovani socializzano, ma per l’Hikikomori, rappresenta un grande disagio. La difficoltà nella socializzazione con i coetanei di ambo i sessi, eventuali episodi di bullismo possono risultare decisive per scatenare la pulsione verso l’isolamento.

hikikomori- un fenomeno in espansione

I rapporti con i famigliari risultano essere spesso conflittuali in un tira e molla tra i genitori, che spingono il figlio a riprendere in mano la propria vita e quest’ultimo che non vuole uscire dalla propria condizione. Per l’Hikikomori il rapporto con i genitori è però duplice. Infatti, oltre all’aspetto conflittuale, egli è collegato a loro tramite un cordone ombelicale che gli consente di sopravvivere, in quanto, non essendo autosufficiente, dipende totalmente dai genitori.

Internet: spinta verso l’isolamento o finestra sul mondo?

Il tema della dipendenza da Internet è stato ampiamente trattato da Iveta Vrioni (2017) nel suo testo: “Hikikomori, nuova forma di isolamento sociale”. Secondo l’autrice, la diffusione di internet ha dato una grande spinta verso l’aumento del numero di individui che scelgono la via dell’isolamento sociale. L’abuso di internet rappresenta certamente una causa del progressivo allontanamento dell’individuo. Nel caso degli Hikikomori, l’utilizzo massivo della rete va di pari passo con le difficoltà nelle relazioni. La rete è una via meno insidiosa per abbattere le insicurezze che sono presentì nella vita reale.

Sarebbe errato ridurre il ruolo di internet. L’Hikikomori non è dipendenza da internet, sebbene l’opinione pubblica tenda ad associare i due fenomeni sovrapponendoli. Marco Crepaldi, nel testo: “L’Hikikomori, i giovani che non escono di casa” (2019), sostiene che la rete diventa per l’Hikikomori la sola finestra sul mondo che consente, attraverso i social network, i videogame online o la messaggistica istantanea. Rispetto agli Hikikomori dell’era predigitale, quelli moderni riescono a coltivare o mantenere delle relazioni sociali mediate.

Gli Hikikomori e il lavoro

L’isolamento sociale ha implicato, almeno fino alla diffusione di internet, l’impossibilità, per gli Hikikomori, di svolgere qualunque mansione lavorativa. La situazione è stata questa per molti decenni e gli Hikikomori dell’era predigitale non svolgevano alcun tipo di lavoro, dipendendo del tutto dai propri genitori. Ad oggi, la maggioranza delle forme di lavoro sono inconcepibili con la condizione di Hikikomori, perché presuppongono diversi step che metterebbero in forte difficoltà l’individuo. Innanzitutto, la volontà di mettersi in gioco e di uscire dalla propria condizione, uscire di casa. Internet ha però aperto piccole possibilità di guadagno attraverso lavori on line. nonostante, molto spesso, le cifre di guadagno siano irrisorie, può rappresentare uno strumento di riscatto sociale.

Numerose sono le esperienze (soprattutto in Giappone) che utilizzano il lavoro come strumento ri-socializzativo per gli Hikikomori proponendo attività che consentissero loro di occupare un ruolo attivo all’interno del tessuto sociale.

Quando chiudersi in stanza è una necessità

Esempi

A tal proposito il primo esempio è la cittadina di montagna di Ujisato. In questa cittadina, l’80% dei ragazzi isolati è stato reintegrato. Gli assistenti sociali che si recavano nelle case degli anziani per aiutarli si resero conto che in molte occasioni c’erano giovani in età lavorativa sempre presenti all’interno dell’abitazione. Per far fronte a questa emergenza sociale tutta la cittadina fu coinvolta nel cambiamento e i cittadini si preoccuparono che gli Hikikomori potessero avere un ruolo attivo all’interno della comunità attraverso una serie di attività lavorative in cui essi avevano occasione di cimentarsi per un periodo di tempo limitato.

Altro esempio rilevante, si può trovare a Duysen dove nacque una caffetteria in cui lo staff è interamente composto da Hikikomori. Tutti i clienti che frequentano la caffetteria sono a conoscenza del progetto e cercano di supportarlo attraverso la propria presenza. È uno spazio libero ma allo stesso tempo protetto dove gli Hikikomori possono ritrovare il piacere del contatto diretto con le altre persone in maniera graduale e in base al loro livello di competenze per periodi di tempo più o meno estesi (Crepaldi 2019).

Hikikomori e disturbi alimentari

La condizione di Hikikomori è caratterizzata anche dall’aspetto alimentare. Questa dinamica è maggiormente diffusa nella cultura occidentale e si esprime attraverso la negazione dei propri bisogni primari (come accade ad esempio nei disturbi del comportamento alimentare attraverso l’anoressia o la bulimia)

Per quanto riguarda gli Hikikomori i disturbi alimentari hanno una duplice origine: possono essere già presenti prima dell’isolamento sociale o possono sopraggiungere in seguito.

Nella maggioranza dei casi compaiono in seguito all’isolamento come conseguenza del profondo malessere esistenziale vissuto. Oltre all’anoressia e bulimia, più frequenti ma non esclusivi del genere femminile, è possibile trova il binge eating e l’abuso di cibo non salutare.

Andrea Zampieri

 

 

 

 

Riferimenti bibliografici e sitografici

[btn btnlink=”https://sociologicamente.it/hikikomori-e-la-quotidianita-della-stanza-prigione/” btnsize=”small” bgcolor=”#59d600″ txtcolor=”#000000″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Fonte: Sociologicamente del 28 giugno 2022[/btn]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *