”L’evoluzione del colore delle autovetture si è evoluto nel corso della storia
I COLORI DELLE AUTOVETTURE: TRA SIMBOLOGIA E MARKETING
I colori e in questo caso la cromatura delle autovetture sono un mezzo comunicativo fondamentale per l’uomo. Essi delineano il nostro essere e sono il primo contatto con l’altro. A seconda del colore che scegliamo esprimiamo un qualcosa, un modo di essere.
Olivier François, CEO di FIAT, ha giocato proprio su questo punto. Egli parla di “essere chi si vuole almeno quando si acquista una macchina”. Eppure, in un mondo che costantemente ti dice che puoi arrivare ad essere chi vuoi, la vita quotidiana ti riporta con i piedi a terra. La “Nuova Dolce Vita” di cui parla è, in questo scenario, l’American dream non realizzato e diventato grigio.
Il colore delle autovetture oggi
L’evoluzione del colore delle autovetture si è evoluto nel corso della storia, si è passati infatti dalla Ford T nera alla Color Fiat odierna. Il “Global Automative 2022 Color Popularity Report” ha delineato nella sua ricerca che i World Color sono per il 34% White, 21% Black e 19% Grey e si evince che solo in Europa al primo posto vi è il Grey con il 27%, il Black con il 22% e il White con il 21%1.
Nel 2022, per cui, in Europa il nero ha lasciato il posto al grigio. La società, secondo questa prospettiva, tendenzialmente si divide in coloro che comunicano inconsciamente attraverso autovetture nere (non è un caso che le autovetture ministeriali, degli ambasciatori, capi di stato, etc siano di questo colore) e autovetture bianche (non è un caso gli aerei siano banchi e che questo colore sia accostato al cielo e all’altezza). La società europea che nel 2022, in modo rivoluzionario, ha prediletto il grigio va a delinearsi come ibrida, come catalizzatore di due forze opposte che però si sintetizzano e convivono, il bianco e il nero.
Il significato alchemico dei colori delle autovetture
Il mondo alchemico dei colori si divide in due macro-aree cromatiche archetipiche concernenti il bianco e il nero che sono per eccellenza i simboli rispettivamente della vita, del bene e della morte, del male come esprime Durand ne “Le strutture Antropologiche dell’Immaginario”. Il bianco per definizione simboleggia la purezza, la libertà, i nuovi inizi mentre il nero l’opposizione e la protesta ma anche la riservatezza e l’eleganza. Si noti infatti come nella liturgia si passi dal bianco al nero a seconda della cerimonia celebrata. Il nero chiosa James Hillman «dissolve tutto ciò che la coscienza considera reale e prezioso» ovvero la vita. In ogni modo questi due cromature governano da sempre il mondo andando ad accostarsi anche a simboli e miti che innervano la nostra cultura in una mistica archetipica su cui gioca il marketing.
Oggi, in Europa, con la scelta del grigio dell’autovettura, si era cercato di virare su un colore che sintetizzava i due opposti, che cercava di uscire da un paradigma dicotomico andando ad aprirsi ad un paradigma dell’et/et dopo i numerosi accadimenti degli ultimi anni quali ad esempio la pandemia da Covid-19 e la guerra Russo-Ucraina dove si è evinto che non si ha il destino in mano e che l’errore e l’evento fortuito è in auge sempre.
Il “rivoluzionario” colore delle autovetture Fiat
La scelta di Olivier François, Ceo del marchio, però si basa su un concetto, espresso egregiamente anche nella pubblicità della corrispettiva Color FIAT, ovvero la verticalizzazione valorizzante che fa ricorso per sussistere ai due colori dell’aut/aut. Maternità della verticalizzazione valorizzante, propria di questo mondo; infatti, è il dipanarsi del mondo in due cromature differenti, il bianco e il nero, come prima detto. Per suddetto motivo si è cercato attraverso la cromatura della macchina di far riemergere l’American Dream che si stava perdendo attraverso il grigio, attraverso l’accettazione della mediocrità e del compromesso. Non è un caso che nella pubblicità, infatti, appaia l’autovettura che da grigia, immergendosi nell’acqua, diventi arancione.
Nella suddetta pubblicità vi sono numerose simbologie quali l’acqua e l’immersione che sin dall’antichità delinea la vita, il colore arancione che delinea la realizzazione. Inoltre, tutte le cromature scelte per questa nuova linea sono concernente e simboleggianti la vitalità, la speranza, la perseveranza e l’entusiasmo. Il mito per eccellenza sotteso alla contemporaneità, infatti, è il cosiddetto American Dream, l’idea del “tutto è possibile” e del “se vuoi puoi” simboleggiato nelle pubblicità con colori, accesi, che si avvicinano a quelli del sole. Da notare, gesti che puntano in alto, verso il cielo (la gru nella pubblicità della FIAT). Questo tipo di paradigma culturale però non contempla il fallire, la discesa, la morte, il grigio proprio perché è un climax infinito senza sinuosità.
Il nostro bisogno soddisfatto dalla moda
Gli effetti comunicativi cromatici per cui, sono sin dall’alba dei tempi radicati nell’immaginario collettivo e, soprattutto nel marketing giocano un ruolo fondamentale nell’inconscio per l’identificazione e l’appartenenza del singolo ad un gruppo, ad un modo di pensare, ad una società, etc.
Attraverso i colori che utilizziamo infatti esprimiamo comunicazione sia interpersonale sia sociale andando a delineare ciò che si è, ciò che non si è e ciò che si vorrebbe essere. Il colore dell’autovettura ci aiuta ad emergere o ad essere “simili a…”. La base che permette ciò e che ha costruito suddetta realtà è il capitalismo: la democratura del nostro secolo, che sulla base del marketing e della moda ti costringe a essere sempre sul pezzo. In un mondo in cui ormai la parola identità non ha più le sue corrispondenze classiche, diventa vuota. La regola sembrerebbe essere apparire per sentirsi “qualcuno” o simili a “qualcuno” anche per solo per un momento.
Riferimenti
Che Jung considerasse l’immaginario alchemico una risorsa per la pratica psicoanalitica è testimoniato da opere quali Psicologia e alchimia e Mysterium Coniunctionis. Negli scritti qui raccolti Hillman riprende e approfondisce le intuizioni junghiane traendone un solido impianto epistemologico, sorprendente per coerenza e originalità. Se «l’individuazione della nostra anima richiede il riconoscimento dell’individualità dell’anima presente nelle cose», è legittimo affiancare alla psicologia un mondo a prima vista ai suoi antipodi come l’alchimia, giacché non vi è poi grande differenza tra chi tentava di trasmutare metalli vili in oro e chi trasmuta anime sofferenti in anime rasserenate, «indorate» di pace. Con il contagioso entusiasmo di un esploratore, Hillman illustra le corrispondenze insospettate tra stadi dell’opus alchemico e momenti dell’opus analitico: dalla nigredo inconsolabile delle fasi depressive alla lunare albedo della riflessione, dalla citrinitas dolorosa, in cui la mente «soffre la propria comprensione», alla rubedo finale, che porta all’armonia di psiche e cosmo, di giudizio critico e fantasia estetica. E il primo paziente di questa terapia fondata su sostanze mutevoli e influssi astrologici è la psicologia stessa, poiché lo scopo dichiarato di Psicologia alchemica è fornirle «un altro metodo per immaginare le proprie idee e i propri procedimenti», guarirla dalla «letteralizzazione» che ne ha fatto un sistema di concetti ossificati e inariditi. Qui sta, in definitiva, la vera forza di queste pagine: il linguaggio alchemico dona nuova energia a quel processo di revisione della psicologia cui James Hillman ha dedicato tutta la vita.