”Secondo Matteo Renzi: “Tutti devono mandare i figli all’asilo nido, anche coloro che non lavorano”? Al tempo di Bibbiano, meglio un nonno, una zia o chiunque ami un bambino che lasciarlo nelle grinfie di lupi travestiti da agnelli.
I FIGLI NON SONO PROPRIETÀ DELLO STATO
Matteo Renzi, nel recente duello televisivo con l’altro Matteo, il leghista Salvini, ha pronunciato una frase che lo situa nella categoria dei nemici, non in quella degli avversari. Secondo il Buffalmacco fiorentino, “tutti devono mandare i figli all’asilo nido, anche coloro che non lavorano”. I bambini, dunque, sono proprietà dello Stato, legittimato a educarli fin dalla prima infanzia, sottraendoli ai genitori, svuotando ulteriormente quel che resta della famiglia, il ruolo dei nonni, dei fratelli, quando ci sono, e dei parenti. No. L’affermazione, grave e sinistra, deve essere rigettata in radice.
I figli non sono una proprietà di chi li ha generati, ma ad essi incombe il diritto e il dovere di accoglierli, educarli, avviarli al mondo della vita. A loro e a nessun altro. Sequestrare gli infanti per riunirli negli asili significa spogliare i genitori di responsabilità e soprattutto iniziare a manipolare le generazioni sin dalla culla. Non siamo proprietà statale, nessuno metta le mani sui bambini, già costretti a vaccinazioni di dubbia utilità, sballottati fuori di casa dal ritmo frenetico, innaturale del nostro tempo, lontani dalla madre, dal calore domestico.
Ogni Stato è una dittatura, affermava Antonio Gramsci(1); i cosiddetti democratici e progressisti si incaricano di dargli ragione. La definizione di Ezra Pound(2) è più pregnante:
controllo sociale attraverso la sistematica applicazione della forza di una società politicamente organizzata. Temiamo che la proposta renziana sia musica per le orecchie di qualche genitore postmoderno, interessato, per fastidio o magari per difficoltà pratiche di un sistema disumanizzante, a parcheggiare i figli in luoghi “sicuri”. A noi invece spaventa, come ogni passo nella direzione del controllo, dell’indottrinamento generalizzato, della cancellazione del valore cruciale dell’istituto familiare.
[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ color=’23e00d’ bgcolor=’1828db’]Sequestrare gli infanti per riunirli negli asili significa spogliare i genitori di responsabilità e soprattutto iniziare a manipolare le generazioni sin dalla culla! [/stextbox]
Chiediamo scusa al lettore se insistiamo con alcune citazioni. Émile Durkheim(3), uno dei padri della sociologia, riconobbe indirettamente il ruolo del sangue, oggi denigrato se non deriso, come fondamento della famiglia, nucleo della comunità. “La famiglia non è unicamente un gruppo di consanguinei. È un gruppo di individui che si sono trovati uniti all’interno di una società per una più stretta comunanza di idee, di sentimenti e di interessi.” Anche il comunismo sovietico, uscito dalla fase rivoluzionaria, dette a suo modo rilievo all’istituto familiare. Un documento del 1939 del Commissariato Sovietico della Giustizia è illuminante: “lo Stato non può esistere senza la famiglia. Il matrimonio è un valore positivo per lo Stato socialista sovietico solo se la coppia lo considera un’unione per la vita. Il cosiddetto amore libero è un’invenzione borghese e non ha niente a vedere con i principi della condotta di un cittadino sovietico. In più, il matrimonio ha il suo pieno valore per lo Stato solo se c’è la prole e i coniugi sperimentano la piena felicità dell’essere genitori”.
Un brano siffatto non potrebbe essere diffuso oggi senza essere accusato di cripto fascismo e, perché no, di sessismo eteropatriarcale. Dal punto di vista etico, il progressismo a cui si è convertita la nostra società, guidata dalla cultura “di sinistra” ma con le redini saldamente in mano al capitalismo assoluto, è ben peggiore del comunismo. In Italia, ne abbiamo prove schiaccianti: l’oscura vicenda di Bibbiano ha squarciato il velo su soperchierie, ricatti, autentici crimini contro i bambini, sottratti alle famiglie, e contro genitori privati dei diritti da un coacervo di “esperti” e burocrati ideologicamente orientati.
Il loro potere deve essere colpito senza indulgenza e intanto fatto conoscere alla cittadinanza come uno degli elementi più rivoltanti di una sedicente democrazia malata, sempre più proclive a praticare violenza di Stato legalizzata. Proteggere l’infanzia dalle fauci del potere diventa un gesto di libertà, autodifesa, apertura verso il futuro. Siamo entrati a vele spiegate nel sonno della ragione che genera mostri. Perfino il comunismo, che considerava l’intera società una sua proprietà, rispettava, sia pure per interesse, i genitori e il loro ruolo assai più della società falsamente libertaria post 1968 e post 1989.
Abbiamo tutti imparato a guardare il mondo attraverso lo sguardo di chi ci amava e aveva il nostro sangue. Riconosciamo i guasti di famiglie eccessivamente chiuse, ma vediamo i drammi esistenziali di figli cresciuti senza genitori o con genitori assenti. La perdita del padre, della sua autorità naturale, del suo ruolo di prima legge, nonché di protezione e garanzia, è una delle storiche tragedie dell’ultimo mezzo secolo. Lo Stato non è una madre e tanto meno un padre, ma un organismo interessato a riprodurre se stesso manomettendo la libertà, manipolando i cervelli in formazione dei bambini, futuri soldatini del sistema costituito, addestrati al conformismo, scoraggiati al libero pensiero.
[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ color=’23e00d’ bgcolor=’1828db’]“Lo Stato non può esistere senza la famiglia. Il matrimonio è un valore positivo per lo Stato socialista sovietico solo se la coppia lo considera un’unione per la vita. Il cosiddetto amore libero è un’invenzione borghese e non ha niente a vedere con i principi della condotta di un cittadino sovietico. In più, il matrimonio ha il suo pieno valore per lo Stato solo se c’è la prole e i coniugi sperimentano la piena felicità dell’essere genitori.” Documento del 1939 del Commissariato Sovietico della Giustizia.(!!!)[/stextbox]
Tutto questo, per il dominus del nuovo governo Matteo Renzi, proconsole dei poteri forti transnazionali, è un bene e deve essere realizzato sin dall’infanzia, sottraendo i figli alle loro famiglie. Esperimenti della specie, da Platone(4) a Sparta sino al maoismo e alla follia di Pol Pot sono rapidamente degenerati in distopia, tirannia, buio culturale, asfissia morale.
Non vogliamo fanciulli di Stato – di uno Stato privo di autorevolezza, servo di poteri esterni – ma generazioni formate dalla e nella famiglia. Contemporaneamente a Renzi, ci è toccato ascoltare altre castronerie. Beppe Grillo (Genova, 21 luglio 1948), dimentico della sua stessa carta d’identità, ha lanciato la boutade di togliere il voto agli anziani, probabilmente per riguadagnare credito presso i giovanissimi, a cui si fa balenare la possibilità di votare a 16 anni. Giusto l’età di Greta Thunberg, e non deve essere un caso. Manipolate, indottrinate, qualcosa resterà.
Sfidiamo l’impopolarità, ma osiamo affermare che la maggiore età a 18 anni si è rivelata un errore epocale. I giovani vivono esperienze di ogni tipo, specie le peggiori, fin dalla pubertà, ma questo non li ha resi più maturi o responsabili. La maggior parte di loro è dipendente da genitori iperprotettivi, prigioniera di idee preconfezionate assorbite dall’esterno (scuola, amici, cinema, musica), e vive nella fase adolescenziale dell’uniformità. Un gregge da pascolare nei prati indicati dal potere e tenere al riparo da pensieri non conformisti. Vogliono iniziare dai lattanti, ignara carne da cannone del mercato, del consumo, del desiderio, bestiame umano senza identità.
Michel Houellebecq(5), nel suo sulfureo romanzo Sottomissione, immagina che il partito islamico entrato in un governo di coalizione, voglia per sé due soli ministeri, l’Interno e l’Istruzione. Controllo del presente, costruzione del futuro. Non sono diversi i nostri autodefiniti democratici. Il ministro del governo Gentiloni Valeria Fedeli (nessuno ci farà mai scrivere ministra!) presentò un progetto intitolato, nel più plumbeo burocratese, “piano pluriennale di azione per la promozione del sistema integrato di istruzione da 0 a 6 anni”.
[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ color=’23e00d’ bgcolor=’1828db’]Secondo Matteo Renzi:“Tutti devono mandare i figli all’asilo nido, anche coloro che non lavorano”? [/stextbox]
Una sinistra, minacciosa, ulteriore picconata all’educazione nazionale volta all’espulsione della famiglia e al maggior potere di categorie di falsi esperti, veri manipolatori dell’infanzia, nello stile dei piani quinquennali sovietici, i cui fallimenti travolsero l’esperimento collettivista. In Svezia, in ossequio alle follie del gender e ai postulati del politicamente corretto, la scuola pubblica ha inventato un pronome neutro per chiamare i bambini senza riguardo al loro sesso. L’ insegnamento di teorie folli sull’identità sessuale, sulla normalità delle relazioni omosessuali e persino lezioni pratiche di masturbazione sono diventate materie di insegnamento in vari paesi.
La parte dominante della sottocultura contemporanea, promossa dalle centrali tecnocratiche, veicolata dal sistema di comunicazione e concretizzata dai governi di servizio, ha un unico obiettivo: ricostruire, rimodellare la personalità umana in un progetto disgustoso il cui esito è la nascita dell’uomo nuovo, il perfetto servo, consumatore entusiasta, precario della vita, nomade dell’anima, sradicato da se stesso e, innanzitutto, dalle proprie origini, dedito a capricci ribattezzati diritti. Fu Augusto Del Noce(6) a comprendere per primo la deriva in atto, che chiamò “perfettismo”, riconoscendo nella sinistra politica e culturale il vettore di un inedito radicalismo di massa capace di svuotare la dimensione comunitaria, la naturale socialità umana, formattata in un individualismo di tipo nuovo, conformista e gregario.
La deputata democratica Cirinnà, non paga della legge sulle unioni civili, fu una delle più attive a gettare discredito sul Forum delle famiglie di
Verona, inalberando in piazza un cartello in cui Dio, Patria e famiglia erano considerati “una vita di merda”. Espropriare i bambini ai genitori – 1 e 2, mi raccomando – avviati a un premilitare postmoderno h.24, è, al contrario, il paradiso in terra, Alice nel paese delle meraviglie, tra Stregatti e Bianconigli.
Certo, dare in carico alla burocrazia pubblica i piccolissimi renderà più comoda la vita di qualche genitore per caso o suo malgrado, a cui si attaglia un verso del Giusti, uno che non fu mai gradito ai potenti: “i figli, dicono/non basta farli;/v’è la seccaggine dell’educarli”. Ci pensano Renzi, la Cirinnà, gli “esperti” di Bibbiano e mille altre strutture burocratiche, educative, sanitarie che la magistratura dovrebbe indagare e la politica smantellare. Sono una pesante minaccia per il presente e il futuro della nazione. O forse no, giacché ogni accenno a principi non in linea con il verbo nuovo, progressista, libertario e politicamente corretto, è istantaneamente considerato delitto di odio. Lo psichiatra sinistrissimo Luigi Cancrini, già deputato e consulente di governi, ha chiesto l’incriminazione di Giorgia Meloni per aver difeso Dio, Patria e famiglia.
[stextbox id=’info’ mode=’undefined’ color=’23e00d’ bgcolor=’1828db’]Al tempo di Bibbiano, meglio un nonno, una zia o chiunque ami un bambino che lasciarlo nelle grinfie di lupi travestiti da agnelli! [/stextbox]
Per il culturame progre diffondere idee diverse dalle sue è segno di malvagità. I princìpi sgraditi sono odio, dunque vanno repressi penalmente, altro che discussi argomentando. Quello è l’orizzonte che intendono imporre ai nostri figli fin dalla più tenera età. Il corpo dei piccoli non deve essere sotto il controllo di chi li ha messi al mondo, poiché l’obbligo è quello di consegnarli di buon mattino agli “educatori” pubblici per conto del sistema di dominio privato, il Gatto e la Volpe. “Siamo in società, di noi ti puoi fidar”, come canta Edoardo Bennato. Il risultato è sotto gli occhi di chi ha ancora il coraggio di vedere: polli di allevamento ingozzati di cibo, diritti, consumo e narcisismo, irresponsabili e fragili, piume al vento soffiato da un Eolo maggiordomo del potere.
Meglio, si diceva una volta, un cattivo genitore che nessuna famiglia. Al tempo di Bibbiano, Renzi e Cirinnà, meglio un nonno, una zia o chiunque ami un bambino che lasciarlo nelle grinfie dei lupi travestiti da agnelli, con i protocolli delle istruzioni, le linee guida, le riunioni multidisciplinari, gli obiettivi da conseguire per il bonus sullo stipendio, i paroloni inventati dalla lingua di legno che celano l’inganno. Dai frutti riconoscerete l’albero, lo diceva Gesù Cristo, un agitatore del trapassato remoto. Non ci sono neppure più frutti, nel deserto istruito, pedagogicamente e politicamente corretto che avanza.
Tocca rifugiarci in un brano indimenticabile dell’Iliade, un pilastro di tre millenni di civiltà. Ettore è un padre amorevole, oltreché un guerriero coraggioso. Nel dire addio alla moglie Andromaca prima della battaglia, non si rivolge al ministero dell’istruzione o all’amministratore di sostegno, ma prende in braccio il figlioletto Astianatte, lo solleva sopra di sé e prega: “Giove pietoso/e voi tutti, o Celesti, ah concedete/che di me degno un dì questo figlio/sia splendor della patria e de’ Troiani./Forte e possente regnator. Deh/Fate che il veggendo tornar dalla battaglia/dell’armi onusto de’ nemici uccisi/dica talun: non fu sì forte il padre./E il cor materno nell’udirlo esulti.”
Sia proscritto Omero: incitamento all’odio! Il poeta cieco era un arcaico reazionario, o, per dirla con Umberto Eco, un Ur-fascista.
NOTE
- (1) Antonio Gramsci, (Ales, 22 gennaio 1891 – Roma, 27 aprile 1937), è stato un politico, filosofo, politologo, giornalista, linguista e critico letterario italiano. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia, divenendone segretario e leader dal 1924 al 1927, ma nel 1926 venne ristretto dal regime fascista nel carcere di Turi. Nel 1934, in seguito al grave deterioramento delle sue condizioni di salute, ottenne la libertà condizionata e fu ricoverato in clinica, dove trascorse gli ultimi anni di vita. Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo, nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci analizzò la struttura culturale e politica della società. Elaborò in particolare il concetto di egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali a tutta la società, con l’obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, comprese quelle subalterne.
- (2) Ezra Pound (1885-1972) è stato un poeta, saggista e traduttore statunitense, che trascorse la maggior parte della sua vita in Italia. Visse per lo più in Europa e fu uno dei protagonisti del modernismo e della poesia di inizio XX secolo. Costituì, assieme a Thomas Stearns Eliot, la forza trainante di molti movimenti modernisti, principalmente dell’imagismo (a) e del vorticismo (b), correnti che prediligevano un linguaggio d’impatto, un immaginario spoglio e una netta corrispondenza tra la musicalità del verso e lo stato d’animo che esprimeva, in contrasto con la letteratura vittoriana e con i poeti georgiani. Durante gli anni trenta e quaranta espresse ammirazione per Mussolini, Hitler e Oswald Mosley; trasferitosi in Italia nel 1924, sostenne il regime fascista fino alla caduta della Repubblica Sociale Italiana. Catturato dai partigiani, venne consegnato alle forze armate degli Stati Uniti d’America, dove fu sottoposto a processo per tradimento. Dichiarato incapace, fu detenuto tredici anni in un manicomio giudiziario fino a quando, liberato, tornò in Italia dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. (a) L’Imagismo è una corrente letteraria nata e diffusasi negli USA e nel Regno Unito nei primi anni del Novecento. In rottura con la tradizione poetica tardo romantica, l’imagismo sosteneva la necessità di un linguaggio poetico conciso e chiaro, basato sulla precisione e l’immediatezza con cui si presentano le immagini. (b) Vorticismo è un movimento culturale che prende vita in Inghilterra nel 1913, e che nella raffigurazione di forme a vortice vuol esprimere il concetto di energia e di forza inserendo nella pittura movimento e dinamismo.
- (3) Émile Durkheim (Épinal, 15 aprile 1858 – Parigi, 15 novembre 1917) è stato un sociologo, antropologo e storico delle religioni francese. La sua opera è stata cruciale nella costruzione, nel corso del XX secolo, della sociologia e dell’antropologia, avendo intravisto con chiarezza lo stretto rapporto tra la religione e la struttura del gruppo sociale. Durkheim è uno dei padri fondatori della moderna sociologia. È anche il fondatore della prima rivista francese dedicata alla sociologia, L’Année sociologique, nel 1898.
- (4) La pedagogia di Platone. Da La Repubblica scritta approssimativamente tra il 390 e il 360 a.C. I bambini venivano prelevati dopo la nascita dalle famiglie di origine per essere inseriti in asili-nido gestiti dallo Stato. Per i primi due anni di vita essi venivano allattati e allevati da mamme-nutrici; una volta svezzati iniziava la prima fase dell’educazione costituita dall’ascolto della musica e lettura di fiabe (censurate in modo che non potessero far nascere nei bambini rappresentazioni fuorvianti della realtà). A sette anni inizia invece il percorso educativo vero e proprio, la cui prima fase proseguirà fino al compimento dei diciotto anni. In questo periodo i giovani studieranno musica (questa disciplina anticamente faceva riferimento a tutte le arti tradizionalmente collegate alle Muse, per cui musica strumentale, canto, declamazione, poesia) e ginnastica (dove grande spazio veniva lasciato all’addestramento militare con attività quali la scherma, la corsa a piedi o a cavallo, la marcia di resistenza, o il tiro con l’arco e via di seguito). Platone suggerisce che questo processo educativo non sia appannaggio esclusivo degli uomini ma sia aperto anche alle donne. Riteneva infatti che non ci fosse nessuna ragione logica per escludere la popolazione femminile dal percorso formativo degli uomini. Con l’esclusione forse dei compiti più pesanti una donna poteva assumersi tutte le responsabilità e gli incarichi degli uomini. Dai diciotto ai venti anni, Platone inserì due anni di formazione militare (l’efebìa) volta a fortificare il corpo e il carattere dei giovani. Molti degli studenti si fermavano a questo livello, diventando soldati, mentre pochi altri proseguivano il loro iter formativo per raggiungere le più alte vette del dominio della ragione. Dai venti ai trent’anni questi giovani eletti si dedicavano allo studio della disciplina formale (concetto introdotto da Platone, secondo il quale per studiare i concetti non legati unicamente alla fisicità ma al mondo delle idee – come, per esempio, la matematica, la fisica, l’astronomia – occorre prescindere dal mondo materiale e studiare i concetti astratti che stanno alla base di tali discipline) dedicandosi prevalentemente allo studio della matematica, intesa come sistemazione razionale del vero. I reduci da un’ulteriore selezione proseguivano gli studi dedicando gli anni tra i trenta i trentacinque allo studio e all’applicazione della dialettica (discussione e contemplazione della verità razionale pura). Seguivano quindi quindici anni circa di tirocinio svolto partecipando più o meno attivamente alla vita sociale della polis. Raggiunta la soglia dei cinquant’anni lo “studente” poteva dire di aver raggiunto la fine del suo cammino formativo e sentirsi pronto ad applicare quanto appreso alla gestione del governo. (N.d.C.)
- (5) Michel Houellebecq (Saint-Pierre, 26 febbraio 1956[1]), è uno scrittore, saggista, poeta, regista e sceneggiatore francese. L’autore, spesso assimilato al movimento anglosassone detto di Anticipazione sociale, è considerato uno dei più rilevanti scrittori della letteratura francese contemporanea. Si è segnalato anche come critico letterario e per le sue prese di posizione critiche sull’Islam. I suoi libri sono tradotti in italiano da Bompiani, che ha inoltre raccolto in due volumi la sua opera omnia. «La totalità degli animali e la schiacciante maggioranza degli uomini vivono senza mai provare il minimo bisogno di giustificazione. Vivono perché vivono, tutto qua, è così che ragionano; poi immagino che muoiano perché muoiono, e che questo, ai loro occhi, concluda l’analisi.» (M. Houellebecq, Sottomissione, p. 43)
- (6) Augusto Del Noce(1910-1989). È stato un politologo, filosofo e politico italiano. È stato titolare della cattedra di “Storia delle dottrine politiche” all’Università La Sapienza di Roma. Studioso del razionalismo cartesiano e del pensiero moderno (Hegel, Marx), analizzò le radici filosofiche e teologiche della crisi della modernità, ricostruendo con cura le contraddizioni interne dell’immanentismo. «Certo i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.» (da Risposte alla scristianità, articolo apparso su Il Sabato il 7 giugno 1985).
- Fonte: Wikipedia.
Immagine: Pierre-Auguste Renoir, bimbo con i giocattoli (1895)