Missili in scena, verità sotto terra e fumo negli occhi: il grande show di Trump.
I FUOCHI ARTIFICIALI DEL PADRINO
Il Simplicissimus
A Trump piacciono i fuochi artificiali, è più forte di lui. E soprattutto sa che lo spettacolo mette paura, più che ai nemici agli amici, i quali subito accorrono a magnificare le gesta del padrone e la sua generosa offerta pirotecnica. Ma finito il rumore rimane solo il fumo acre e l’odore di polvere da sparo, la terribile desolazione della violenza inutile. Perciò se vi state preoccupando, non è proprio il caso: le centrali di arricchimento iraniane bombardate a quanto pare, dalle immagini satellitari, hanno subito danni relativi all’esterno e dunque si può tranquillamente presumere che la parte sotterranea sia intatta. Inoltre, gli awanna ganassa si sono ben guardati dal colpire il reattore nucleare di Bushehr, perché lì c’è la contraerea russa con gli S400 e ogni attacco contro di essa sarebbe un attacco diretto contro la Russia. Per la stessa ragione non sono stati bombardati i siti di altre due centrali nucleari che Mosca sta costruendo in Iran. (Nota Redazionale)
Trump non è nuovo a queste azioni dimostrative la cui essenza è quella di essere gratuite, stupide e segnate dall’ingiustizia: nell’aprile del 2017 lanciò una cinquantina di missili da crociera contro la base aerea siriana di Shayrat per punire Assad dell’uso di armi chimiche che tuttavia i siriani non avevano mai usato. Badate, esse furono usate dai terroristi moderati dell’Occidente, come si è poi saputo, ma il castigo serviva a rafforzare la narrazione menzognera. La stessa cosa accadde nell’aprile dell’anno seguente in cui, con l’aiuto dei volenterosi francesi e britannici vennero lanciati 105 missili contro tre presunti impianti siriani per la produzione di armi chimiche. Trattandosi di obiettivi di fantasia si trattò di una pagliacciata, nel senso vero e proprio visto che i francesi non persero l’occasione di fare la loro porca figura, visto che molti dei loro missili nemmeno riuscirono a partire e altri vagarono chissà dove. Con Macron la figura di merda è assicurata. In ogni caso dal momento che sia russi che siriani furono avvisati dell’azione con ampio anticipo, si trattò di una pura azione dimostrativa, priva di alcun senso militare, anche perché gli obiettivi dichiarati semplicemente non esistevano.
Anche in questo caso abbiamo i segnali di una totale demenza. Inizialmente Trump aveva posto un ultimatum di 48 ore prima di bombardare, poi aveva rimandato l’azione di due settimane e infine, nella paura di essere considerato un debole, ha agito in maniera precipitosa: è affetto da senilità galoppante o da una sindrome compulsiva, nella quale l’improvvisazione sostituisce la ragione e l’inganno la giusta causa. In due parole è un debole stizzoso. E basta leggere cosa ha detto subito dopo l’azione per rendersi conto che proprio non sta bene “Stasera posso annunciare al mondo che gli attacchi sono stati uno spettacolare successo militare. Gli impianti di arricchimento nucleare dell’Iran sono stati completamente e totalmente distrutti. L’Iran, il bullo del Medio Oriente, deve ora fare la pace. Se non la fa, gli attacchi futuri saranno molto più gravi e molto più facili”. Parola di un top gun mancato.
Ma sì, lasciamo che questo idiota frigga nella sua vanagloria. Non si è nemmeno accorto che adesso l’Iran, aggredito da quella che viene considerata la maggior potenza militare al mondo, ha tutte le giustificazioni di fare ciò che Trump voleva impedire, ovvero dotarsi di armi nucleari, mentre Russia e Cina non hanno più problemi a scendere in aiuto dell’aggredito. In ogni modo Teheran può stipulare con Russia e Cina contratti per la ricostruzione dei siti di arricchimento e a quel punto colpirli significherebbe la guerra nucleare generalizzata. Insomma, Trump si appresta a diventare un ostaggio della sua stessa politica innescando una logica nella quale sarà costretto al confronto totale. L’Iran ha già risposto con un lancio di missili su Israele, spegnendo la tracotanza di Washington e mettendo la Casa Bianca in una posizione difficile. Il fatto è che gli Usa imperialisti si stanno trasformando in una nazione gangster, un processo che va avanti da molto tempo, ma che adesso è diventato conclamato non foss’altro perché Trump sembra fare l’imitazione del Padrino con le offerte che non si possono rifiutare.

claudio rossi
24 Giugno 2025 a 8:19
Caro inchiostro nero, ti leggo volentieri per la ricchezza degli spunti “critici” che però sono ormai tanti da risultare inutili : chiunque potrebbe aggiungere i suoi personali e aumentarne il numero. Epoi? Aumentano i tifosi, di questo o quel papa, di questo o quel presidente: e poi? Alla fine la critica diventa la più inconcludente e infatti quasi tutti i critici prima o poi scopri dove mangiano, e quei pochi che non mangiano tacciono: l’azione è impossibile e la critica inutile.A questo punto occorre solo attendere, ma attendere significa “saper attendere”: per esempio uno come Trump. Chi è Trump? Non un idiota come dicono tutti i critici del mondo(sic) ma il risultato di mezzo secolo di “idioti”(nel senso dell’etimo): nella inamovibile palude (in cui sono compresi tutti i critici) Trump ha gettato il sasso e per la prima volta se ne sente il lezzo. Le motivazioni di Trump mi interessano fino ad un certo punto, ma la mia critica a Trump non collima certo con quella dei “critici” rintanati da sempre nella palude : i giudizi frettolosi su Trump odorano tanto di palude.
Riccardo Alberto Quattrini
24 Giugno 2025 a 10:45
Caro lettore,
ti ringrazio per aver letto e per aver dedicato tempo a una riflessione che — pur pungente — offre uno spunto importante.
Hai ragione quando dici che la critica, da sola, non salva il mondo. Ma non è questo il compito della scrittura. La parola — soprattutto quando è cosciente della propria inutilità concreta — può ancora accendere visioni, rompere le incrostazioni del senso comune, suggerire spiragli dove la realtà sembra cementata.
Non mi interessa fare il tifo, né per Trump né contro: il testo non è un manifesto. È una radiografia, magari impietosa, di un modo di agire e comunicare il potere. Se l’odore di palude, come dici tu, pervade anche la critica… ebbene, forse è proprio lì che dobbiamo respirare a fondo e scrivere lo stesso, perché l’alternativa è il silenzio.
Attendere sì, ma senza smettere di vedere. Senza smettere di raccontare. Anche quando pare inutile.
Con rispetto,
L’amministratore
claudio rossi
24 Giugno 2025 a 17:28
Capisco che non ci siamo capiti: Trump è l’ineluttabile destino della crisi di un asfittico occidente che non si salverà certo criticando Trump. In nome di che cosa ,poi, di chi lo ha preceduto? O forse in nome di una Europa che da mezzo secolo fa finta di esistere e non c’è?La via aperta da Trump può piacere o non piacere ma di certo è una via, è cioè il sasso nello stagno che fa “gracidare tutte le ranocchie” in modo impazzito , il sasso che fa dire che “il re è nudo”, il sasso che costringe tutto il mondo a “decidere”. C’è chi spera che dietro Trump ci sia una grande idea globale (nel senso di no-global) e c’è chi ha già deciso che Trump è solo idiota nel senso offensivo: io che sono” critico-critico” attendo, so attendere, prima di dare giudizi e penso che Trump può essere una delle due cose o anche altro , ma di certo è figlio di ciò che lo ha preceduto e che non poteva più essere così. E’ la crisi di una certa democrazia , di una certa cultura, di una certa economia, di una certa informazione e,direi , di un certo “uomo” che da troppo tempo chiacchera di tutto ma non vede se stesso. Il sasso è rischioso, lo ammetto, ma vedrete che questo uomo saprà digerire anche questo : magari criticandolo un pò. Comunque, auguri.