”Però anche i giornalisti della Busiarda ci mettono del loro
I GIORNALISTI DELLA BUSIARDA MINACCIANO SCIOPERI
E SOGNANO DI ESSERE UNA NAVE CORSARA…
A inizio settembre i lettori della Busiarda (la Stampa di Torino) potrebbero dover fare a meno del quotidiano della famiglia Elkann per 5 giorni. Il Comitato di redazione ha infatti minacciato lo sciopero per protestare contro il direttore Massimo Giannini che, tra una comparsata e l’altra in tv per mettere in guardia contro il fascismo di ritorno, riesce anche ad occuparsi del quotidiano che dirige. E provoca danni.
Questa volta la protesta riguarda la decisione di togliere ai giornalisti della Busiarda il compito di occuparsi delle pagine dei quotidiani del gruppo nel Nordest. Giornali destinati alla vendita, peraltro. E le cui pagine nazionali saranno realizzate dall’Ansa mentre i giornalisti della Busiarda che se ne occupano verranno destinati ad altro incarico. Ovviamente senza consultarli e senza condividere con loro percorso e mansioni. Ipse dixit. Basta con queste manie assembleari post sessantottine. Il compagno direttore ha diritto di vita e di morte sulla redazione.
E poi si possono sempre utilizzare i giornalisti in esubero per controllare che gli articoli siano sempre politicamente corretti, rispettosi dei generi, dei colori, delle differenti abilità etc etc. E le notizie? Quelle non hanno più importanza.
D’altronde il processo di cambiamento in atto non è più arrestabile. Basta un’agenzia di stampa per notizie tutte uguali in tutti i giornali. E poi basterebbe affidare la direzione ad un programma di intelligenza artificiale. Con il rischio che il giornale migliori e che l’emorragia di lettori si interrompa.
Però anche i giornalisti della Busiarda ci mettono del loro. Il comunicato del Cdr termina con totale sprezzo del ridicolo: “La nostra nave oggi alla deriva deve tornare a essere l’imbarcazione corsara e agile prospettata dal direttore Massimo Giannini al momento del suo insediamento”. Ma davvero qualcuno di loro ci crede?
Oddio, anche a Repubblica (stesso gruppo editoriale) avevano creduto al direttore Molinari che aveva rifiutato di pubblicare la protesta del Cdr contro l’articolo snob di Alain Elkann, padre del padrone del quotidiano. Molinari si era però impegnato a pubblicare una serie di articoli di taglio diverso sul medesimo tema. E lo ha fatto subito. Con un intervento a difesa di Elkann e che, immancabilmente, terminava spiegando che al padre del padrone era andata bene poiché avrebbe anche potuto essere aggredito dai giovani maleducati, espressione del nuovo fascismo. Basta la parola magica, fascismo, e lo snob in completo di lino diventa un martire della nuova resistenza.