Amélie Nothomb torna con una storia d’amore nero in cui tocca le corde più intime del desiderio, là dove è difficile distinguere l’amore dal suo riflesso malato, e dove vincere o perdere diventano l’unica ragione per cui vale la pena vivere.

“Un romanzo che si legge come una favola e si gusta come un dolce” – Paris Match

“Nothomb, zucchero puro” – L’express.

   Può una vendetta realizzarsi nell’arco di una vita intera? Dominique conosce Claude sulla terrazza di un caffè il 12 settembre 1970, e da quel giorno la sua vita non sarà più la stessa. Il destino ha fatto incontrare due persone dai nomi epiceni, maschili e femminili insieme, e una coppa di champagne, un flacone di Chanel n° 5 e la promessa di trasferirsi a Parigi bastano a sedurre la giovane donna. Ma con la nascita di Epicéne, la figlia tanto desiderata, qualcosa di oscuro rompe l’idillio… Amélie Nothomb torna con una storia d’amore nero in cui tocca le corde più intime del desiderio, là dove è difficile distinguere l’amore dal suo riflesso malato, e dove vincere o perdere diventano l’unica ragione per cui vale la pena vivere.

Una commedia feroce: nel suo romanzo numero 27, Amélie Nothomb si diverte con una storia che racconta una vendetta lunga una vita, un piano architettato nei minimi dettagli da uno dei protagonisti, pronto a sacrificare tutto e tutti pur di vincere. La trama parte da un incontro, quello tra Dominique e Claude, due persone dai nomi epiceni, ovvero che hanno un’unica forma per il maschile e il femminile. Lui la seduce con una coppa di champagne e la promessa di trasferirsi a Parigi. Si sposano e nasce la loro figlia, Épicène: ma mentre emerge il lato più oscuro dell’uomo, la piccola cresce capendo presto di non essere amata e coltivando a sua volta l’odio.

 

La trama del romanzo.

Dominique e Claude si incontreranno casualmente (o forse grazie al destino) in un caffè. Ad unirli soltanto quella strana coincidenza: i loro nomi epiceni. Nomi che non specificano il sesso della persona. Così assistiamo alla nascita di una relazione. Dominique è una ragazza molto riservata, timida e l’inquietudine si impossessa di lei subito: chi è quell’uomo? Perché la vuole sposare?

Ma le difese e i dubbi della ragazza capitolano di fronte all’esagerata confezione regalo di Chanel 5. I mesi passano, così come gli anni. Claude è un uomo di successo ma è praticamente impenetrabile agli occhi della moglie prima, e della figlia poi. Sì perché il desiderio di Claude è avere un figlio, anche più di uno.  Continuando a leggere pagina dopo pagina, ci si rende conto che sarà impossibile staccarsi, con il cuore che batte sempre un po’ più forte. Il quadretto che ci presenta Nothomb è inquietante e si ha la certezza che accadrà qualcosa di brutto, solo che non sappiamo cosa o quando.

 

Come inizia. 

  Non gli passa.

   È difficile che la collera passi. Esiste il verbo incollerirsi, far montare dentro di sé la collera, ma non il suo contrario. Perché? Perché la collera è preziosa, protegge dalla disperazione.

   Tre ore prima, nessun uomo al mondo era più felice di lui

   – Sei bellissima. Di fronte a te qualsiasi altra donna sembra brutta. Anzi, no. Di fronte a te le altre donne scompaiono.

   – Dovrai farci l’abitudine, temo.

   – Cinque anni che facciamo l’amore e non era mai stato così bello come oggi. Conosci per caso un’altra storia come la nostra?

   – No.

   – Ti chiami Reine. All’inizio questo nome mi terrorizzava. Adesso non potrei sopportarne uno diverso per te. Reine, regina, sei talmente tu. Resta tra le mie braccia, amore mio.

   – Non posso.

   – Dove vai?

   – A sposarmi.

   – Molto divertente.

   – Non scherzo. Mi sposo con Jean-Louis tra due giorni.

   – Cosa stai dicendo?

   – Jean-Louis. Lo conosci.

   – Ma sono io l’uomo che ami. Sono io quello che vuoi sposare.

   – Quando i miei genitori hanno messo su famiglia, si amavano follemente. Hanno avuto una vita mediocre. Adesso mia madre fa da serva a mio padre. Non è cosa per me.

   – Insieme a me non avrai una vita mediocre.

   – Stiamo insieme da cinque anni. A parte l’amore, non sei stato capace di fare granché.

   – Non te ne sei mai lamentata, direi.

   – Non essere volgare. Jean-Louis diventa adesso il vicepresidente di una grande società di elettronica. Mi porta a Parigi.

   – Parigi!

   – Sì, Parigi. L’eccellenza, la bella vita. Quello che ho sempre sognato. Quante volte ti ho detto che volevo andarmene da questo paesotto?

   – Ti ricordo che ho soltanto venticinque anni.

   – Io invece ne ho già venticinque. Sono stanca di aspettare.

   – Jean-Louis lo sa che esisto?

   – Come potrebbe ignorarlo?

   – E non gli dà fastidio?

   – Tu appartieni al passato.

   – Al passato! Non più tardi di mezz’ora fa facevamo l’amore come dèi!

   – Era l’ultima volta.

   Reine finì di vestirsi in silenzio.

   – Amore mio, non è possibile. Dimmi che è soltanto un maledettissimo brutto sogno, uno scherzo atroce, una provocazione.

   – È la verità. Addio.

   Rimasto solo, sceglie la collera. Per nutrirla, decide di vendicarsi. Uccidendo Reine? Certamente no. Gli si ritorcerebbe contro.

   Soprattutto vuole che Reine soffra. Che soffra quanto soffre lui.

   Non gli passerà mai.

 

Seduta ai tavolini all’aperto del suo caffè preferito, Dominique assaporava quel sabato pomeriggio. Amava il sole di settembre che la riscaldava senza scottarla.

   Segretaria in una società di import-export, andava molto fiera del suo lavoro. Il padre faceva il pescatore, la madre la casalinga. “Sei una donna indipendente, tesoro mio” le aveva detto quest’ultima. “Complimenti!”

   A venticinque anni guardava al futuro con fiducia. Non le dispiaceva stare da sola. L’amore sarebbe venuto a tempo debito. Quando vedeva certe amiche sposate e con figli, era felice di non aver fatto come loro. Accasata, che sorte sinistra!

   Non si accorse dell’uomo che, al tavolino accanto, era intento a fissarla.

   – Buongiorno, signorina. Posso offrirle da bere?

   Dominique non seppe cosa rispondere. L’uomo prese il suo silenzio per un assenso e si sedette di fronte a lei.

   – Cameriere! Dello champagne.

   – Due coppe?

   – Una bottiglia. La migliore che avete.

   Il cameriere portò un Deutz e riempì due calici.

   – Ha qualcosa da festeggiare? – chiese la giovane donna.

   – Il nostro incontro.

   Brindarono. Dominique non aveva mai bevuto uno champagne importante e si commosse nel trovarlo così buono

   .– Come si chiama?

   – Claude. E lei?

   Rispose che si chiamava Dominique e da cinque anni lavorava come segretaria da Terrage. Poi tacque perché lui non sembrava ascoltarla.

   – Di cosa si occupa? – finì per chiedergli.

   – Tra poco andrò a Parigi per mettere in piedi una società – rispose lui con il tono evasivo di chi non vuole dilungarsi troppo sull’argomento.

   Quell’uomo la inquietava un po’, non sapeva perché. Si calmò pensando che dopotutto era lui che l’aveva abbordata. Cosa importava se rimaneva deluso?

   – Lei è davvero incantevole, Dominique.

   Il sorso di champagne le andò per traverso, ci mancò poco che soffocasse.

   – E scommetto di non essere il primo a dirglielo.

   Sì invece, lo era. Fino ad allora non se lo era sentito ripetere che da sua madre e proprio per questo non aveva preso la cosa molto sul serio.

   – Non so che dire, signore.

   – Mi chiami Claude. Abbiamo la stessa età.

   – Ma non sono certo un imprenditore, io.

   – È solo un dettaglio senza importanza. Mi piacerebbe rivederla.

   Insistette per avere il suo numero di telefono. Dominique glielo diede a malincuore e si alzò in tutta fretta per dissimulare l’imbarazzo.

 

Fosse stata una ragazza normale, avrebbe chiamato un’amica per raccontarle l’accaduto. Ma in lei abitava da sempre una vergogna che non sapeva spiegare. Parlava così poco di questa sensazione da ignorarne perfino il nome: si trattava semplicemente di un complesso.

   Sapeva solo che le altre ragazze non ne soffrivano. Al lavoro, aveva colleghe esuberanti abituate alle chiacchiere dei seduttori. A lei nessuno diceva quelle cose, e ne aveva dedotto di non essere bella. In realtà, se nessuno la corteggiava, era perché la gente percepiva il suo problema a distanza.

   Quest’uomo – Claude, era il caso che si abituasse a chiamarlo così – invece non l’aveva avvertito. Raccolse tutto il suo coraggio per andare a guardarsi allo specchio. “Incantevole” aveva detto. Che cosa aveva visto in lei?

   Rifletté. Un imprenditore non ha ragione di mentire a un’oscura segretaria. Non si era comportato come un uomo in cerca di un’avventura. “Aspettiamo che mi telefoni” pensò.

   Trascorse una settimana. “Avrei dovuto capire che non si trattava di una cosa seria. Meno male che non ho parlato con nessuno di questa storia.”

 

– Pronto, buonasera, potrei parlare con Dominique, per favore?

   – Sono io.

   – Come sta? Sono Claude.

   – Pensavo si fosse dimenticato di me.

   – Lei non è certo una persona di cui ci si può dimenticare. Mi perdoni per aver tardato a chiamarla. Sono dovuto andare a Parigi per regolare delle questioni essenziali per la mia società. È libera questa sera?

 

Al ristorante Claude ordinò anche per lei. Dominique si stupì di esserne felice, oltre che sollevata – temeva di non scegliere piatti abbastanza raffinati.

   – È molto elegante – le disse con l’aria di chi se ne intende.

   Dominique riuscì a non arrossire. “Devo trovare il modo di far parlare lui,” pensò “altrimenti non ne esco viva.”

   – Come si chiama la sua società? – chiese.

   – È la filiale parigina della società Terrage. Si occupano di import-export.

   Dominique rise.

   – Sapevo che non mi stava ascoltando l’altro giorno, altrimenti avrebbe notato la coincidenza. Io lavoro per loro.

   – Da Terrage? Incredibile!

   Gli chiese il nome dei suoi collaboratori. Claude rispose che a parte l’amministratore delegato non aveva altri interlocutori. Dominique sentì allora il suo complesso toglierle il fiato impedendole quasi di respirare, e cambiò discorso:

   – Le piace Parigi?

   – Ho sempre desiderato viverci. C’è una tale energia in quella città.

   – Non ci sono mai stata.

   – La adorerà.

   – Per adorarla dovrei prima andarci.

   – Quando saremo sposati, non avrà altra scelta che vivere lì.

   Dominique posò forchetta e coltello, fece un respiro e disse:

   – Non mi piace che mi si prenda in giro.

   – Sono molto serio. Dominique, vuole diventare mia moglie?

   – Ma se neppure mi conosce.

   – Ho saputo che lei era quella giusta fin dal primo sguardo.

   – A quante altre donne ha già fatto questo simpatico scherzo?

   – Lei è la prima.

   Dominique si alzò tremando.

   – Non mi sento bene. Voglio tornare a casa.

   – Ma non ha mangiato nulla.

   – Non ho fame.

   Claude la seguì fuori del ristorante.

   – Posso riaccompagnarla?

   – Non è il caso, e grazie per l’invito.

   Camminò in fretta e constatò con sollievo che lui non la stava seguendo. Ma che gli saltava in mente, a quel tipo? Era completamente fuori di testa per comportarsi così?

   L’aria pungente dissipò il suo malessere. Provò la gioia della preda vittoriosa, appena a casa si mise a letto e sprofondò in un sonno senza sogni.

 

L’indomani mattina, sentì squillare il telefono.

   – Dominique? Mi sono comportato come un bruto. Come posso farmi perdonare?

   – Lasciandomi tranquilla.

   – Capisco. Le do il mio numero. Sarà lei a chiamarmi, se e quando ne avrà voglia.

   Dominique lasciò che le dettasse il numero, fermamente decisa a non servirsene.

 

Ogni domenica andava a pranzo dai genitori. Sulla strada si fermò in pasticceria e comprò un Paris-Brest.

   Il pranzo si svolse senza particolari intoppi. Figlia unica, Dominique aveva ereditato dal padre l’indole taciturna e dalla madre la pacatezza. Quest’ultima, nondimeno, guardò a lungo il viso della figlia.

Continua a leggere…

L’autrice.

Amélie Nothomb.

Laureata in filologia romanza all’università di Bruxelles, figlia di una famiglia di diplomatici belgi di nobili origini, è nata nel 1967 Kobe, in Giappone. Poi ha vissuto in Cina, in America e in altri Paesi del Sud-est asiatico. A 21 anni torna in Giappone e lavora per un anno in una grande impresa giapponese, con esiti disastrosi e ironicamente raccontati in Stupore e tremori. Rientrata in Francia, propone un suo manoscritto a una solida e storica casa editrice, Albin Michel. Igiene dell’assassino che esce il 1° settembre del 1992 e conquista subito molti lettori.

Da allora pubblica un libro l’anno, scalando a ogni nuova uscita le classifiche di vendita. Ha ottenuto numerosissimi premi letterari tra cui il Grand Prix du roman de l’Académie Française e il Prix Internet du Livre per Stupore e tremori, il Prix de Flore per Né di Eva né di Adamo ‒ da cui nel 2015 è stato tratto il film Il fascino indiscreto dell’amore di Stefan Liberski ‒ e due volte il Prix du Jury Jean Giono per Le Catilinarie e Causa di forza maggiore.

Oggi vive tra Parigi e Bruxelles.

 

 

  • I nomi epiceni
  • Amélie Nothomb   
  • Traduttore: Isabella Mattazzi
  • Editore: Voland
  • Formato: EPUB
  • Compatibilità: Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
  • Dimensioni: 331,33 KB
  • Pagine della versione a stampa: 109 p.

 

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