La globalizzazione non funziona più

I PAESI POVERI SONO ANCORA PIÙ POVERI. E L’OCCIDENTE HA PAURA

CHE L’INDIA POSSA GUIDARLI


La grande illusione, o la grande truffa, della globalizzazione non funziona più. Ed a sostenerlo è proprio la Banca Mondiale, organismo al servizio degli interessi dell’Occidente collettivo. Secondo la Banca, infatti, metà dei Paesi più poveri del mondo – i Paesi Ida, che possono ottenere prestiti a tasso zero – si sono ulteriormente impoveriti negli ultimi anni. Ovviamente ci si guarda bene dal riconoscere che si tratta delle conseguenze inevitabili del sistema sanzionatorio messo in atto dagli Usa e dai maggiordomi europei.

Narendra Modi festante tra la folla

Sanzioni contro la Russia, certo, ma anche contro l’Iran, contro la Cina, contro il Venezuela e prima ancora contro Cuba. E poi la Libia, la Corea del Nord, l’Afghanistan. E contro chiunque faccia affari con i Paesi sanzionati solo perché non si allineano ai voleri di Washington o di Wall Street.

Gli effetti sono evidenti. L’Europa si è fermata, la Cina ha rallentato, i Paesi poveri sono ancora più poveri. Ed ora gli oligarchi che controllano la produzione ed il commercio mondiale cominciano ad avere qualche dubbio sul funzionamento del sistema. E qualche timore sulle conseguenze geopolitiche.

In particolare, si guarda all’India, impegnata nelle più grandi elezioni politiche al mondo, destinate a confermare Narendra Modi alla guida del Paese più popolato. I media occidentali hanno sempre sottolineato la profonda differenza tra Nuova Delhi e Pechino, con un’India che non ha mai rinnegato la storica amicizia con la Russia pur essendo vicina all’Occidente collettivo. Però ora temono che Modi, rigorosamente indù, voglia approfittare del successo per imporre una linea molto più nazionalista. E se in contrasto con Pechino, l’Occidente festeggia.

Il Taj Mahal

Ma la grande paura è che l’India voglia un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. E per farlo non può aggiungersi all’elenco dei maggiordomi europei di Washington. Non può rassegnarsi ad essere una sorta di Canada asiatico. O di Australia. Dunque, Modi potrebbe puntare ad essere l’aggregatore di tutto il Sud globale. A danno della Cina, indubbiamente. Ma soprattutto contro l’Occidente collettivo che è il responsabile della povertà mondiale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché i confini con la Cina rappresentano un ostacolo ad una alleanza tra Pechino e Nuova Delhi, ma uno sguardo mondiale può anche accantonare momentaneamente la definizione dei confini fisici per puntare alla definizione delle sfere di influenza a livello globale.

Ala.de.granha
Enrico Toselli

 

 

 

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