Quando parli di Forte dei Marmi la memoria corre ai luoghi del piacere, agli indirizzi del divertimento di qualità, alle atmosfere da Sapore di mare… Un locale entrato nella leggenda della Dolce vita.

 

 

La Capannina negli anni ’50

Quando parli di Forte dei Marmi la memoria corre ai luoghi del piacere, agli indirizzi del divertimento di qualità, alle atmosfere da Sapore di mare. E lì, nell’infinito mondo delle sabbie nobili, lo sguardo sfuma nella quieta bellezza di un indirizzo che si è fatto storia: la Capannina, meta irrinunciabile del divertimento da tutto esaurito. Un locale entrato nella leggenda della Dolce vita.

Aperta dal 1929, oggi la Capannina si fregia del titolo del più antico locale notturno ancora attivo, e il suo deus ex machina a partire dal ’77 nel frattempo diventato Grande Ufficiale della Repubblica, col volume “Così ho sedotto la notte(L.C.)  ripercorre per la prima volta la sua storia professionale iniziata all’alba degli anni Sessanta a Castelfranco di Sotto (Pisa), in un racconto che fotografa il nostro Paese attraversando generi musicali, mode e tendenze, con testimonianze inedite e ricordi condivisi.

Achille Franceschi

Intere generazioni sono cresciute nelle sue serate fatte di aperitivi, sala per il gioco del bridge, cene pasteggiate a champagne, musica dal vivo, orchestre e stelle. Una colonna sonora in purissimo stile anni Sessanta, ma non un revival, perché alla Capannina del Forte quell’epoca non è mai tramontata. Un capanno per gli attrezzi dei pescatori che Achille Franceschi, nel 1929, volle trasformare in una metafisica casa sulla spiaggia per aristocratici e industriali. La Capannina è di fatto il più antico locale da ballo del mondo.

È sempre Gherardo Guidi che ricorda:

«Ray Charles mi raccontò di quando aveva perso la vista, mentre il fratello affogava in una profonda pozza». Le confidenze degli Agnelli, i Moratti, «Qui si concludevano accordi con la stretta di mano», e poi segreti, amori, tradimenti. «Portai in Versilia i primi Dj e fui criticato perché stavo svilendo l’immagine del locale». E poi Sapore di mare, il film dei fratelli Vanzina. Le notti di Renato Zero e Grace Jones. Briatore che balla su un tavolo invitato a “mantenere uno stile consono al locale” E una delle ultime uscite di Oriana Fallaci.

Quello delle quaranta primavere alla tolda di comando da parte di Gherardo Guidi, il signore della notte. «Sembra ieri e in un amen eccomi qui», sorride sornione mentre culla con lo sguardo questo tempio della musica danzante. «Ho preso la Capannina nel 1977. In realtà il mio obiettivo era la Bussola, la mitica Bussola di Bernardini (che pure si assicurerà all’alba degli anni ’80, ndr). Ma la sorte ha voluto così e certo non posso lamentarmi. Un caro amico dice che così ho sedotto la notte». La storia personale di Guidi è legata a doppio filo a quella del divertimento estivo di intere generazioni: una storia che inizia con la capacità di portare nella provincia pisana i primi mostri sacri dello spettacolo, da Mike Bongiorno a Gino Paoli. Un percorso che tocca la Versilia del 1970, al Carillon di Marina di Pietrasanta con le gemelle Kessler, approda a Firenze dove la provocazione ha il volto di Renato Zero e Amanda Lear, poi regala serate indimenticabili nella Bologna dei cantautori. Ma è il 1977 l’anno della svolta: nel momento in cui la famiglia Guidi rileva la Capannina esplode la disco-music. Nel locale che ha ospitato i nomi più grandi dello spettacolo internazionale torna Ray Charles, personaggio cui Gherardo è molto legato: «Ricordo che per arredare l’ufficio in Capannina avevo piazzato un vecchio organo Hammond preso a Londra», racconta «e quando Ray venne da me glielo descrissi, dicendo che ormai non funzionava più. Si sedette e cominciò a suonarlo, ringraziandomi». Insieme a lui arrivano Gloria Gaynor, Grace Jones ed Amii Stewart: in un rapido crescendo Forte dei Marmi torna ad essere il faro della notte, mentre Guidi si assicura un altro mito della Versilia, la Bussola.

Carlo Carrà un suo dipinto

 

La terra di Versilia, protetta dalle Apuane, accarezzata dal Maestrale, vive di spazi che si allungano all’infinito, i silenzi ispirano gli artisti e i ricordi si uniscono a

Repaci e Pasolini

tradizioni fatte di ospitalità e l’irrinunciabile mercatino del mercoledì. Il mare d’inverno è una poesia fatta di ricordi. Le biciclette tracciano la rotta del benessere tra il Quarto Platano caro a Carlo Carrà pittore futurista e del grande scrittore e saggista Leonida Repaci, le vette candide dei marmi michelangioleschi e il pontile più fotografato d’Italia. Nel mezzo lei, la signora del mare.

«È forse la stagione dell’anno che amo di più», racconta Guidi «È il periodo che dedico alla ricostruzione di una storia personale che è diventata di tutti, un lungo racconto che vorrei destinare ai più giovani perché sappiano apprezzare meglio il divertimento e le regole di una gestione». Se cerchi informazioni su questo non-luogo finisci sempre con il ripartire da racconti che parlano dell’idrovolante di Italo Balbo che ammarava al largo del Forte, mentre un bagnino si affannava a raggiungerlo sul pattino per fargli servire una bevanda fresca preparata dal barman della Capannina. Ma c’è sempre qualche rimpianto. Guidi non ha dubbi: «Ella Fitzgerald», sospira «cui feci la corte per diversi anni. La prima volta a Los Angeles il suo manager Norman Granz, mi disse che l’artista ne sarebbe stata felice ma non stava bene e avrebbe rinviato all’anno seguente. Riprovai l’anno dopo, mi rispose che Ella stava ancora peggio, con un diabete in fase avanzata. Quando il terzo anno mi disse che le avevano amputato una gamba, capii che non ce l’avrei più fatta a portarla in Versilia. Oppure nel 1984 arrivai a Yves Montand, ma sebbene fossi disposto a non badare a spese pur di averlo, mi sentii rispondere che lui, scappato con la famiglia da un paesino della Toscana durante la guerra, non avrebbe mai più messo piede in Italia».

Da quasi settant’anni, la sua fama di locale da vip, non è mai calata, capace  di calamitare i nomi più sfavillanti della mondanità internazionale. Anzi, più passa il tempo e più sembra immutabile, con il suo giardino, la sala con i mattoni rossi alle pareti e la pista di legno, e la musica, quella musica stregata che non smette di incantare e di far nascere amori, per una sera, come quello tra Mina e Walter Chiari, o per sempre come per Alberto e Paola di Liegi. È tanto di moda che c’è chi ha pensato di dedicarle un telefilm, uno sceneggiato a puntate.

 

Libri Citati

  • Gherardo Guidi, cosi ho sedotto la notte. I segreti della capannina
  • Gherardo Guidi
  • Curatore: Gianluca Tenti
  • Editore: Polistampa
  • Anno edizione: 2017
  • In commercio dal: 30 giugno 2017
  • Pagine: 248 p., ill., Brossura
  • EAN: 9788859617419.  Acquista. € 17,10

 

 

 

Descrizione

Sedurre la notte non è un gioco da ragazzi. Per Gherardo Guidi, patron della Capannina di Franceschi, è stato un impegno lungo tutta una vita, fin da quando nel 1960 si trovò in mano le chiavi di un locale notturno da gestire, la Sirenetta a Castelfranco di Sotto. Da lì e a ritmo incalzante sono arrivati nuovi locali, sfide, città e pubblico da conquistare: i Tigli e il Regine a Firenze, lo Sporting club a Bologna, il Carillon (ma solo in affitto!) a Viareggio e poi finalmente la Capannina. La Versilia. Il sogno che si avvera. Guidi rievoca in queste pagine il passato dello storico locale, i personaggi famosi che lo hanno frequentato nel tempo – da Peppino di Capri a Gino Paoli, da Grace Jones e Gloria Gaynor fino a Jerry Calà e al cast del film cult Sapore di mare -, la gente comune, le proposte musicali, le gioie e i dolori di una gestione non sempre facile. Il suo amore per la Versilia lo porta poi nei primi anni ’80 nell’acquisto della Bussola di Focette, con altre storie, altri umori, altre curiosità da svelare. Perché parlare delle estati in Bussola e in Capannina, in fondo, significa in fondo raccontare l’Italia, con le sue qualità, i suoi vizi, le sue contraddizioni.

 

 

 

 

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Un commento

  1. Pinuccia

    23 Luglio 2017 a 9:07

    Veramente interessante dedicato al locale della Versilia bravo

    rispondere

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