La propaganda a senso unico a che serve?

Eccoli i propagandisti a senso unico

I TELEGIORNALISTI ITALIANI DISPERATI: NESSUNO NEGLI USA DÀ RETTA

AI DIVI DELLO SPETTACOLO

di Ala.de.granha


Roma un murales della Bottieri divenuta famosa anche per il suo look minimalista

In principio fu Giovanna Botteri. Che, dopo la prima vittoria di Trump, si presentò disperata in TV chiedendosi a cosa servissero ancora i giornalisti se, nonostante la propaganda a senso unico per la Clinton, non erano riusciti a far vincere la candidata dem. Questa volta è andata anche peggio per la categoria. Ed in particolar modo per il Tg5 zerbinato sulle posizioni woke di Marina Berlusconi. Non solo i vari Maltese, Buonamici e Rossi Hawkins hanno sbagliato tutte le previsioni, e può capitare. Ma, soprattutto, hanno confuso informazioni e show. D’altronde si moltiplicano le occasioni in cui i giornalisti del TG di Mimun si trasformano in protagonisti dei reality di infima qualità che furoreggiano a Mediaset.

IL WOKE È FINITO E NON HO NIENTE DA METTERE

Così Cesara e colleghi riescono persino a capire, pur indignandosi, che le donne, i giovani, i latinos, gli arabi e gli afroamericani abbiano votato Trump come i maschi bianchi, ignorando le indicazioni dei talk show italiani che tutti, nel mondo, dovrebbero vedere. Ma ciò che proprio non riescono ad accettare è che tutte queste categorie di persone non abbiano seguito le indicazioni dei vip della musica, del cinema, della letteratura. Della gauche intello in salsa yankee, insomma. Perché, oramai, il telegiornalismo italico si sente parte del mondo dello spettacolo e non erede di Bocca, Montanelli, Longanesi, Terzani, Barzini.

Però, al di là dei maldipancia di Cesara, il segnale è davvero importante. Perché evidenzia la totale ed esclusiva autoreferenzialità di personaggi inutili e sopravvalutati. Le cantanti da centinaia di milioni di fans non spostano un voto nonostante l’impegno a favore di Kamala. Gli attori in declino nemmeno. Non basta che Hollywood si schieri in massa per i dem, che le principali reti televisive ed i maggiori quotidiani sostengano Kamala. Se la cantano e se la suonano, nell’indifferenza generale.

Giornalisti leccaculo Si consumerà prima la lingua del servo o il culo del padrone?

Non è soltanto una questione partitica o politica. È il rifiuto del leccaculismo nei confronti dei potenti, il rifiuto del ruolo da zerbino assegnato ai popoli. È il rifiuto dei servizi giornalistici italiani in cui il cantante, il blogger, l’attore, l’imprenditore ed il politico suscitano l’ammirazione prostrata del giornalista perché hanno compiuto un gesto “come una persona normale”. Tipo salire su un autobus o fare la coda alle poste.

Perché per chi si sente servo, i presunti vip dovrebbero godere di corsie preferenziali in ogni occasione. È il fascino del potere, o la rassegnazione delle pecore. Il re di Spagna ha accettato la contestazione di un popolo che si ribellava di fronte alla cialtroneria del potere. E il re ha avuto la dignità ed il coraggio di confrontarsi. Mentre il premier socialista fuggiva ignominiosamente. Forse convinto che gli spagnoli debbano prendere esempio dagli italiani asserviti al potere. E non dai francesi che si ribellano o dagli americani che ignorano le indicazioni di voto dei falsi divi dello spettacolo.

Redazione Electo
Ala.de.granha

 

 

 

 

 

 

 

 

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