Centinaia di donne trans respinte al confine in fuga dell’Ucraina

I TRANS UCRAINI NON VOGLIONO

DIFENDERE IL LORO PAESE


Centinaia di donne trans respinte al confine in fuga dell’Ucraina. È la guerra nella guerra dei transgender. Il dramma di chi si sente una donna ma una volta arrivata al confine viene rimandata indietro perché, con documenti ufficiali alla mano, non può lasciare il Paese. Questo è quanto prevede per tutti gli uomini la legge marziale entrata in vigore subito dopo l’invasione russa. Un autentico calvario quello affrontato dalle donne trans, che per legge devono rispettare la normativa vigente in Ucraina, i cittadini maschi dai 18 ai 60 anni non possono trasferirsi all’estero. Vige l’obbligo di imbracciare le armi per difendere la patria. (democrazia?)

La questione del genere, e dell’omosessualità, in particolare modo in Ucraina è ancora un tabù per la società. I diritti gay nel Paese non sono tutelati da nessuna legge né tantomeno c’è grandissima sensibilità sul tema. Alcune trans sono costrette anche a mentire, millantando alla frontiera di aver perso i documenti, in modo da poter essere riconosciute come donne. Purtroppo, il cambio di genere e del nome sul passaporto richiede un lungo processo, con tanto di valutazioni psichiatriche.

I dati non sono confortanti; secondo alcune stime delle organizzazioni ucraine, in centinaia di transgender hanno cercato di varcare il confine dall’inizio della guerra, non ce l’hanno fatto in quanto circa il 90% di loro è stato respinto. A raccontare la sua avventura, è stata Zi Famelu, transgender diventata famosa anche per aver partecipato ad un talent televisivo chiamato “Stars Factory”. “Sono in pericolo – raccontava dal confine attraverso i suoi canali social– Non so come comportarmi. Ho urgente bisogno di aiuto, perché tutti qui sono omofobi e transfobici”.

Dai confini ucraini, il racconto di tante storie arriva anche in Italia. Il partito gay guidato da Fabrizio Marrazzo si rivolge al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per “consentire anche a medici italiani volontari di recarsi al confine per certificare le persone trans e farle uscire dall’Ucraina”. Un problema che rischia di fare nuovi “prigionieri” di guerra.

I pericoli sono molteplici racconta l’attivista lesbica Olena Shevchenko, a capo dell’organizzazione ‘Insight’ e rappresentante europea di Ilga World, la rete mondiale (che conta oltre 1.700 organizzazioni) che dal 1978 si batte per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali, trans. “Per motivi di sicurezza molte persone Lgbtqi+ sono già partite cercando rifugio in altri Paesi. Tutti sanno che le persone Lgbtqi+ saranno uno dei primi bersagli sotto il possibile controllo dell’Ucraina”.

Intanto una nuova ombra incombe sui media, l’esistenza di una ‘kill list’ che Vladimir Putin avrebbe stilato composta, tra gli altri, anche di attivisti Lgbtqi+.

Adele Piazza

 

 

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