Località turistica montana di fascia alta
I TURISTI ITALIANI, CATTIVI, FANNO CHIUDERE I NEGOZI CON
PREZZI ASSURDI
Località turistica montana di fascia alta. Più di un migliaio di residenti fissi che, d’estate e d’inverno, si moltiplicano per 10 e anche più. Chiude l’unico negozio di frutta e verdura e, subito, si scatena la rissa sui social. “La colpa – spiega uno di quelli che vorrebbero i bonifici dei turisti senza il fastidio di ritrovarseli in paese – è di chi arriva dalle città di pianura con il baule dell’auto pieno di cibo”.
Non è che sui social si debbano sempre trovare perle di saggezza. In compenso abbondano i pirla. Convinti che, per un soggiorno in casa propria per 10/15 giorni, si possa arrivare dalla città con la verdura fresca. Magari con i cartoni del vino, probabilmente con le confezioni di pasta e le scatolette di pomodoro e tonno. Ma i prodotti freschi si acquistano sul posto. Magari al supermercato, se i prezzi dell’unico verduriere hanno raggiunto vette insostenibili ed inaccettabili.
Ed allora inizia la polemica finto intelligente sulla logica dei prezzi nelle località turistiche. Gli operatori del settore si difendono sostenendo che la presenza dei forestieri è limitata a pochi mesi all’anno, dunque occorre aumentare i prezzi per consentire di guadagnare, in 3 o 4 mesi, il necessario per tutto l’anno. Il turista, quindi, dovrebbe pagare di più per offrire la possibilità agli operatori di grattarsi le ginocchia per 8 mesi.

Ovviamente la scusa non vale per le località di montagna dove, d’inverno e inizio primavera, si scia. Eppure, anche in quei casi i prezzi sono sempre meno alla portata del turista medio italiano. E con la logica delle vacanze riservate agli altospendenti, meglio se stranieri, cade anche la possibilità di allungare il periodo turistico. La famigerata “terza stagione”. Perché l’avventato visitatore si ritrova con negozi chiusi, servizi assenti, tempo incerto, nessuna iniziativa per attrarre gente e prezzi che, nei pochi esercizi commerciali aperti, non scendono.
È evidente che ormai si sta puntando ad uno scontro aperto tra operatori e turisti. Con mediazioni sempre più difficili, con rabbia crescente, con senso di appartenenza quasi azzerato. Pare che vada bene a tanti. I ristoranti si riempiono nei fine settimana ed aumentano i prezzi per compensare la mancanza di avventori negli altri giorni. Gli hotel sono alla ricerca di altri stranieri ricchi.
Qualche negozio chiude, ed è solo l’inizio. Le vacanze delle famiglie si riducono ad una manciata di giorni. I lavoratori sono più stanchi e demotivati, i ragazzi sono sempre più arrabbiati e violenti. Tutti dallo psicologo. Quando sarebbe più utile garantire più soggiorni al mare o in montagna. Dove le “immense compagnie” cantate da Max Pezzali garantivano un aiuto psicologico molto più efficace e duraturo.
