”E poi il risotto è un piatto simil leghista…
IL BLOCCO DEL RISO INDIANO NON INTERESSA I MEDIA ITALIANI
CHE FRIGNANO SOLO PER IL GRANO DI ZELENSKY
La grande informazione di qualità dei media italiani ha sottolineato con piagnistei assortiti il dramma del blocco delle esportazioni via mare del grano ucraino. Quel grano che, lo scorso anno, aveva raggiunto i Paesi poveri con una quota pari a poco meno del 5% delle esportazioni. Mentre il resto finiva ai Paesi ricchi che lo pagavano di più e meglio. In compenso si è ampiamente sorvolato sul blocco delle esportazioni di riso da parte dell’India.
Certo non per motivi di servilismo. Che nessuno pensi che i piagnistei sul grano ucraino facciano parte della disinformazione quotidiana sulla guerra in Ucraina. O che la scarsa informazione sull’India sia dovuta ad una sorta di piaggeria. Macché, pura ignoranza. Non si può pretendere che i giornalisti italiani sappiano che il riso è l’alimento più consumato al mondo. Persino più della pizza, da non credere… E che l’India produca circa il 40% del riso commercializzato a livello mondiale. I corsi di aggiornamento professionale mica servono per fornire questi dati, devono già occuparsi di indicare il femminile di “evasore”: sono questi i problemi fondamentali della categoria.
E poi il risotto è un piatto simil leghista. Meglio non dedicare spazio eccessivo a questi argomenti. Non è neppure chiaro se i poveri in Italia lo mangino o se sia un cibo per ricchi e che dunque fa male, come sottolinea il grande ministro cognato miracolato.
Comunque, per il momento, l’India ha permesso l’esportazione solo del basmati. In pratica l’80% della produzione non potrà essere venduto all’estero. E questo per calmierare i prezzi che erano cresciuti troppo. A fronte, anche, di una produzione ridotta a causa dei cambiamenti climatici. Gli stessi problemi che hanno portato ad un aumento dei prezzi del riso vietnamita.
Ma le ripercussioni sono molto più estese. A cominciare dalla Cina, grande importatrice di riso. E poi l’Africa. Anche alla luce di questa situazione si comprende l’importanza della nuova alleanza trasversale del Sud del mondo. Manca la moneta unica alternativa al dollaro, ma è un Sud che dispone, complessivamente, delle materie prime. Che non sono soltanto quelle indispensabili per le auto elettriche, o il petrolio ed il gas, ma sono soprattutto quelle per l’alimentazione di base. Riso, grano, mais. E maiali, polli, bovini sudamericani.
I poveri mangeranno anche meglio, ma il cibo deve esserci. E non si sprecano denari pubblici per distruggerlo solo perché qualcuno vuol mantenere prezzi elevati per far mangiare male i ricchi…