”E poi arriva il giorno dell’orgoglio femminista
IL BOLLITO DE MASI E L’ORGOGLIO FEMMINISTA
TRA MELONI E LOTTA CONTINUA
E poi arriva il giorno dell’orgoglio femminista, della rivincita sul politicamente corretto che ha emarginato maschi e femmine in nome della fluidità assoluta. Ha iniziato il sociologo bollito e pentastellato, Domenico De Masi, che si è entusiasmato perché “Giorgia Meloni, una donnina piccola piccola, ha messo sotto due maschilisti” come Berlusconi e Salvini.
Probabilmente il “piccola piccola” era riferito alla limitata altezza fisica di lady Garbatella e non alla statura politica. Però messa così suonava male. Anche perché in questi mesi non sono mancati gli attacchi sulla ridotta capacità di governare di Meloni. E poi il “donnina” pareva davvero andare oltre le ridotte dimensioni.
In ogni caso ha provveduto, poche ore dopo, Rai 3 a restituire la primazia al movimento femminista. In un programma agiografico – e non poteva essere altrimenti su Rai 3 – sulla storia di Lotta Continua, è stato spiegato che, in fondo, l’organizzazione si è sciolta perché le compagne femministe erano intervenute al congresso accusando i compagni comunisti di essere scarsi a letto. Con grande felicità dei “fasci” preferiti dalle stesse compagne nella dimensione intima (ma questo Rai 3 non lo ha raccontato). Un fallimento politico spiegato in modo un po’ banalotto. D’altronde la rete gauchista della Rai non poteva certo far notare che bastava vedere ed ascoltare il compagno Gad Lerner per scegliere la lotta armata o il riflusso. Così come il servizio televisivo si è scordato di raccontare che, dopo l’assassinio di Calabresi, l’ineffabile giustizia italiana cercò subito di deviare le indagini verso gli ambienti “neri”, individuando Gianni Nardi come perfetto capro espiatorio. Piccola dimenticanza, sicuramente casuale.
Però, tornando al ruolo politico delle femministe, non si può certo dimenticare il Movimento del 77, le giornate di fine settembre, a Bologna, con 100mila persone che protestavano contro la repressione. Un momento potenzialmente storico, con un governo terrorizzato, ma che venne disinnescato dalle ghirlande di fiori intrecciate dalle ragazze con i volti colorati e che costrinsero anche i compagni più duri a sfilare per la città in un allegro girotondo tutt’altro che drammatico. Mettendo fine alle illusioni della rivoluzione, ai sogni degli indiani metropolitani. Ed esasperando l’emarginazione di chi aveva, o avrebbe scelto in seguito, la lotta armata.
De Masi ha torto quando vede in Giorgia Meloni la Giovanna d’Arco italiana. Non è certo tra i suoi obiettivi quello di liberare l’Italia dall’occupazione americana a differenza della giovane ragazza francese in guerra contro gli inglesi ed i loro alleati interni.