”Inizialmente avevo pensato di scrivere sulla vigliaccheria e ipocrisia della Nato
IL COLLASSO OCCIDENTALE
Inizialmente avevo pensato di scrivere sulla vigliaccheria e ipocrisia della Nato, caratteristiche così preminenti su tutto il resto che riescono0 a suscitare persino un moto di compassione per Zelensky, il boia in conto terzi del suo popolo, così ignobilmente scaricato dalle sanguisughe dell’Alleanza atlantica. Ma poi ho preferito non parlare della sintomatologia del declino occidentale per andare alla radice del male che come vedremo si chiama neoliberismo. Per mostrare con mano l’inanità della lotta americana per rimanere al comando di un sistema di sfruttamento planetario vi propongo nell’immagine di apertura, la rete delle ferrovie ad alta velocità in Cina come era nel 2008 e come era nel 2020(1): la gran parte delle linee segnate è già stata realizzata, mentre poche altre sono in via di essere ultimate o di essere prolungate. Nello stesso periodo di tempo negli Usa sono stati realizzati la bellezza di 75 chilometri di ferrovia ad alta velocità che comunque non supera i 225 chilometri che ormai è veramente poco rispetto a tutto il resto del mondo. L’unico progetto concreto o comunque in campo è la costruzione di una linea ad alta velocità tra San Francisco e Los Angeles che una volta realizzata, semmai accadrà, permetterà di andare da una città all’altra in 4 ore e mezza, ovvero oltre un’ora in più della linea Milano Roma che sono più o meno alla medesima distanza delle due città americane.
Quindi esiste un abisso tra Usa e Cina dove ci sono investimenti diretti dello Stato per collegare le grandi città alle zone rurali ed elevare così il reddito generale: in questo si scorge il modello di una diversa visione sociale ed economica di integrazione, sviluppo accelerato e prosperità condivisa che non ha nulla a che vedere con il sistema americano attuale dove l’unica condivisione è quella della precarietà e della diminuzione costante del reddito reale. Nell’ex celeste impero il governo è direttamente coinvolto nel funzionamento dell’economia, il che significa che sovvenziona quelle industrie che favoriscono la crescita e stimolano lo sviluppo comune. Al contrario il capitalismo americano è un selvaggio tutti contro tutti in cui i proprietari privati sono in grado di dirottare ingenti somme di denaro in riacquisti di azioni proprie improduttive e altre simili operazioni sostanzialmente truffaldine che non fanno nulla per creare posti di lavoro o rafforzare l’economia. Dal 2009 le società statunitensi hanno speso più di 7 trilioni di dollari in riacquisti di azioni proprie , un’attività che aumenta i pagamenti ai ricchi azionisti ma non riesce a produrre nulla di valore materiale.
La ragione di questo decadimento è proprio nel sistema privatistico che non oppone alcuna resistenza alla creazione di clan, camarille, cupole che poi agiscono in nome dei propri interessi e non di quelli pubblici e generali di una società: da quando poi i monopolisti di fatto non hanno più trovato ostacoli ad arricchimenti senza limiti si sono sostituiti interamente al pubblico mantenendo solo le vestigia della sua esistenza, magari mettendo a capo delle istituzioni un totale demente. Ecco trovata la causa del divario – per la prima volta negativo – tra l’occidente e il mondo altro che qui viene esemplificato dal colosso cinese, ma che potrebbe estendersi a molte altre realtà e che in questo momento si sta rivelando in Ucraina dove si profila una sconfitta epocale per la Nato che non ha saputo sganciarsi in tempo dalla logica dell’escalation e ora balbetta, sbava, urla, tradisce come il demente Biden.
È difficile spiegare la logica concreta del declino strutturale provocato da un neoliberismo senza contrappesi e che oggi si esprime nel tentativo di imporre una società distopica. Per farlo mi servirò delle parole di Michael Hudson dette nel corso di un’intervista sulla impossibilità della reindustrializzazione dell’America, ritorno alla produzione che poi è la base della potenza militare. Non saprei fare un esempio migliore di una società postindustriale e dei suoi rapporti interni che si perpetuano e si allargano a dismisura di fatto cancellando la discussione e il dibattito dentro una società.
“Quando hanno ottenuto il dottorato di ricerca, ci sono davvero solo due lavori per gli economisti, uno è guidare un taxi e l’altro è insegnare. Ma per insegnare devi essere assunto in base a quanti articoli scrivi per le riviste più prestigiose. E quasi tutti gli articoli delle riviste sono controllati dai dipartimenti di economia di college come l’Università di Chicago o Berkeley, finanziati dalle banche e dalle grandi fondazioni. E quindi se non pubblichi su questi giornali, dicendo ciò che dicono i neoliberisti, i monetaristi, gli economisti spazzatura, allora non verrai assunto. Il controllo imposto sul discorso economico è forte quasi quanto il controllo dei media e dunque delle cronache della guerra in Ucraina, impostate come se l’Ucraina stesse vincendo e non perdendo.”
In queste condizioni di obliterazione della realtà e della sua sostituzione con un impianto narrativo demenziale è impossibile mantenere il passo con società più o meno libere, ma che sono a contatto con la realtà. Se qualcuno fosse in grado di leggere i media russi o quelli cinesi (ma noi come personale di servizio conosciamo solo il rozzo inglese) ci renderemmo conto come il discorso pubblico sia assai più articolato e anche critico che in occidente. E alla fine questo significa anche avere un’industria al posto di manager del nulla, significa avere anche armi costruite per la guerra e non per fare miliardi con il Pentagono o con le analoghe istituzioni di altri Paesi dove la produzione di armamenti è collegata al sistema di corruzione politica non all’efficienza e all’utilità dei sistemi d’arma che spesso è di fatto marginale. La sconfitta in Ucraina è tutt’altro che uno spiacevole errore di calcolo, è la condanna di un intero mondo.

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13 luglio 2023
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