No Pax, chiede la triumviri sindacale che manifestava a Roma

IL CONTINENTE FALLITO

Il Simplicissimus

L’assurdità della politica contemporanea attraverso la partecipazione della vecchia trimurti sindacale a una manifestazione a Roma. In un contesto di conflitto e incertezze geopolitiche, i sindacati, un tempo bastioni di difesa dei diritti dei lavoratori, si sono trasformati in entità focalizzate principalmente sui servizi di patronato. Questi si schierano con il movimento no pax, composto da manifestanti che invocano non solo la guerra alla Russia, ma anche un’Europa militarizzata e più presente. (f.d.b.)


Avrebbe dovuto fare scalpore la partecipazione della vecchia trimurti sindacale – che ora si dedica principalmente al patronato – alla manifestazione dei no pax a Roma, quelli che non solo chiedono la guerra alla Russia, ma più Europa in questo contesto bellico. Per non parlare dei vecchi e stonati tromboni come Prodi, prontamente richiamati in servizio dai giornali, che avevano promesso prosperità e pace, mentre ora fanno rullare i loro tamburini di guerra. E si preoccupano che la Ue dell’euro con tutte le soddisfazioni che ha dato alla grande finanza e agli speculatori, possa entrare in crisi e dissolversi.  È abbastanza evidente che questa pletora di personaggi e organismi ha completamente fallito nel compito di difendere i lavoratori, i loro salari e l’economia stessa del Paese e ora scendono in piazza a difendere le ragioni dei loro padroni. L’infografica qui sotto mostra l’aumento medio delle retribuzioni dal 1990 al 2020 in Europa e, come possiamo vedere, in molti Paesi di fronte a una crescita del costo della vita del 200 per cento, proprio a tenersi bassi, mostra modesti aumenti delle retribuzioni che vanno dal 30 al 40% intorno all’asse franco tedesco, a un misero 6 per cento della Spagna e crescite invece più alte nei Paesi dell’est dove, comunque, le retribuzioni hanno scontato la dissoluzione dell’Unione Sovietica. Negli ultimi cinque anni poi con il riaccendersi dell’inflazione, con la pandemia e la guerra, la situazione è ulteriormente peggiorata.

Ma in questo quadro esiste un’eccezione evidente ed è proprio l’Italia dove non soltanto non c’è stata una crescita delle retribuzioni reali, sia pure modesta, ma una diminuzione di quasi il 3 per cento. Dov’è finito il denaro mancante? È stato trasportato dal basso verso l’alto, in maniera più massiccia che nel resto di questo continente, nel quale, comunque, la vita si è immiserita secondo diversi meccanismi: da noi quello di trasferire la svalutazione monetaria  come strumento di competizione sui salari, oppure quella di operare con una moneta più debole rispetto a quella precedente e dunque di mettere in moto un’economia basata esclusivamente sull’export che ha permesso un congelamento delle retribuzioni, mentre al contempo veniva ridotto il welfare. Questo è accaduto in Germania dove appunto gli aumenti delle retribuzioni si sono fermati al 32 per cento.

Ecco, per difendere tutto questo e per spingerci a nuovi sacrifici, a nuove rapine di welfare in vista della guerra santa alla Russia, è scesa in campo tutta l’armata Brancaleone di ex profeti economici, di sindacati culo e camicia col padronato, umoristi, cantanti da Wef: insomma di tutti quelli che dentro questa realtà ormai ci sguazzano come pesci gatto. Eppure è chiarissimo come andrà a finire, anzi è lo stesso Wall Street Journal a dircelo: “Il riarmo potrebbe significare sacrifici in alcune aree, mentre il dividendo di pace di cui l’Europa ha goduto dalla fine della Guerra Fredda si sta esaurendo. Tuttavia, recenti ricerche economiche suggeriscono che i benefici del dividendo, che è stato utilizzato principalmente per finanziare una costante espansione dello stato sociale, potrebbero essere stati esagerati”.

Qui non solo si parla di un dividendo che non c’è stato perché la massima parte delle risorse è finita in poche mani, ma poi si dice che la pacchia è finita e che i soldi dei poveracci che hanno esagerato nel profittare dello stato sociale, ora devono andare alle multinazionali delle armi. In più si cerca ora di intaccare i risparmi. Ecco perché considero delle merde quelli che sono andati alla manifestazione dei no pax, persino quelli che hanno approfittato per farsi una gitarella gratuita a Roma. Di certo i pullman non mancavano e si è scoperto che anche un soggetto apparentemente estraneo a tutto questo, come l’Università di Parma, ha organizzato una scampagnata gratuita a piazza del Popolo per una cinquantina di studenti. E chissà quanti altri enti e organismi hanno fatto la stessa cosa, magari non con gli studenti visto che in una piazza piena solo per metà c’erano soprattutto anziani, dotati di magliette ad hoc che difficilmente potrebbero comprare con le loro pensioni. Del resto, chi avrebbe speso un euro per andare a una pagliacciata del genere, palesemente preparata e organizzata “là dove si puote”? Naturalmente con i soldi di tutti.

Cose che del resto avvengono in tutta l’Ue, un costrutto politico che ha come proprio “gingle”, parola quanto mai adatta, l’Inno alla gioia, inserito da Beethoven nella sua nona sinfonia, ma composto prima e a sé stante, oltre che di qualità decisamente inferiore all’opera nella quale è inserito.  Ecco, la gioia dell’impoverimento e della guerra. Ma del resto l’Inno era stato scritto da Beethoven per festeggiare la propria affiliazione alla massoneria. Tutto si tiene.

Redazione

 

 

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