Alla vigilia del Giubileo…

Lavori infiniti all’Altare della Patria

IL CONTROGIUBILEO DEI ROMANI


Alla vigilia del Giubileo, il sogno dei romani è andarsene da Roma. In massa, a scaglioni, alla spicciolata, in qualunque modo verso qualunque meta. Purché fuori da questa città insopportabile, invivibile, tumefatta, sporca, paralizzata. Tornarsene al paesello di famiglia, spostarsi in una città più umana e più vivibile; andarsene al mare, in campagna, in collina, all’estero. Tutte le strade portano fuori Roma nelle aspirazioni dei cittadini romani. Le strade dei desideri, naturalmente. Perché pochi possono permetterselo davvero, ma comunque tanti stanno pensando a un Controgiubileo e alcuni stanno già traslocando o spostando gradualmente la loro residenza nelle seconde case. Leggevo ieri su la Verità di Milano e di Firenze sempre meno sicure e meno vivibili. Roma sta anche peggio, il suo è un declino fastoso, spettacolare, in mondovisione; tutto è più esagerato nella Roma sborona, anche la decadenza.

Cinghiali a Roma

I suoi abitanti la vivono come un pachiderma terminale da rottamare. Mancavano solo i centocinquanta cantieri per il Giubileo, e la frenesia di affrettarsi a chiuderli prima di Natale, quando il Papa aprirà la Porta Santa. Poi ci sono i cantieri che si annunciano per l’eternità o per la metropolitana, e rendono impossibile la vita a Roma anche oltre l’Anno Santo. Basta passare dal cuore strategico della città, Piazza Venezia, e restare bloccati come se stesse parlando Mussolini dal balcone o come se fosse appena arrivato il Milite Ignoto all’Altare della patria; un cantiere imponente, scavi profondissimi, giganteschi mostri green che torreggiano nella piazza, auto e bus bloccati alla moviola; e l’aspettativa di compimento della metropolitana travalica i decenni.

Piazza Venezia
A Roma sono 2.204 i senzatetto, molti di nazionalità italiana con un’età media di 45 anni

Non bastava il traffico impossibile, il parcheggio introvabile, i taxi latitanti, la metro che chiude presto, con stazioni e fermate spesso “momentaneamente chiuse”. E poi il degrado e l’incuria in ogni angolo della città, tavolini per mangerie che si mangiano le strade e i marciapiedi; ormai la città ha l’intestino crasso a vista, come la cucina a vista, digerisce tutto all’aperto. E poi gli atti di teppismo, spaccio, furti e delinquenza in pieno centro, l’occupazione di aree sempre più vaste da parte di homeless, teatri chiusi, l’impossibile movida che si trasforma in una immensa curva sud o a volte in una guerra punica tra nigeriani e cartaginesi, più bancarelle di bengalesi. Una città spacciata, in ogni senso, altro che dolce vita. E s’annuncia l’arrivo delle cavallette dei b&b che ormai fanno rimpiangere i lanzichenecchi e la loro delicatezza; con gli sciami di turisti in più che si prevedono per l’Anno Santo, affamati di sacro e porchetta. Resistono a Roma solo coloro che pensano di lucrare qualcosa in più dal Giubileo, tipo i ristoratori, i bar e tutti gli interessati all’indotto turistico, inclusi borseggiatori e rapinatori. I romani sognano di super-affittare la loro casa per il Giubileo – all inclusive, compresa l’indulgenza plenaria – e di andar via almeno per l’anno santo, col segreto auspicio di trovare una seconda residenza e di restarci.

SPQR, Sono Perduti Questi Romani.

Il romano sogna di fuggire dalla sua città o di mantenere una cittadinanza light, minima, saltuaria. Immagina una specie di Controgiubileo in cui poter finalmente abbandonare la Gran Baldracca discinta e sfibrata che a pochi giorni dal Giubileo si presenta ancora coi bigodini in testa e la vestaglia sporca e consumata. Gli unici rapporti davvero sentiti dei romani con l’amministrazione capitolina sono le multe, le sanzioni e le cartelle esattoriali; il peccato originale di abitare a Roma.

Degrado urbano al Colosseo

Nessuno confida più in nessuno che possa salvare la città in preda a ogni specie, dal pellegrino al gabbiano, dal turista al topo. Il Papa, il Capo dello Stato, il Presidente del Consiglio, il Sindaco non ne parliamo: nessuno è in grado di salvare la città, può solo complicarle la vita, aggravarla col suo carico istituzionale e le sue parate. Se i romani dovessero confidare in una figura pubblica, la speranza sarebbe un Alto Commissario della Protezione Civile che predisponesse un piano di evacuazione dalla città di tutti i richiedenti asilo nell’altrove; un piano di facilitazione per la fuoruscita, a colpi di smart working e settimana cortissima, di scivolo per i pre-pensionati, di colonia estiva e invernale per i pensionati, di agevolazioni per prendere una casa lontano dalla capitale e almeno un domicilio fuori. Altro che marcia su Roma di Vannacci; c’è al contrario in programma una retromarcia da Roma ben più massiccia. Non c’è conversazione tra abitanti di Roma che non finisca a esprimere disagio e disgusto per la città, a paragonarla col passato e rimpiangerla com’era. È sempre più frequente la confessione che si vorrebbe andar via, ma non si può per ragioni di lavoro, di casa o di famiglia; i bambini, i ragazzi, gli anziani. Anch’io vivo ormai larga parte dei giorni fuori da Roma o in viaggio, e i restanti giorni romani diventano sempre più insopportabili. L’ultima volta che ho fatto scalo tecnico a Roma, per sole due ore, in pieno centro, in pieno giorno, hanno rotto il finestrino dell’auto e rubato lo smartphone dimenticato dentro e seminascosto. La certezza di impunità incoraggia a fare tutto quello che ti viene in mente per procurarti due soldi e una dose. Non ti succederà niente, vai sicuro.

Tutta la città si è fatta homeless e un po’ zoccola, nel senso dei topi; vive una vecchiaia da cinghiale isterico. A volte, in certi scorci, la Roma di oggi ricorda la Napoli di fine guerra descritta da Curzio Malaparte ne La Pelle. Stavolta si tratterebbe di scrivere La Cotica.

La Verità – 14 giugno 2024
La Verità – 18 settembre 2024

 

 

 

 

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