”Attualmente come e quando è considerato lecito e consono esporre il proprio corpo nudo?
IL CORPO È MIO E LO GESTISCO IO:
LA NUDITÀ FEMMINILE TRA LIBERTÀ, ARTI E TABÙ
Nonostante il secolare stereotipo della donna poco vestita e di facili costumi sia giunto sino a noi, il concetto dell’esposizione della nudità femminile è in continua mutazione in favore della libertà di scelta. Nei tempi antichi, la nudità femminile affascinava ed incuriosiva: le rappresentazioni artistiche proponevano il corpo senza veli della dea Venere simboleggiante amore e bellezza; mentre le matrone romane venivano raffigurate vestite come segno di rispettabilità.
Sociologia del seno
Attualmente come e quando è considerato lecito e consono esporre il proprio corpo nudo? Si può ancora parlare di comune senso del pudore? Il codice penale sostiene che l’oltraggio al pudore consista nel compiere atti osceni in luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico (art. 527); gli atti osceni offendono il pudore, seguendo la logica del sentimento comune della morale sessuale, provocando disgusto e repulsione (art. 529). Sono definizioni vaghe e di ampia interpretazione. Secondo il sociologo Jean-Claude Kaufmann è la cultura ad aver creato luoghi e momenti adatti all’esposizione del corpo. In “Corpi di donna, sguardi d’uomo. Sociologia del seno nudo” (2007), Kaufmann ha realizzato una serie d’interviste a donne in topless. La spiaggia è il luogo dove risulta normale esibire il seno nudo, ma, al tempo stesso, è una nudità controllata, limitata e gestibile. Il seno può essere interpretato come
paradigma di ogni nascita, ovvero esso rappresenta nutrimento, abbondanza, duplicità, crescita del frutto materno (Nancy, 2007). La spiaggia richiama il bikini, il bikini un’esplosione atomica. Infatti il bikini è nato nel 1946, non a caso il suo nome richiama l’atollo delle isole Marshall in cui gli Stati Uniti condussero esperimenti nucleari: una bomba dirompente di donne che potevano recarsi in spiaggia con le parti intime appena coperte. Nel 1949, Sophia Loren vinse il suo primo concorso di bellezza, sfilando in costume da bagno. Negli ultimi anni, in diverse località balneari italiane tra cui Rapallo, Moneglia, Rimini, Riccione, Castiglioncello, Venezia, Agropoli è vietato girare per le strade del centro in costume o a torso nudo con sanzioni amministrative dai 25 ai 500 euro.
Cosa significa spogliarsi?
Quando lo spogliarello è diventato un’arte? Esistono arti legate al corpo femminile, a nudità e movenze, ne sono un esempio il burlesque, lo
spogliarello o striptease, la lap dance. Il burlesque è nato a fine Ottocento nel contesto americano ed inglese, inizialmente era un intrattenimento teatrale ironico (letteralmente significa burlesco, scherzoso) contro la classe dirigente, rivolto al pubblico maschile. È caduto in disuso verso la fine degli anni Venti, per poi essere ripreso durante la Seconda Guerra Mondiale. Negli anni Novanta, grazie anche ad una delle sue icone, Dita Von Teese, è tornato in auge. L’elemento dello spogliarello è stato inserito casualmente (1917) a causa di un incidente di percorso di una ballerina che perse l’abito in scena. Oggi si parla di neo-burlesque che unisce seduzione, varietà, eleganza, spogliarello, ironia, passione per gli usi e i costumi tipici degli anni Trenta-Quaranta-Cinquanta, con ispirazione verso le pin-up e le dive di Hollywood. Esistono festival e corsi a tema. Negli anni Ottanta, in Italia, lo striptease è stato televisivamente sdoganato dall’allora Italia 7 con la trasmissione “Colpo Grosso” in cui ragazze avvenenti si spogliavano, le emittenti sfruttavano la fascia notturna per attirare il pubblico mediante il gioco della seduzione. Il voyeurismo, l’esposizione del corpo, il cliché della donna-oggetto, la normalità della trasgressione erano le fondamenta della notorietà di questo programma (Ciofalo, 2011).
Il corpo come attrazione sociale
Con la prolificazione di night club, topless bar e locali per spogliarelli, la legge è dovuta intervenire nella relativa regolamentazione. Secondo la Corte di Cassazione, Sez. 3, Sent. n. 4701 del 19-1-2005: “Non configura il reato di cui all’art. 527 cod. pen. (atti osceni) l’attività della ballerina che denudandosi mimi atti sessuali, allorché la condotta sia destinata alla visione di persone adulte che abbiano richiesto di assistervi previa conoscenza della natura dello spettacolo in locale pubblico destinato allo svolgimento di tale tipo di esibizione ed al quale si accede previo pagamento di un biglietto di ingresso”. Secondo un’altra sentenza della Corte di Cassazione, Sez. 3, Sent. n. 48532 del 23-11-2004: “Non è configurabile il reato di atti osceni nel caso di uno spettacolo di ‘lap dance’, consistente nell’esibizione di ballerine che in un locale pubblico, denudandosi, si toccano e mimano rapporti sessuali, coinvolgendo anche gli spettatori presenti”. Mentre la pole dance è una vera e propria disciplina sportiva, la lap dance si collega ad un’attività d’intrattenimento tipica dei locali per spogliarelli; il punto in comune è l’uso del palo. Inoltre, da sempre, nelle discoteche, le cosiddette ragazze-immagine e le cubiste, più o meno vestite, vengono assunte dai gestori per attirare clienti ed attribuire un valore aggiunto al posto: ancora una volta, l’esposizione del corpo è elemento di attrazione sociale ed economica.
Addio tabù
Non si può più parlare di comune senso del pudore. Il pudore è legato alla soggettività, ai contesti, alla religione, ai retaggi culturali, alla legge: si evidenzia la sua mutevolezza in relazione al tempo e allo spazio. È stravolto il tabù della nudità femminile. Vi sono luoghi in cui l’esposizione della nudità è socialmente accettata, altri no. Sono aumentati i posti in cui ci si può denudare o semi-denudare senza creare scandali. Non dimenticando che il corpo è inserito all’interno di fitte reti sociali e della collettività, appare difficile poterne disporre in maniera totalizzante e pienamente libera, a causa della presenza di divieti, regole scritte e non. Nonostante la società eserciti ancora un certo grado d’influenza e metta paletti, è la pratica ad ampliare le modalità consentite di esposizione della nudità. Poter mostrare come meglio si crede il proprio corpo resta comunque una delle molte conquiste verso la libertà di esprimere se stessi. Una libertà relativamente limitata e regolamentata dalla società.
Arianna Caccia Laureata in Sociologia della salute e degli stili di vita, nutro un forte interesse per lo studio e l’analisi dei fenomeni sociali. Sempre pronta ad imparare e migliorarmi, amo leggere, scrivere, Vasco Rossi e Rino Gaetano e fare lunghe passeggiate in campagna
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