L’ennesima perla di disinformazione storica e di costume
IL CORRIERE CANCELLA LE VACANZE AL MARE DEGLI ANNI 30
IN NOME DELLA NONCULTURA WOKE
“Il primo due pezzi è del 1946 e in Italia era vietato. E comunque ben oltre l’arrivo dei costumi da bagno, negli anni Trenta, le poche donne che si avventuravano in acqua lo facevano quasi sempre vestite o lontano da sguardi indiscreti”. L’ennesima perla di disinformazione storica e di costume – e in questo caso il costume è anche quello da bagno, è opera di Valeria Palumbo ed è stata pubblicata sul Corriere della sera.
Quando si discute dei rischi che l’introduzione dell’intelligenza artificiale determinerà nell’informazione, ci si dimentica che anche nelle attuali redazioni “umane” la menzogna è una prassi consolidata.
Perché Palumbo, nella sua piagnucolante tiritera sulla guerra secolare contro l’abbigliamento delle donne, non può non aver dedicato neppure 5 minuti ad osservare le fotografie ed i filmati delle vacanze al mare degli italiani e delle italiane negli Anni Trenta. Con le spiagge affollate di donne in costume da bagno, accanto a uomini in costume ed a bambini in costume.
Comprese le immagini dell’Istituto Luce, con Mussolini che nuota o che rema tra bagnanti in festa, donne comprese. E non si tratta di attrici famose e disinibite, bensì di madri di famiglia dai corpi non proprio da modelle. Strano che Palumbo non se ne sia accorta. Più probabile che abbia finto di non vedere per poter sostenere le sue tesi con tanto di accuse ad un’Italia che negava il diritto alle donne di vestirsi come volevano.
Mai sentito parlare delle “signorine grandi firme”? Dei manifesti di Boccasile con donne in pantaloni o con gonne estremamente corte? Eppure Boccasile era un artista “fascista”, amato dalle aziende che si rivolgevano a lui per la pubblicità di località turistiche, di alcolici, di prodotti di ogni tipo.
Anche nell’immediato dopoguerra.
Tutto cancellato, perché serve un’immagine di repressione anche laddove la repressione non c’è. Dunque, l’unica soluzione politicamente corretta è quella di censurare le immagini del passato. Se la realtà è in contrasto con la disinformazione woke, peggio per la realtà.
La seconda polemica alla Palumbo