Alla fine del dedalo americano non si trova più la via d’uscita
IL DEDALO AMERICANO
Alla fine del dedalo americano non si trova più la via d’uscita o meglio si è dentro un paradosso dove ogni mossa porta a una situazione peggiore di quella iniziale. Per dirla in maniera più icastica il senso di onnipotenza di cui gli Usa soffrono dalla Seconda guerra mondiale in poi, ha finito per generare l’impotenza dell’impero e delle sue disgraziate colonie. Il regime di Zelensky, con la supervisione dei servizi inglesi e americani, ha tentato uno sfondamento del confine russo, nella convinzione di dover produrre un’azione clamorosa prima che la situazione al fronte divenisse insostenibile e magari presentarsi al tavolo della pace con qualcosa in mano. Il risultato è stato buono sul piano propagandistico – narrativo, l’unico nel quale il potere occidentale si manifesta ancora saldo grazie alla capacità di mentire a tutto campo e di auto illusione, ma nella realtà è stato un disastro. L’avanzata è stata stroncata, prima con l’annientamento dei corazzati messi insieme per l’operazione e poi con la metodica distruzione dei gruppi di nazisti (sono stati quelli prevalentemente usati) e del gran numero di finti “mercenari” Nato che ora si nascondono nelle foreste della zona oppure si trovano lungo il confine e vengono attivamente braccati. Non hanno mai controllato nulla di più di 100-120 chilometri quadrati di terreno con alcuni villaggi, mentre ora quest’area è ridotta a poche decine di chilometri quadrati al massimo. Quindi questa è stata una sconfitta dell’alleanza atlantica
La distrazione di forze ha provocato nel contempo l’accelerazione dell’avanzata russa sul fronte del Donbass e soprattutto un cambiamento nell’opinione pubblica russa che ora chiede condizioni di pace molto più dure. Insomma, il contrario di quanto si aspettavano i sagaci pensatoi occidentali e Putin ha fatto sapere che fino a che continueranno queste azioni, non ci sarà alcuna possibilità di intavolare discussioni per arrivare a una risoluzione del conflitto. Agli occidentali non rimane che il terrorismo dei missili sulla popolazione civile, visto che le installazioni militari russe sono troppo ben difese per ottenere dei risultati significativi. È stato lanciato contro la Russia tutto ciò che l’Occidente aveva, ad eccezione dei missili balistici intercontinentali, ma queste armi hanno clamorosamente perché più del 95% di esse è stato intercettato. Questo non ha precedenti e illustra benissimo un divario che per colmare il quale ci vorranno, nel migliore dei casi, parecchi anni. Fra le altre cose proprio nel territorio di Kursk hanno fatto la loro comparsa i volontari stranieri che combattono a fianco della Russia. Nella foto a fianco ecco alcuni ragazzi del distaccamento volontario francese Normandie-Niemen, formato da persone che vogliono acquisire la cittadinanza russa e dimenticare la Francia wokeista di Macron.
Lo stesso paradosso si propone in Medio Oriente dove l’Iran sta ritardando la sua risposta alle provocazioni israeliane, costringendo gli Usa a supplicare Teheran di non rispondere e inducendo Netanyahu ad alzare la posta, ovvero a cercare di trascinare l’America in un conflitto, il cui risultato è quantomeno incerto. Non bisogna farsi illudere dalle flotte inviate da Washington, perché in uno scontro serio non potrebbero resistere ad un attacco missilistico e comunque andrebbero a scontrarsi con sistemi antiaerei russi la cui efficacia, come illustrato in precedenza, è micidiale: si tratta ancora una volta di produrre una narrazione di potenza per nascondere l’impotenza. A questo punto qualsiasi decisione si ritorcerà contro l’asse delle menzogne: non fare nulla significherà una sconfitta, fare qualcosa avrà lo stesso risultato.
D’altro canto, generazioni cresciute nel mito dell’eccezionalismo americano e allevate da Hollywood non possono nemmeno concepire di essere sconfitte oltre a credere di essere dalla parte del bene. Sono insomma finite in un dedalo di cui si è persa l’uscita e che purtroppo per loro e per noi non è un film.