”Sono state sufficienti poche ore
IL DELIRIO DEL GIORNALISMO CHE IGNORA
GEOGRAFIA ED ARTE MA ADORA LA RISSA
Sono state sufficienti poche ore, in un solo giorno, per spiegare nel migliore dei modi le ragioni della crisi, forse irreversibile, del giornalismo italiano. Ha iniziato il Corriere della Sera con un titolo imbarazzante: “Frana in Val d’Aosta, la strada tra la Valle Argentera e Sauze di Cesena non si vede più”. Certo, il caldo crea più di un problema, le redazioni si svuotano, i responsabili delle pagine sorseggiano un caffè freddo, l’editore è impegnato in un imbarazzante calciomercato e la geografia non si studia più a scuola.
Però non è troppo impegnativo dare un’occhiata ad una mappa sullo smartphone per scoprire che il paese in questione non è in Romagna, si chiama Sauze di Cesana e non di Cesena ed è in Piemonte e non in Valle d’Aosta. Neppure al confine tra le due regioni. Però c’era stata una frana anche nella Vallée e qualcuno ha fatto confusione. Soprattutto non ha fatto la benché minima verifica.
Ma nella stessa giornata si è scatenata una polemica su un orinatoio a forma di bocca collocato in uno spogliatoio di una palestra torinese. Le erinni del femminismo si sono scatenate contro questa ignobile dimostrazione di sessismo maschilista. E sino a che la protesta arrivava da qualche politica in cerca di visibilità, poteva passare. Non si pretende qualità e precisione dai politici. Poi, però, è arrivato il giornalismo femminista di complemento a rincarare le dosi di indignazione politicamente corretta.
Peccato che sia intervenuto un collega ad informare che l’orinatoio era una creazione di 20 anni orsono di una designer.(1) Una donna, dunque. Ma informarsi prima di scatenare le polemiche non era previsto. Per le erinni, tuttavia, restava comunque un gesto ignobile nei confronti delle donne. E non è bastato che il giornalista abbia ricordato che la designer si era ispirata al simbolo dei Rolling Stones e, dunque, a Mike Jagger.
Macché, le erinni hanno iniziato ad arrampicarsi sui vetri tanto da far sembrare un dilettante anche Messner. Ed hanno spiegato che è fondamentale il contesto. Dunque, l’opera della designer poteva avere un senso in un museo ma non in uno spogliatoio maschile di una palestra. Il paziente giornalista ha provato a sottolineare che un’opera di design non è creata per essere esposta in un museo ma per essere utilizzata nella vita quotidiana. Ed essendo un orinatoio per maschi, è inevitabile che sia collocato in un luogo frequentato da maschi.
Niente da fare. Gli spogliatoi maschili – ha assicurato la giornalista scalatrice – sono luoghi di sessismo machista. E basta. Dunque, l’orinatoio può essere collocato esclusivamente in luoghi frequentati da intellettuali di provata fede democratica, meglio se transgender, e che utilizzino l’oggetto incriminato ostentando profonda indignazione. Peccato, per le erinni, che il ragazzo che ha salvato la vita a una bambina di tre anni caduta dal quinto piano sia riuscito nell’impresa proprio perché frequenta una palestra. Ma alle protagoniste del politicamente corretto non interessa: sessista e machista.
Perlomeno l’ordine dei giornalisti avrà avuto una illuminazione sui prossimi corsi da organizzare per l’aggiornamento professionale. Accanto all’immancabile ed imperdibile giornalismo di genere si possono prevedere lezioni di geografia e di design incentrato sulla pop art. Sperando che “pop” non sia una definizione sessista.
Approfondimenti del Blog
(1)
Chi è l’artista. Meike van Schijndel nata a Utrecht, in Olanda, il 13 maggio del 1973. Il padre è architetto e designer, la madre lavora nel mondo del teatro. “Ho sviluppato la mia creatività in tenera età. Dopo il liceo mi sono trasferita in California, dove ho studiato per quattro anni, tra cui Interior Design, Fotografia, Disegno, Pittura, Graphic Design e Teatro – racconta sul suo sito www.coolchica.nl – Nel gennaio 2001 mi sono diplomato alla Scuola delle Arti di Utrecht (HKU) con la mia serie di bagni dal design illustrativo Bathroom Mania!”