Giorni fa, un ragazzo che camminava nei boschi del Trentino…

IL DILEMMA DELL’ORSO


Io vivo, da alcuni mesi, in Trentino. Ma non sono trentino. Ho sempre amato le montagne, ma sono uomo di città, non un montanaro.

E con questo? – dirà il Direttore – a chi dovrebbe importare?

A nessuno, certo. Ma è una premessa che ritengo necessaria per parlare… dell’orso.

Che, almeno quassù, fa parlare tutti. Ed ha portato via le prime pagine dei giornali alla guerra in Ucraina. Cosa abbastanza scontata. L’orso, o meglio gli orsi, sono vicini. La guerra lontana. O, almeno, così viene percepita. Erroneamente, temo.

Comunque, il fatto è noto. Giorni fa, un ragazzo che camminava nei boschi del Trentino, si è imbattuto in un orso. Ed è stato sbranato… per lo meno questo è ciò che, comunemente, si crede sia accaduto, visto che la magistratura che indaga non si è ancora pronunciata ufficialmente.

Runner morto in Trentino

Ma questo, in ultima analisi, conta poco.

Ciò che conta è che l’episodio ha scatenato in alcune valli una vera e propria psicosi. Il terrore dell’orso assassino. Con inevitabili polemiche sulla stampa e, soprattutto, su quella piazza virtuale che sono i social.

Da un lato quelli che chiedono a gran voce che la belva venga immediatamente braccata e abbattuta. Che chiedono, anche, una diminuzione dei plantigradi, il cui numero sembra sia cresciuto sproporzionatamente negli ultimi decenni. Con inevitabile corollario di polemiche politiche. Contro certe scelte “ambientaliste” che sembra abbiano voluto reintrodurre gli orsi nel territorio. Dopo una lunga assenza.

Dall’altro quelli che stanno dalla parte dell’orso. Che difendono il suo diritto a vivere nel suo ambiente naturale. Senza venire disturbato dalla presenza umana. Che ricordano come gli animali selvatici attacchino solo se si sentono, in qualche misura, minacciati… e via così…

Andrea Papi la vittima dell’orso

Al di là dei soliti idioti che da un lato vogliono lo sterminio degli orsi, dall’altro sognano una natura incontaminata senza l’uomo, entrambe le posizioni hanno le loro buone ragioni da vendere. E, inevitabilmente, i loro limiti. E, sinceramente non avrei alcun motivo di invischiarmi in tale polemica senza senso.

Però questa storia dell’orso mi sembra… emblematica. Anzi, rappresenta una sorta di, autentico, dilemma.

Perché, vedete, l’orso è un orso. E si comporta secondo la sua natura. Nel suo ambiente. E non ha importanza se sia sempre stato qui, o se vi sia giunto in seguito a, non sempre provvide, politiche ambientaliste.

E il ragazzo morto aveva tutte le sue buone ragioni di passeggiare o correre nel bosco, non lontano da dove viveva. Anche questo fa parte della Natura. Di quella di noi uomini, che non siamo sempre vissuti in ambienti asettici e protetti. Che, anzi, siamo sempre stati spinti da un impulso interiore, forse un istinto, a esplorare… ad andare per mari, boschi, monti…

Se così non fosse stato, la terra sarebbe rimasta, in buona parte, inesplorata. E noi si vivrebbe in aree molto limitate. Come i primissimi ominidi. Naturalmente, dando per buona la tesi evoluzionistica… che è, appunto, teoria. Non certezza scientifica.

E allora? Se sia l’uomo che l’orso si sono, alla fin fine, comportati secondo Natura, come si risolve quello che tu definisci un dilemma?

 

 

 

 

 

 

 

 

Errore di prospettiva. Non è questo il dilemma di cui parlavo.

Il dilemma, quello vero, è rappresentato dalla … morte. Ovvero dal rischio di morire.

Quello di cui, un tempo, gli uomini erano perfettamente coscienti addentrandosi in un bosco, così come solcando un oceano. La morte veniva messa nel conto delle possibilità. Faceva parte della natura delle cose.

Ma oggi rifiutiamo questa idea. Anzi, rifuggiamo dal solo pensiero di essere mortali. E pretendiamo di essere al sicuro ovunque, come se restassimo seduti nel salotto di casa. In sostanza vorremmo che la Natura, anche quella selvaggia, altro non fosse che un’immensa Disneyland. O meglio ancora una realtà virtuale, un ologramma… perché anche a Disneyland un incidente può sempre succedere.

In buona sostanza non accettiamo la nostra fragilità. E il nostro essere… caduchi.  Lo abbiamo dimostrato, in modo assurdo e, purtroppo, indecoroso, durante la, cosiddetta, pandemia. I virus, le malattie hanno sempre fatto parte della vita. Ma noi, ora, ne rifiutiamo anche solo l’idea…

Il paradosso è che andiamo nel panico per un giovane ucciso da un orso. Caso più unico che raro. Ma non pensiamo a quanti giovani ogni anno muoiono in incidenti stradali. E continuiamo a dare in mano ai ragazzi moto e automobili…

Discorsi da vecchio reazionario bacchettone? Forse…

Ma resto convinto che tanto l’uomo quanto l’orso facciano parte della natura. E che i comportamenti di entrambi rispondano all’istinto della specie.

Con una differenza. Per quello che ne sappiamo, l’orso, come tutti gli animali, soffre quando muore. Ma non vive nella paura di morire.

Noi…. beh, la risposta la conoscete bene tutti.

Andrea Marcigliano

 

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Descrizione

Rischiando come un trapezista in un circo, Riccardo Pirrone va fino in fondo e svela con coraggio i segreti della sua comunicazione. Perché in amore e in pubblicità non bisogna aver paura dei salti mortali.

Nessuno vuole sentirsi ricordare che la propria morte o quella di un proprio caro può arrivare in qualsiasi momento, e infatti rassicuriamo tutti: Ci vediamo il più tardi possibile.” Diventata famosa per le sue campagne irriverenti, la Taffo Funeral Services è l’agenzia funebre che è riuscita a catturare grande attenzione sui social e persino a creare un’enorme community di fan, grazie a una strategia di comunicazione controcorrente basata sul black humor. Ma come si vende l’invendibile? Ridere della morte è davvero possibile? Riccardo Pirrone, social media strategist del brand, dimostra che non solo è possibile, ma che è anche necessario. In queste pagine racconta come è nato il successo di Taffo e come si combattono e sovvertono i tabù. Tramite copy persuasivi e scelte coraggiose, con un’ironia sempre pungente e a volte emozionale, Riccardo è riuscito a dissotterrare e portare alla fama nazionale una semplice agenzia funebre. Tra post inediti e altri più conosciuti, tra lezioni di real time marketing e il Gay Pride, tra la Hit dell’estate e i meme più divertenti: per la prima volta il brand più irriverente d’Italia viene raccontato nei minimi dettagli. Ma non è solo questo, è anche un libro per chiunque lavori o voglia avvicinarsi al mondo del digital marketing e risponde a chi si chiede: come si fanno dei post virali? Come si parla sui social?

 

 

 

 

 

 

 

 

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