La Gran Bretagna deve cominciare a prepararsi alla guerra contro la Russia

Sir Roland Walker

IL DISCORSO DEL GENERALE


Sir Roland Walker. Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Britannico dallo scorso giugno. Appena ieri, dunque.

Nel suo primo discorso pubblico ha affermato che la Gran Bretagna deve cominciare a prepararsi alla guerra contro la Russia. Che avverrà entro il 2027.

Sic et simpliciter, avrebbero detto i Romani.

No, non viene dal Metaverso. È reale. È un generale che parla di una guerra imminente.

 

 

 

 

 

 

 

Guerrafondaio Sir Roland? Piuttosto direi brutalmente sincero. Ed onesto. Assumendosi l’onere di Capo delle forze armate di Sua Maestà Carlo III (Carletto per amici) ha studiato la situazione. E poi detto come stanno le cose.

La storia non insegna nulla. Bombardamento, Londra 15 ottobre 1940 – Foto William Vandivert.

La politica di Londra – in perfetta continuità dopo l’arrivo dei laburisti – punta, decisamente, allo scontro frontale con Mosca. Alla dilatazione del conflitto ucraino, per trasformarlo in una guerra totale. Costi quel che costi. E, certamente, saranno costi alti. Probabilmente altissimi.

E i centri di potere finanziari britannici, la City per semplificare, spingono in questa direzione. Ancora più, forse, di quelli statunitensi loro collegati.

Tant’è che fu proprio l’allora Premier Boris Johnson a fare fallire, nel 2022, gli accordi di Ankara. Quando Erdogan si era posto come mediatore tra Mosca e Kiev.

Accordi che Zelensky aveva già accettato, quando Johnson si catapultò a Kiev e gli impose di continuare la guerra.

Per semplificare molte centinaia di migliaia di morti fa.

L’intervento di Johnson non fu un’alzata d’ingegno personale, bensì perfettamente conseguente la visione geopolitica di Londra. Che considera da sempre la Russia come il principale avversario dell’impero inglese ieri, dell’egemonia dell’anglosfera (1)oggi.

Potremmo dire, senza tante ambiguità, che quella di Londra è una ripresa della storica rivalità con Mosca che ha contrassegnato i secoli del, cosiddetto, Grande Gioco. La lunga partita a scacchi per il controllo dell’Asia Centrale. Ovvero di quel Cuore del Mondo che, secondo Halford McKinder, rappresenta la chiave di volta per il controllo del Mondo intero.

Il Grande Gioco in Afghanistan. La vignetta, risalente all’epoca della seconda guerra anglo-afghana, ben rappresenta il ruolo dei paesi asiatici, stretti tra le ambizioni dell’orso russo e quelle del leone britannico

La storia di questo lungo confronto, di questa lotta sotterranea, ci è stata narrata in modo straordinario da Hopkirk nel suo “Il Grande Gioco”(2).In una prospettiva, naturalmente, inglese.

Tuttavia è interessante notare come lo scontro Mosca/Londra non fu, inizialmente, tra i due Imperi, bensì tra quello degli Zar e il Raj britannico in India. Che era proprietà della Compagnia delle Indie. Ovvero di un potente gruppo finanziario e speculativo privato. Solo in seguito, con Disraeli, divenne necessario il diretto coinvolgimento della Corona inglese.

Compagnia delle Indie. Navi, cannoni… ed esattori per “rubare” un continente

E potremmo dire che la storia si ripete. O meglio, continua. Dopo la pausa rappresentata dalla Seconda Guerra Mondiale. E il sostanziale congelamento della lunga stagione della Guerra Fredda.

«PERCHÉ IL MURO DI BERLINO (parte prima)»

Oggi la politica di Londra punta sempre con maggiore decisione allo scontro con Mosca. Ed è indifferente chi sia l’inquilino di Downing Street. E, in fondo, anche chi sieda al Cremlino.

Ed è una politica dettata dagli interessi delle, odierne, discendenti della Compagnia delle Indie. Potenti gruppi finanziari che si muovono tra la City e Wall Street. Trovando, paradossalmente, più resistenze alla loro volontà negli States che in Gran Bretagna.

La nuova guerra fredda ha fatto sì che i liberali statunitensi imparassero ad amare la bomba
Bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. Perdite civili: 90 000 – 166 000 vittime a Hiroshima. 60 000 – 80 000 vittime a Nagasaki. Sono seguite altre vittime ammalatesi negli anni per varie patologie tumorali.

Guerra, dunque. Ma a fare la guerra, non a deciderla, sono i militari. E così Sir Roland, appena nominato a capo dello Stato Maggiore, ha tirato le somme. E, come è suo dovere, ha parlato. Se la guerra è inevitabile nel giro di due, tre anni, la Gran Bretagna deve prepararsi. Perché a tante ambizioni politiche, attualmente non corrisponde una forza militare adeguata.

Un discorso onesto, quello del Generale.

Redazione Electo
Andrea Marcigliano

 

 

Approfondimenti del Blog

«LA SCONFITTA DELL’OCCIDENTE»

(1)

 

 

 

 

 

(2)

 

 

 

Descrizione

Che le sorti del mondo dipendano da ciò che avviene in quella vasta zona che oggi chiamiamo Turkmenistan, Tagikistan o Afghanistan è una percezione antica, oggi confermata quotidianamente da guerre, trame e agguati. Una storia, dunque, quanto mai utile da conoscere.

«… grande affresco storico sul Grande Gioco, come lo chiamò Kipling, che impegnò inglesi e russi, per buona parte dell’Ottocento, in Afghanistan, in Iran e nelle steppe dell’Asia centrale. Mentre il grande impero moscovita scivolava verso i mari caldi inghiottendo ogni giorno, mediamente, 150 chilometri quadrati, la Gran Bretagna cercava di estendere verso nord i suoi possedimenti indiani. Vecchia storia? Acqua passata? Chi darà un’occhiata alla carta geografica constaterà che i grandi attori hanno cambiato volto e nome, ma i territori contesi o discussi sono sempre gli stessi. In queste affascinanti “mille e una notte” della diplomazia imperialista il lettore troverà l’antefatto di molti avvenimenti degli scorsi anni in Afghanistan e in Iran» – Sergio Romano

«Una delle letture più appassionanti … Non bisogna lasciarsi spaventare dal fatto che siano oltre 600 pagine. Non dirò che lo si legge di un fiato, ma lo si centellina per sere e sere come se fosse un grande romanzo d’avventure, popolato di straordinari personaggi storicamente esistiti e di cui non sapevamo nulla» – Umberto Eco

Davanti al palazzo dell’emiro di Buchara, due uomini in cenci sono inginocchiati nella polvere. A poca distanza, due fosse scavate di fresco, e tutt’intorno una folla sgomenta, che assiste in un silenzio irreale. Non è certo insolito che l’emiro faccia pubblico sfoggio di crudeltà, ma è la prima volta che il suo talento sanguinario si esercita su due bianchi, e per di più servitori di Sua Maestà britannica. La scena non è stata scritta da Kipling, anche se di lì a poco la contesa fra russi e inglesi per i luoghi che oggi chiamiamo Turkmenistan, Tagikistan o Afghanistan avrebbe trovato, nelle pagine di Kim, un nome destinato a durare: Grande Gioco. È invece realmente accaduta una mattina di giugno del 1842, dando inizio a una vicenda che in questo celebre libro Peter Hopkirk ricostruisce nella sua fase più avventurosa, allorché gli ufficiali dei servizi segreti zarista e vittoriano valicavano passi fino allora inaccessibili, cartografavano valli inesplorate, raccoglievano informazioni dalle carovane di passaggio sulla Via della Seta, tramavano complesse alleanze con i khan della regione, rischiando a ogni mossa, come i loro epigoni attuali, di ridestare da un sonno millenario quelli che Chatwin chiama «i giganti addormentati dell’Asia centrale». Che le sorti del mondo dipendano da ciò che avviene in quella vasta zona è una percezione antica, oggi confermata quotidianamente da guerre, trame e agguati. Una storia, dunque, quanto mai utile da conoscere. Ma va aggiunto che nella fase raccontata nel Grande Gioco quella storia era anche il romanzesco allo stato puro – e sarà un intensissimo piacere per chi la ascolta. Molte sono le memorie e i documenti che ne compongono il mosaico, ma occorreva un maestro come Peter Hopkirk per farci seguire in tutte le sue ramificazioni questo strepitoso romanzo a puntate.

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