“È l’ora dell’amore”, cantavano i Camaleonti
IL DOLORE PER LE FOIBE? SOLO AD ORARI PREDEFINITI E NEI
LUOGHI INDICATI
Redazione Electo
Il dolore per le Foibe? Solo ad orari predefiniti e nei luoghi indicati è una riflessione personale sulla memoria selettiva e regolamentata di una tragedia storica. Attraverso un tono critico e lucido, l’autore denuncia l’ipocrisia delle commemorazioni ufficiali, in cui il ricordo sembra più un atto burocratico che un reale confronto con la storia. Il dolore viene confinato in cerimonie prestabilite, mentre nel discorso pubblico permane il silenzio o la strumentalizzazione politica. Un testo che scuote le coscienze, interrogando il lettore su cosa significhi davvero fare memoria.
“È l’ora dell’amore”, cantavano i Camaleonti. Ma, prima dell’inizio del Festival, il sindaco di Bologna (il cui nome non merita di essere ricordato) ha provato a creare l’ora del dolore. Nonostante le parole persino di Mattarella sull’orrore delle foibe e sull’oscenità di chi ha cercato di cancellarne il ricordo, lui, il sindaco, ha denunciato pubblicamente il crimine di chi, fuori orario, ha osato entrare nel palazzo comunale per deporre una corona di fiori in memoria di decine di migliaia di vittime e di centinaia di migliaia di esiliati.
Perché, per il sindaco, il ricordo è ammesso solo a orari concordati ed in luoghi ben precisi. Meglio se in periferia a tarda notte, così non si infastidiscono i nipotini di quegli esseri immondi che, proprio a Bologna, versarono per terra il latte ed il cibo destinati agli esuli dell’Istria in transito alla stazione. Donne, anziani, bambini umiliati ed insultati. Ora i nipotini dei persecutori continuano con altri metodi. E mentre qualcuno osa ricordare le vittime, altri nipotini dei persecutori bolognesi manifestano contro il ricordo.
Al di là del fatto che tutti i buoni, politicamente corretti, si riempiono la bocca con la retorica sui municipi come case dei cittadini, salvo poi impedire loro l’accesso anche per lasciare una corona di fiori.
Non è che la destra fluida di governo abbia dato una grande dimostrazione di coraggio. Il parlamentare di Fdi che ha accompagnato i ragazzi con la corona di fiori si è affrettato non a condannare l’atteggiamento del sindaco, ma a precisare che lui, il parlamentare, se n’era già andato quando i ragazzi sono entrati nei sacri locali comunali.
D’altronde la cacciata degli italiani dall’Istria potrebbe ricordare la pulizia etnica in corso a Gaza ad opera degli amici israeliani con il sostegno dell’amico padrone Trump. Meglio far passare la giornata del ricordo senza troppe polemiche.

Approfondimenti del Blog
Il racconto di Egea Haffner tiene accesa la luce della memoria e si fa simbolo della storia di chiunque ancora oggi sia costretto a lasciare la propria casa.
Nel 1945, quando suo padre scompare, inghiottito nelle spaventose voragini carsiche, Egea è solo una bambina. Ancora non sa che a breve inizierà la sua vita di esule, che la costringerà a lasciare la sua terra e ad affrontare un futuro incerto, prima in Sardegna, poi a Bolzano, accudita da una zia che l’amerà come una figlia. La geografia del cuore di Egea Haffner avrà però sempre i colori, gli odori e i suoni di Pola, la sua città. Ed è una geografia che custodisce la sua storia personale, ma è anche parte della nostra vicenda nazionale: nella sua memoria si riflette il dramma di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra. Età di lettura: da 10 anni.