Maggio gelido in Europa: il silenzio imbarazzato dei profeti del clima

IL FREDDO IBERNA I CATASTROFISTI DEL CLIMA

Il Simplicissimus

In un periodo in cui le narrazioni climatiche sembrano procedere come dogmi incontestabili, l’ondata di freddo che ha investito l’Europa centrale a maggio solleva più di un interrogativo. A Lipsia si è toccato il giorno di maggio più freddo da 145 anni, Berlino non vedeva temperature simili da 75 primavere, e sull’Appennino emiliano la neve è tornata a bassa quota. Davanti a questi eventi, i fautori più accesi della teoria del riscaldamento globale sembrano improvvisamente ammutoliti, attendendo giorni più caldi per rilanciare i loro allarmi. Il pezzo riflette sul contrasto tra i dati meteorologici attuali e la narrazione dominante sul cambiamento climatico, senza negare la complessità del fenomeno, ma invitando a una lettura più onesta e meno ideologizzata della realtà. (f.d.b.)


Oggi avrei voluto fare un post per individuare chi ha intenzione di avvelenare il cielo per intercettare i raggi solari ed evitare così il catastrofico riscaldamento globale, ma ho ancora bisogno di raccogliere dei dati e così rinvio. Ma intanto nel corso della ricerca ho scoperto che in Germania e in tutto il centro Europa siamo al maggio più freddo da molti anni a questa parte e naturalmente i catastrofisti della CO2 vanno in letargo attendendo che le temperature estive consentano loro di riaprire la caccia agli allocchi. Tacciono o come ha fatto la Bbc tagliano le parti scomode nelle loro trasmissioni quando qualche pseudo ambientalista dice delle castronerie. Comunque, tanto per fare qualche esempio, a Lipsia il 6 maggio scorso è stato quello più freddo dall’inizio delle misurazioni, vale a dire da 145 anni, mentre a Berlino è appena da 75 anni che la temperatura di questo giorno non scende così in basso.  Per non parlare delle nevicate sull’appennino emiliano fino a 2-300 metri di quota. Questo di per sé non inficia alcuna teoria seria, ma mette in crisi quella che col tempo è diventata una mera narrazione.

Nello sfogliare questo cahier des doléances per il Net Zero mi sono imbattuto nell’immagine di un testo scolastico sulla composizione dell’atmosfera terrestre che rende molto chiara l’assurdità nella quale ci troviamo:

I cahiers de doléances, conosciuti in italiano come quaderni delle lamentele o quaderni di doglianza, erano dei registri nei quali le assemblee incaricate di eleggere i deputati agli Stati generali, convocati in via d’urgenza nel 1789 da Luigi XVI, annotavano critiche e lamentele della popolazione: le richieste più frequenti riguardavano l’abolizione delle decime ecclesiastiche e dei privilegi signorili

Come potete vedere il piccolo quadratino verde in alto a destra rappresenta la quantità di CO2 attualmente presente in atmosfera ovvero lo 0,04% del totale. Sempre in alto a sinistra c’è un quasi invisibile quadratino bianco che rappresenta la quantità di anidride carbonica prodotta dall’uomo ovvero lo 0,0016 del totale e se volessimo andare avanti in questi giochi, potremmo dire che l’Europa ne produce lo o,ooo256 del totale. Siccome è infinitamente inferiore al maggior gas serra, ovvero il vapore acqueo, e molto meno efficace rispetto ad altre sostanze presenti in traccia, come per esempio il metano, ci si potrebbe legittimamente chiedere perché tutto si concentri sulla CO2. Ovviamente perché è facilmente gestibile per le speculazioni di ogni tipo, Ma comunque il ruolo dellanidride carbonica(1) ha una genesi precisa nella climatologia, molto prima che esso fosse sfruttato come ennesima forma di millenarismo da dare in pasto alle masse. Nei primi decenni del secolo scorso un matematico e climatologo serbo, Milutin Milanković, elaborò una complessa ipotesi sulla ciclicità delle glaciazioni terresti o quanto meno quelle che si sono avute nell’ultimo milione di anni. Calcolando gli effetti composti di alcune variabili che vanno dall’eccentricità orbitale, all’inclinazione assiale e alla precessione dell’orbita terrestre egli riuscì a giustificare un ciclo di circa 100 mila anni. Col passare del tempo e col miglioramento delle tecniche di carotaggio e di analisi dei campioni e della loro datazione, la teoria di Milanković ricevette sempre più conferme fino a diventare quella principale tra la fine degli anni ’70 e i primi ’80 del secolo scorso. Rimanevano tuttavia lievi discordanze e fu allora che qualcuno tirò fuori l’idea che queste asimmetrie temporali fossero dovute alla CO2 che perturbava in qualche modo la regolarità del ciclo climatico.

Davvero strano che nessuno abbia pensato alla cosa più ovvia, ossia alla variazione della radiazione solare che anch’essa presenta ciclicità, minimi e massimi di durata variabile di cui ancora non si è venuti a capo e che può essere alterata in maniera drastica anche da eventi non ricorrenti, come per esempio l’entrata di tutto il sistema solare nella sua orbita attorno al centro galattico in aree di polveri che possono intercettare la luce della nostra stella. Insomma, si potrebbero dire tante cose, ma sta di fatto che la CO2 entrò in qualche modo nel discorso, sia pure come elemento marginale, fino a che, sgomitando assieme agli interessi finanziari, ha finito per fare la parte del leone, sebbene essa non spieghi proprio nulla, nemmeno il riscaldamento che si è avuto negli ultimi decenni. Del resto neanche esistono modelli sia fisici che biochimici coerenti sul cosiddetto ciclo del carbonio. Intanto godiamoci il freddo e anche lo spettacolo che sedicenti siti meteo si affannano a proporre, trasformando ogni evento atmosferico, anche il più banale, in anomalia e in evento eccezionale.

 

Redazione
E la chiamano estate…

 

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