Lo squallore del giornalismo italico
IL GIORNALISMO DI PALTA PER L’OMICIDIO DI SHARON
“Sharon Verzeni, c’è un fermato per l’omicidio: è un disoccupato italiano di 31 anni”. Questo l’ignobile titolo del Corriere della Sera online. Poi, nelle edizioni successive, anche il quotidiano di Urbano Cairo, pur insistendo sulla cittadinanza italiana dell’uomo, ha dovuto ammettere che non si trattava proprio di un bergamasco da 7 generazioni. Ma anche il Tg1 insiste sull’italianità dell’omicida. Di origine del Mali.
Insomma, una grande risorsa impegnata a pagarci le pensioni. O forse no, visto che era disoccupato.
Ma lo squallore del giornalismo, in questa occasione, non è legato solo alla conclusione dell’inchiesta. Perché questa volta gli investigatori sono stati perfetti, i cronisti no. I carabinieri insistevano, giorno dopo giorno, sull’assoluta innocenza del compagno della donna uccisa. E, giorno dopo giorno, i cronisti insistevano su presunte liti tra i coniugi, su dissapori. Il giovane veniva ascoltato come testimone ed i giornalisti facevano balenare il sospetto che gli interrogatori fossero un indizio di colpevolezza. Gli inquirenti garantivano che l’alibi del giovane era solido, i cronisti lo mettevano in dubbio.
Su quali basi? Su nessuna, ovviamente. Ma il pool si ritrova e, davanti ad un aperitivo, si creano le storie più assurde, poi propinate su quotidiani cartacei ed online. E quando la verità rovina le fantasiose ricostruzioni dei media, ci si lancia tutti insieme sulla mistificazione delle origini del criminale.