”Purtroppo, i giovani hanno creduto agli imprenditori
IL MERCATO DEL LAVORO NON FUNZIONA PIÙ
MA NESSUNO VUOL PRENDERNE ATTO
Non è indispensabile essere stati giovani al primo impiego (cioè tutti) e poi artigiani o piccoli imprenditori per comprendere le nuove dinamiche del mondo del lavoro. Basterebbe ascoltare figli e nipoti per accorgersi della rivoluzione in atto. Quella rivoluzione che si traduce nel rifiuto di occupazioni che penalizzano la vita sociale in cambio di un piatto di lenticchie. Quella rivoluzione che spinge a prendere un aereo low-cost per andare a lavorare all’estero.
Ed è fastidioso, più ancora che imbarazzante, sorbirsi ogni volta le lamentele degli imprenditori che affermano di non trovare personale da inserire in azienda. Ma non erano gli imprenditori che, in ogni convegno di Confindustria o delle altre associazioni di categoria, spiegavano che il posto fisso non esisteva più, che la precarietà era il modello per il futuro, che i giovani dovevano adattarsi a cambiare lavoro di continuo, accettando anche i periodi di inattività e disoccupazione con il sorriso sulle labbra?
Purtroppo, i giovani hanno creduto agli imprenditori. E si sono trasformati in precari che non sono più disposti a sacrificarsi per il bene di un’azienda in cui lavoreranno per pochi mesi, o addirittura per pochi giorni. Poi sono arrivati gli arresti domiciliari di massa ed hanno capito che stavano meglio a casa, con pochi soldi passati dai genitori, piuttosto di andare a lavorare per gli stessi pochi soldi che non cambiavano la vita.
Nei giorni scorsi, su Electomagazine, Adele Piazza ha riportato le dichiarazioni di Bernabò Bocca. In pratica il presidente di Federalberghi ammetteva che le retribuzioni erano vergognosamente basse, ma assicurava che le imprese non potevano fare di più, considerando la situazione generale. Osservando le auto degli albergatori e le biciclette dei dipendenti, qualche dubbio nasce. Ma se anche fosse vero, resterebbe il problema di fondo: perché lavorare in cambio di retribuzioni che non permettono una sopravvivenza autonoma e che escludono la possibilità di crearsi una famiglia? Se l’ascensore sociale è bloccato verso l’alto, non ci si può stupire degli atteggiamenti negativi di chi sa che, in alto, mai arriverà.
Ciascuno ha le sue ragioni, ma è evidente che il sistema non funziona più. Le aziende sostengono che, con i contributi, un salario decente costerebbe troppo. I lavoratori ribattono che per 600/700 euro al mese preferiscono stare a casa, visto che con quella cifra non possono certo mangiare, vestirsi, pagare un affitto e le bollette.
Non se ne esce. In fondo l’Italia è cresciuta con il lavoro nero. Poi sono arrivati i furbetti anche lì. Da un lato quelli che sfruttano gli schiavi fatti appositamente arrivare con i barconi per pagare sempre meno. Dall’altro quelli che versano la busta paga con una cifra e se ne trattengono una parte. Mentre i controlli preferiscono puntare su mance ed eventuali premi non inseriti in busta paga. Ma, tanto, i controllori hanno lo stipendio garantito e possono fregarsene dei danni che provocano.
Così ci si ritroverà con nuovi piagnistei di chi non trova lavoratori, con nuove fughe di cervelli e di braccia, con nuovi sbarchi di schiavi da sfruttare. E con nuovi convegni dove i partecipanti si rifiutano di prendere atto della realtà.
Fonte: ElectoMagazine del 29 aprile 2022