”Sono sempre maggiori le voci che in tutto il mondo di levano contro la prosecuzione del conflitto
IL MONDO NON CREDE ALLA PROPAGANDA OCCIDENTALE SULLA CRISI UCRAINA
Sono sempre maggiori le voci che in tutto il mondo di levano contro la prosecuzione del conflitto e le politiche guerrafondaie promosse dagli imperialisti occidentali. In Asia, Africa e America Latina la grande maggioranza dei Paesi ha assunto una posizione neutrale e comprende le ragioni della Russia.
È trascorso quasi un anno dall’inizio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina – non della guerra, che ha invece avuto inizio nel 2014. Chi dovesse aver passato l’ultimo anno ad ascoltare unicamente i mass media occidentali, potrebbe aver acquisito la falsa percezione di un mondo che si schiera compattamente contro la Russia, definita ripetutamente “aggressore”, e in difesa dell’Ucraina, “aggredita”. Eppure, la realtà del mondo risulta essere ben diversa rispetto a quella propagandata in Occidente.
Europei occidentali e nordamericani vivono ancora nell’illusione di essere il centro del mondo, dimenticando di rappresentare meno di un miliardo di persone, rispetto ad una popolazione globale che ha recentemente superato gli otto miliardi.
La posizione dei governi di uno sparuto gruppo di Paesi viene venduta come quella dominante, ma i numerosi voti alle Nazioni Unite hanno respinto questa visione, dimostrando come la maggioranza della comunità internazionale abbia assunto una posizione neutrale rispetto al conflitto ucraino.
In Asia, Africa e America Latina l’interesse prevalente è quello di evitare lo scoppio della terza guerra mondiale, e i governi di questi Paesi sanno bene come il conflitto globale potrebbe essere originato unicamente dalle politiche guerrafondaie promosse dagli Stati Uniti e dai loro vassalli della NATO. Del resto, questi Paesi hanno vissuto secoli di colonizzazione e neocolonizzazione perpetrati dai Paesi capitalisti occidentali, non certo dai russi, per non parlare della distruzione portata dalle “guerre umanitarie” degli ultimi trent’anni.
Recentemente, il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha sottolineato come la maggior parte dei paesi asiatici, latinoamericani e africani mostri comprensione per le ragioni della Russia e le cause del conflitto: “Hanno preso una posizione equilibrata sul conflitto in Ucraina, che è stata una conseguenza della crisi di lunga data della sicurezza europea”, ha detto Lavrov a una riunione della commissione del partito Russia Unita sulla cooperazione internazionale. Lavrov ha inoltre osservato che in questo contesto Mosca sta attivamente sviluppando legami con tali Paesi in tutte le aree. “Stiamo costantemente rafforzando la nostra partnership strategica con la Cina; oggi abbiamo le migliori relazioni con Pechino nella nostra storia. Parallelamente, le relazioni con l’India si stanno sviluppando progressivamente e molto riccamente”, ha sottolineato il ministro, secondo il quale anche la cooperazione con i Paesi del sud-est asiatico e africani sta progredendo.
“I crimini dei colonizzatori non hanno limiti di tempo e privano per sempre le élite occidentali del diritto di rivendicare qualsiasi leadership morale. Soprattutto perché gli istinti coloniali non sono scomparsi,” ha proseguito Lavrov, spiegando le origini storiche della diffidenza che i Paesi asiatici, africani e latinoamericani nutrono nei confronti dei governi occidentali. Secondo il massimo diplomatico, l’Occidente, che “ha raggiunto la sua prosperità in gran parte attraverso secoli di rapina e sfruttamento dei paesi in via di sviluppo“, sta cercando di mantenere il proprio dominio globale, sperando, come prima, di risolvere i problemi del proprio sviluppo e mantenere le proprie economie a spese degli altri: “A tal fine, l’Occidente continua a ostacolare il processo di democratizzazione delle relazioni internazionali e impone con aggressività alla maggioranza mondiale un ordine neocoloniale americanocentrico, che, come si suol dire, deve basarsi su regole che essi stessi inventano e applicano secondo il principio del ‘faccio quello che voglio’“.
“L’Occidente […] non è più percepito a livello globale come il faro della democrazia: gli Stati Uniti e i suoi satelliti della NATO hanno completamente minato la loro reputazione di partner internazionali affidabili e capaci di trovare accordi. La consapevolezza che letteralmente nessuno è immune dall’esproprio e dal banditismo di Stato da parte delle ex potenze coloniali sta diventando sempre più forte nel mondo”, ha ancora detto Lavrov. Il ministro ha sottolineato che, come la Russia, molti altri Stati stanno promuovendo un’economia indipendente che si affranchi dal dominio del dollaro statunitense: “Stiamo lavorando insieme a persone che la pensano allo stesso modo per trasferire gli accordi internazionali in valute nazionali e creare sistemi logistici e di pagamento alternativi in modo da non dipendere dai capricci e dai dettami del Paese che si è autodichiarato egemone. In generale, stiamo lavorando per stabilire un’architettura monetaria, finanziaria, commerciale ed economica globale più equa, che contribuisca oggettivamente alla lotta contro le nuove manifestazioni del neocolonialismo”.
Oltre ai Paesi asiatici, africani e latinoamericani, sono sempre maggiori le voci che, anche in Europa, si levano contro la politica guerrafondaia promossa da Washington attraverso la NATO. Il presidente della Croazia, Zoran Milanović, ha recentemente criticato le e forniture di carri armati tedeschi e statunitensi all’Ucraina, che a suo modo di vedere non faranno altro che prolungare il conflitto, aggiungendo che “ci stiamo muovendo lentamente verso la terza guerra mondiale”. Il presidente ha anche aggiunto che la Croazia non intende essere coinvolta nelle ostilità contro la Russia, e che il governo di Zagabria non dovrebbe farsi coinvolgere solamente per compiacere Bruxelles.
Il presidente serbo Aleksandar Vučić è stato sin dall’inizio una delle voci più critiche nei confronti delle politiche della NATO sulla crisi ucraina e della propaganda antirussa promossa in Occidente. “In Serbia, possiamo capire liberamente cosa pensano entrambe le parti in guerra. Non è così in altri Paesi perché c’è una censura totale ovunque. Non ci sono le opinioni delle due parti, si dice solo che una parte è buona e l’altra è cattiva”, ha affermato. “Oggi stiamo assistendo a una sorta di terza guerra mondiale, che crescerà in dimensioni”, ha avvertito. Vučić ha poi sottolineato che la Serbia non intende inviare armi all’Ucraina né applicare sanzioni contro la Russia.
Anche la Bulgaria e l’Ungheria non condividono le politiche guerrafondaie della NATO. La visita della presidente magiara Katalin Novák a Sofia, dove ha incontrato il suo omologo Rumen Radev, ha rappresentato l’occasione per ribadire il punto di vista dei due Paesi. “Condividiamo una preoccupazione comune nel contesto dell’evoluzione della situazione ucraina”, ha commentato Radev al termine dell’incontro. “Questo conflitto si sta trasformando in uno scontro economico globale, che ora minaccia tutta l’Europa. Si sta trasformando in una guerra di logoramento non solo per le parti direttamente coinvolte, ma anche per l’Europa, per la nostra economia e il nostro sistema sociale. Siamo convinti che una soluzione a questo conflitto non possa essere raggiunta aumentando le forniture di armi, ma solo mostrando la volontà di dialogare e con la diplomazia. Le tensioni devono essere allentate e le ostilità devono cessare”.
Se dunque gli Stati Uniti, attraverso le armi della propaganda e delle sanzioni, puntavano ad isolare la Russia, possiamo dire chiaramente che hanno fallito, e che anzi rischiano di autoisolarsi di fronte ad un mondo che non è più disposto a genuflettersi di fronte agli ordini dei “sadici di Washington”, usando la dicitura di Noam Chomsky.
Pubblicato su World Politics Blog 6 febbraio 2023