Oggi il Natale è stato sottratto al cristianesimo: sequestrato dal vero Onnipotente: “il Mercato”. Emancipati, sciolti da vincoli e credenze, “navigli senza timone e senza remi”, festeggiamo il Natale in assenza di chi è nato.

 


 

In queste settimane assistiamo, come capita da alcuni decenni, a un vero e proprio sequestro del Natale. La celebrazione, va ribadito per gli immemori, esercito sterminato e scervellato, ha radici cristiane. Si deve a una nascita (Natale, oh…) avvenuta in un remoto angolo della Palestina. Il bimbo avrebbe cambiato il mondo per due millenni, prima di diventare un fastidioso profeta

Pasquariello servo di Don Giovanni

archeologico, una sorta di convitato di pietra, simile al Cavaliere di Don Giovanni il libertino, muto simbolo della cattiva coscienza.

Il Natale Neo (ogni cosa è nuova, nel mondo progressivo in corsa verso il Meglio) è tutto fuorché la festa per la nascita di chi ha fondato la nostra civiltà e, incidentalmente, ha redento l’umanità rivelando il piano di Dio su di essa. Il Neo Natale è il pretesto per le cose più sconcertanti. Proliferano le immagini augurali con villaggi innevati (e il riscaldamento globale?) candele che non fanno luce e frasi fatte grondanti buoni sentimenti che sembrano uscire dalla carta velina dei Baci Perugina. Già da settimane le città si son riempite di luci rutilanti che evocano qualsiasi cosa tranne l’annuncio cristiano. Panettoni, dolciumi, spumanti e altre leccornie ingombrano

Tomaso Montanari

i supermercati dalla metà di novembre.

Non ci sono stelle comete, pastori né altro che distingua questo tempo una volta sacro da una fiera qualunque, con autoscontri, tiro a segno, ricchi premi e cotillons.  I presepi, che orrore, il critico d’arte sinistrissimo Tomaso Montanari ha definito la preparazione del presepe “inaudita violenza”. Il nostro consiglio è di cambiare psicanalista e fornitore di pillole. Natale, insomma, è stato sequestrato dal vero Onnipotente, il Mercato. Non resta che seguire la saggezza della filastrocca napoletana, fatta canzone da Renato Carosone: Mo’ vene Natale, nun tengo denare, m’appiccio ‘na pippa e me vago a cucca’. Meglio coricarsi e risvegliarsi a cose fatte, magari senza accendere la pipa per non incorrere nelle ire dei salutisti, diciamo dopo la Befana; Epifania è parola difficile, nessuno sa che cosa significa, mentre la vecchina con la scopa mette i regali nella calza. 

 “Fare il presepe? Violenza inaudita. Simbolo di razzismo” (Tomaso Montanari) Delirio “sinistro”.

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′] Oggi non sappiamo neppure più chi è l’Assente di Natale: ce lo hanno rubato e abbiamo collaborato al furto, anzi, ci siamo liberati di un fardello, emancipati, sciolti da vincoli e credenze, navigli senza timone e senza remi, festeggiamo il Natale in assenza di chi è nato! [/stextbox]

È come se in Francia o negli Usa, dove hanno sentite feste nazionali – all’Italia manca anche questo, una data che unisca tutti i casuali abitatori del Belpaese – si festeggiasse il 14 luglio o il 4 luglio senza mostrare la bandiera, evitando di nominare la patria e di cantare l’inno nazionale. Questo è il Natale al tempo dei nuovi dei, consumo, mercato, vacanza. Natale è la festa di un Assente, il bambino di Betlemme dalla cui nascita misuriamo il tempo. Avanti Cristo e dopo Cristo: ecco un’altra anticaglia da abolire. Un bel concorso a premi potrebbe individuare il nuovo inizio, l’Alfa del Mondo nuovo.

Avanziamo una proposta risolutiva: abolire il Santo Natale, per sostituirlo con una festa più alla moda, più inclusiva e felice. Potrebbe essere una vera e propria fiera del Mercato, da protrarre per settimane, in modo da permettere a tutti di svuotare la tredicesima al Luna Park dell’acquisto. Del resto, in Italia la mensilità in più natalizia fu introdotta da un esecrato regime del passato che non osiamo nominare.(1) Anche il Black Friday, il venerdì degli sconti inventato da un grande semidio, Jeff Bezos di Amazon, dura ormai un’intera settimana. Non è mai troppo tardi per svuotare, insieme con il cervello, le tasche di Homunculus. Abrogato per legge il Natale, finiranno le ridicole polemiche sul presepe nelle scuole e nei luoghi pubblici, non avremo più timore di offendere atei, agnostici, stranieri, liberi pensatori e seguaci di Zoroastro. Non dovremo più fingere che sia la festa della famiglia (Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi), altra istituzione scomparsa, retaggio del buio passato, per rintracciare la quale non resta che una puntata speciale di “Chi l’ha visto? “.

La Natività Antonio Balestra (Verona, 1666 – 1740)

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′] Eppure, Natale è una festa cristiana e Gesù non è venuto al mondo per far da pretesto a regali e giorni di ferie! [/stextbox]

Scomparso dal calendario Natale – del resto questa è l’era della liberazione, disfiamoci anche del Fondatore – dovremo abolire anche Pasqua. A ben guardare, si tratta di una ricorrenza ancora più

Cena di Gesù ad Emmaus con due discepoli. Dipinto di Caravaggio, 1601

equivoca. Cade in date incerte, rievoca un evento che la sensibilità moderna deride e dileggia. Un tizio, lo stesso del Natale, sarebbe risorto dopo essere stato crocifisso. Ha girato la Palestina ancora per un po’, mostrandosi a Emmaus,(2) agli apostoli e anche al buon Tommaso che volle toccare per credere, per poi ascendere al cielo. Tutte favolette anti scientifiche, non la danno a bere al cittadino razionale, liberato e istruito del secolo XXI. In più, non si recherà più offesa al popolo ebraico, cui è stata attribuita per secoli la colpa collettiva della condanna del sedicente Redentore. È gente importante, meglio chiudere la questione e approfittare del consenso di una vecchia ditta in disarmo, la Chiesa Cristiana s.p.a., anch’essa incredula della resurrezione, in mancanza di telecamere.

Quanti vantaggi da un semplice atto amministrativo, una leggina che abolisce non la festività, ci mancherebbe, dobbiamo comprare, consumare e divertirci, ma la sua obsoleta intitolazione. Fiera dei Mercati ci sembra la soluzione più sensata. D’altronde, i siti locali della nostra città offrono da alcuni anni la guida ragionata ai mercatini dell’area metropolitana. Sono tantissimi, si trova di tutto, alcuni sono tematici, libri, oggetti fabbricati da “diversamente abili” (la bontà è un must, semel in anno, una volta l’anno), artigianato, dolciumi, sino alla biancheria intima di colore rosso, imperdibile per la notte di san Silvestro. Ci tengono alle tradizioni gli untermenschen, purché stupide e commerciali.

Al posto della Bibbia e del Vangelo, verranno letti brani significativi degli autentici profeti: l’Indagine sulla Ricchezza delle Nazioni di Adam Smith, in particolare il brano in cui si afferma che non è dalla benevolenza del macellaio e del fornaio che avremo pane e carne, ma dal loro desiderio di guadagno. Un autentico memento per l’Uomo Nuovo. Non mancheranno i Principi di Economia Politica di David Ricardo, a maggior gloria della globalizzazione e della legge ferrea dei (bassi) salari. Nuovo e vecchio testamento. Al posto dei canti di Natale, verranno suonati i migliori jingle della pubblicità, la musica che accompagna dolcemente all’acquisto di merci, scopo della vita, quindi delle nuove feste comandate.

Lezione di anatomia del dottor Tulp di Rembrandt van Rijn (1632)

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′] La Chiesa Cristiana s.p.a. è oggi una vecchia ditta in disarmo, anch’essa incredula della resurrezione, in mancanza di telecamere! [/stextbox]

Nessuna Santa Messa, ma gite collettive nei centri commerciali, con parcheggio gratuito e concorsi a premi per chi spende più di una certa cifra. Assai gradite le carte di credito dei principali

Marinus van Reymerswaele Il cambiavalute e sua moglie

circuiti finanziari, sostitute post moderne delle immagini dei santi. L’iconografia potrebbe spaziare dai quadri fiamminghi dei cambiavalute alle scatole

Un opera famosa di Andy Warhol.

Campbell di Andy Warhol, per finire con Vucciria di Renato Guttuso, raffigurante il brulicare di vita in un popolare mercato palermitano. Qualunque quadro del Cristo morto sarà proibito come immagine raccapricciante. A richiesta, per scopi scientifici, potranno essere esposte copie della Lezione di anatomia di Rembrandt. La Pietà di Michelangelo diventerà il simbolo dell’accoglienza e della cura.

Babbo Natale non recherà più doni, ma girerà con il POS e rilascerà scontrini fiscali: una bella lezione etica agli evasori fiscali. È triste ricordare che nell’infanzia di chi scrive i doni li portava Gesù Bambino, il presepe era un atteso rito familiare da vivere l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione. Reputata ora una menzogna moralista retaggio di un pensiero magico, l’Immacolata Concezione richiama invece la purezza del cuore e del corpo, tanto disprezzata al tempo della contaminazione, del meticciato obbligatorio, di un materialismo greve, dispotico.

La festa, poi, ha sempre ricevuto sapore nell’attesa, il fervore di chi si prepara a qualcosa di unico, eccezionale. L’inizio del Signore degli Anelli, il capolavoro fantasy di John R.R. Tolkien, scrittore cattolico, è un capitolo intitolato Una festa a lungo attesa. Si tratta dei compleanni di Frodo e Bilbo, i due Hobbit di casa Baggins. Tolkien vuole fin dal principio accentuare il contrasto tra la vita felice degli Hobbit e le ombre del mondo esterno. La festa è un tempo sospeso, in cui valgono regole distinte, in cui si pensa e agisce diversamente. Lo sapeva la saggezza della Chiesa, lo ha capito, purtroppo, anche l’infernale meccanismo del Mercato misura di tutte le cose. Eppure, Natale è una festa cristiana e Gesù non è venuto al mondo per far da pretesto a regali e giorni di ferie

Santa Claus

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′]L’Assente di Natale: è la mancanza non solo di Dio, ma della parte migliore di noi stessi! [/stextbox]

La nascita del Signore è una chiamata alla speranza per tutta l’umanità (“tu solo hai parole di vita eterna”). Il tentativo, pienamente riuscito, di scristianizzarla e riempirla, oltreché di acquisti, anche .(cfr1 ndr) di vecchietti barbuti di rosso vestiti, carri trainati da renne, elfi, rivela qualcosa di profondo e preoccupante: Natale è stato sottratto al cristianesimo. Gesù, il bambino di Nazareth redentore è il grande assente, l’Innominato delle feste, un vecchio attore che ha dovuto cedere il ruolo di protagonista, accontentandosi di una particina di rincalzo. Vanno di moda i sogni; un’associazione commerciale ha lanciato la campagna “Realizza i sogni”, con slogan del tipo hai il potere di sognare, vivi i tuoi sogni. Inutile rammentare che si tratta di desideri di consumo, nuovi acquisti.

Eppure, è, sarebbe, il tempo della memoria di una nascita, quella di chi ha redento il mondo e riempito di senso la vita di ciascuno. Questo si celebra, non le illusioni o le aspettative immediate, regolarmente frustrate dopo l’epifania, che tutte le feste si porta via. Dovrebbe, Dio mio, essere il tempo della speranza che non si esaurisce e dell’amore che solo un Dio può dispensare. Natale esiste, in Italia, Europa, Occidente e altrove, perché le nostre civiltà si possono comprendere solo a partire da radici e tradizioni che hanno oltre duemila anni e si rispecchiano negli effetti di quella nascita dimenticata. Rinunciarvi non è solo un’apostasia religiosa, ma gettare nell’immondizia l’intera identità nostra.

La Vucciria Renato Guttuso esposta a Palazzo Montecitorio Roma

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′] Quante cose sono diventate incomprensibili all’uomo di oggi: ci vergogniamo di ciò che siamo, non sappiamo chi eravamo, evitiamo di chiederci dove andremo. Il finale è senza speranza, una morte rapida, una raggelante sparizione! [/stextbox]

Nell’era del rifiuto e dell’assenza, fa paura la chiusura al sacro, alla trascendenza,(4) (all’attribuzione di una direzione alle nostre esistenze, personali e comunitarie. È di lì che vengono parole svuotate, come il rito stanco degli auguri, il cui significato era desiderare sinceramente il bene altrui, riflesso di comunità che si riconoscevano nella fede nel bambino della mangiatoia. Buon Natale aveva, ha un senso, al posto dell’ambiguo, ipocrita buone feste. Quali feste, perché ci fermiamo, perché ci stringiamo la mano con maggiore o minore ipocrisia, se non in quanto ci unisce l’identità nata con il cristianesimo? Già, sappiamo di pronunciare parole in gran parte incomprensibili, nel clima di fiera, frenesia del consumo e intossicazione di frasi “new age”.

L’introito –inizio – della messa gregoriana di Natale proclama “puer natus est nobis”. È nato un bambino per noi, colui che cambia il destino mio, tuo, di ognuno. Non è speranza qualsiasi, ottimismo da venditori, narrazione mitologica. Natale è la speranza che ha forgiato noi e trasformato la vita. Se non ci interessa, se preferiamo i ritornelli del carosello consumista e ci accontentiamo della tredicesima e di qualche giorno di vacanza (assenza…) abbiamo perduto, è finita ogni civiltà, non solo questa. Si vive trascinandosi da una finta festività a un’altra.

Cristo commerciale

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′] Oggi il Natale è stato è stato sottratto al cristianesimo: sequestrato dal vero Onnipotente: il Mercato! [/stextbox]

Dopo i diavoli e gli scheletri di Halloween, Babbo Natale. La vigilia, in spagnolo, ha il poetico e cristianissimo nome di Nochebuena, notte buona. Subito dopo, l’allegria forzata del tempo che passa di Capodanno, l’anno vecchio che se ne va, da esorcizzare come la nostra vita scandita dal ritmo inesorabile del tempo caduco, e avanti così, San Valentino per gli innamorati, Pasqua, il giorno della mamma e quello del papà. Avanti, si compra, ci si rimpinza e si dimentica. Non sappiamo neppure più chi è l’Assente di Natale. Ce lo hanno rubato e abbiamo collaborato al furto. Anzi, ci siamo liberati di un fardello, un altro. Emancipati, sciolti da vincoli e credenze, navigli senza timone e senza remi, festeggiamo il Natale in assenza di chi è nato.

Quante cose sono diventate incomprensibili all’uomo di oggi in ragione delle troppe assenze. Ci vergogniamo di ciò che siamo, non sappiamo chi eravamo, evitiamo di chiederci dove andremo. Il finale è senza speranza, una morte rapida, una raggelante sparizione, l’assenza di sé come metafora di quell’altra assenza, che sperimentiamo con tristezza, noi pochi, o forse non così pochi, ma dispersi, abbandonati nel tempo di Avvento che porta al Natale, parola sconosciuta, sinonimo di panettoni, pranzi e regali. Nel Don Chisciotte vi è il racconto di una bella, giovane moresca, Zoraide, che fugge da Algeri per vivere in Europa una nuova fede e farsi cristiana. Chi l’accompagna, la presenta con il suo nome, che essa rifiuta e grida “Maria, Maria, non più Zoraide!”, rivelando la sua devozione per la madre del Redentore. Incomprensibile scelta, per l’uomo nuovo senza identità, a cui interessa il marchio degli abiti, la firma dello stilista, il week-end sulla neve, tanto suggestivo con il costume di Babbo Natale.  

[stextbox id=’alert’ mode=’undefined’ color=’1f0404′ ccolor=’0f0101′ bgcolor=’0ceb74′] Natale esiste perché le nostre civiltà si possono comprendere solo a partire da radici e tradizioni che hanno oltre duemila anni e si rispecchiano negli effetti di quella “Nascita dimenticata”: rinunciarvi non è solo un’apostasia religiosa, ma gettare nell’immondizia l’intera identità nostra! [/stextbox]

Nel mondo frenetico in cui viviamo, dove alcuni corrono dallo psicanalista e altri si affidano alla sfera di cristallo o all’oroscopo del giornale del mattino, occorre riaprire lo spirito al soprannaturale, alla meraviglia stupefacente di un bambino che nasce per noi, per salvare me, proprio me. Diceva Chesterton (scrittore britannico (1874 – 1936) ndr) che pensare che i dogmi dei secoli passati non servano nel presente è come pensare che una filosofia è certa il lunedì, ma non il martedì. Proprio questo pretende l’odiernità: affermare che nulla è vero, tranne ciò che si tocca. Lo stupore dinanzi al sacro è la vibrazione più umana che esista nel cuore dell’uomo, affermava Goethe. Quante divisioni ha il Papa, chiese beffardo Stalin, ma per spronare alla “grande guerra patriottica” fece portare in volo su Mosca l’effigie della Madonna. Il Rosario è un’arma potente, compendio di tutto il Vangelo, ma sembra infastidire non pochi membri della Neo Chiesa. Segno del passato, come se l’Eterno avesse relazione con il tempo degli uomini.

Caravaggio, Madonna dei pellegrini, particolare (1606)

L’immagine di Maria con il Bambino in braccio, benedicente con serena maestà, rende l’uomo che la osserva più umano e più divino. Uno scrittore disse che una religione con un bimbo nelle braccia della madre deve essere necessariamente una religione per l’Uomo. Per questo duole l’Assente di Natale: è la mancanza non solo di Dio, ma della parte migliore di noi stessi. Non lasciamo spazio all’Assenza, riempiamola con il cuore e lo spirito. Meno panettoni, via babbo natale, pochi auguri, ma sinceri; spegniamo le luci artificiali e riaccendiamo quelle del cuore, recuperando la Presenza, ovvero la dimensione più profonda dell’uomo: il senso della trascendenza, il desiderio di Dio.

NOTE

  • (1) La tredicesima mensilità, denominata anche “gratifica natalizia”, era in origine un’elargizione volontaria senza alcun vincolo di obbligatorietà che il datore di lavoro riconosceva ai propri dipendenti; tale elargizione avveniva in occasione delle festività natalizie. Successivamente per volontà del governo Fascista e in fattispecie di Mussolini il CCNL stipulato il 5 agosto 1937, e precisamente all’articolo 13, ha introdotto l’obbligo di corrispondere una mensilità aggiuntiva, rispetto alle 12 annuali, agli impiegati del settore industria, era in previsione l’ elargizione a tutte le categorie dei lavoratori nei piani del governo della Repubblica Sociale Italiana; qualche anno dopo l’accordo interconfederale per l’industria del 27 ottobre 1946 ha esteso il trattamento anche agli operai. Tale accordo è stato reso efficace erga omnes con decreto del Presidente della Repubblica n. 1070/1960. 
  • (2) Emmaus era un’antica città della Palestina, situata a 11 chilometri da Gerusalemme. Menzionato nel Vangelo di Luca (24,13 – 35), è celebre per essere nei testi evangelici la prima apparizione del corpo di Gesù Cristo, risuscitatosi con il Preziosissimo Sangue e le Cinque Piaghe, a due dei suoi discepoli (che si può rinvenire anche in Mc 16, 12-13). Gesù viene chiamato col Nome ebraico di Em-manu-el (Dio-con-noi), dopo la morte sulla croce, sul colle “oggi chiamato Golgota” (lett.: luogo del Calvario), e dopo l’apertura del Santo Sepolcro, trovato vuoto.
  • (3) Quando il sacro si offre – albero, animale, destino – è soglia verso un numinoso (che incute spavento e riverenza insieme) che si dona per pure contemplazioni come per sperdimenti orgiastici: vi si accede lungo percorsi protetti dai riti e giustificati dalle religioni, spaesandosi con sapienza e cautela in dimensioni altrimenti troppo rischiose. Anche nella Bibbia (Dante lo sapeva bene) Dio è un eccesso inabitabile: «Tu non potrai vedere la mia faccia, perché l’uomo non può vedermi e sopravvivere» (Esodo, 33, 20-23). il Dio plurinvocato in molte lingue, in molti riti e nelle forme più svariate della religiosità, sembra essersi infatti definitivamente congedato dal mondo per lasciare null’altro che un desiderio infinito di protezione, conforto, rassicurazione: è solo il resto esangue della storia e della tradizione del cristianesimo, troppo arretrato per governare un tempo scandito dall’incalzante succedersi delle scoperte tecnico-scientifiche. Chiedendo alla tecnica di non fare ciò che può, l’etica cristiana si dimostra patetica. Ma non è migliore la condizione in cui si trova l’etica laica in un mondo reso incerto dal fatto che, oggi, la capacità di fare dell’uomo è enormemente superiore alla sua capacità di prevedere e quindi di governare la storia.

Fonte Wikipedia.

(cfr 1 ndr) Tutte le versioni del Babbo Natale moderno, chiamato Santa Claus nei paesi anglofoni, derivano principalmente dallo stesso personaggio storico: san Nicola, vescovo di Myra (oggi Demre, città situata nell’odierna Turchia), di cui per esempio si racconta che ritrovò e riportò in vita cinque fanciulli, rapiti ed uccisi da un oste, e che per questo era considerato il Protettore dei bimbi. L’appellativo Santa Claus deriva da Sinterklaas, nome olandese di san Nicola.

Antiche origini cristiane

San Nicola dona regali ai bimbi buoni.

Il primo personaggio è san Nicola di Myra, un vescovo cristiano del IV secolo. Myra era una città della Licia, una provincia dell’Impero bizantino che si trova nell’attuale Turchia. […] Le Reliquie di san Nicola furono in parte traslate a Bari, narra una leggenda da alcuni pescatori. […] La basilica di san Nicola di Bari, è da allora meta di pellegrinaggi fra i fedeli. Parte delle Sante Reliquie, rimaste a Myra, furono in seguito rinvenute dai veneziani e traslate nella chiesa ed abbazia di san Nicolò a Lido di Venezia, l’omero sinistro si trova tuttora quasi integro a Rimini ed altre ossa sono sparse per l’Europa. […] In molte tradizioni della Chiesa ortodossa, san Basilio porta i doni ai bambini a Capodanno, giorno in cui si celebra la sua festa.

Critiche religiose alla figura di Babbo Natale

La figura di Babbo Natale col tempo è stata ripresa e riproposta in chiave pubblicitaria e consumistica; ciò ha provocato le critiche di alcune frange più tradizionaliste delle chiese cristiane che disapprovano l’enfatizzazione del Babbo Natale più secolare e gli aspetti materialistici dello scambio di doni in occasione della festa.

Tali forme di condanna nei confronti di Babbo Natale non sono un fenomeno recente; hanno, anzi, origine tra i gruppi di Protestanti già nel XVI secolo e si diffondono tra i Puritani inglesi nel secolo successivo; nello stesso periodo in America del Nord la festa è spesso vietata perché ritenuta di origine pagana o cattolica.

Dopo la guerra civile inglese, anche in Inghilterra il governo di Oliver Cromwell mise al bando il Natale.

Stampato nel 1680, questo è un racconto immaginario come se Babbo Natale fosse processato. Alla fine viene assolto dalla giuria. È divertente leggere come la società del 17 ° secolo ha visto il nostro “Babbo Natale” di lunga data. Lettura religiosa interessante

Dopo la restaurazione della monarchia e la cacciata dei Puritani, l’eliminazione del Natale venne messa in ridicolo da opere come The examination and tryal of old Father Christmas; together with his clearing by the jury (Dell’esame e

Estratto dall’opera Dell’esame e processo al vecchio Babbo Natale di Josiah King (1686), pubblicata poco dopo la restaurazione della festività del Natale in Inghilterra. Folger Shakespeare Library, Washington D.C.

processo al vecchio Babbo Natale, e della sua assoluzione da parte della giuria, 1686).

Una delle chiese che rifiuta la celebrazione del Natale, e conseguentemente la figura di Babbo Natale, è quella dei Testimoni di Geova, i quali ritengono che sia sbagliato raccontare storie non veritiere ai bambini e rigettano le origini pagane su cui si basa la figura di Babbo Natale.

Anche alcuni vescovi italiani si sono espressi contro Babbo Natale, rammaricandosi per la commercializzazione delle festività natalizie con il conseguente tradimento del loro significato originale: «…sempre più violenta e intollerante si fa la cultura di babbo natale (volutamente scritto con iniziali minuscole) che […] con il Natale cristiano non ha nulla da spartire. […] Sta scippando e defenestrando il Natale cristiano per buttarlo fuori dalla scena del sociale che conta, […] [in] modo strategicamente vincente, poiché si avvale della potenza suasiva dei mass media di maggior audience, che puntano le carte sulla carica emotiva, e del mercato economico, per estirpare le radici cristiane rendendole innocue, alterandone i geni» (Giuseppe Zenti, articolo pubblicato dal settimanale diocesano L’Azione, 3 dicembre 2006)

Fonte Wikipedia 

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