”Il pensiero forte prende posizione sui temi che riguardano vita e futuro di chi vive e veste panni
IL NOMOS DELLA TECNICA, IL TRAMONTO DELLA POLITICA – PARTE SECONDA
“Più i database registrano, meno esistiamo”, parola di Marshall Mc Luhan(1). Il potere interconnesso ci possiede. Crea dal nulla il denaro, ma contemporaneamente ce lo toglie dalle mani con la moneta elettronica, imposta per controllare la vita degli ex cittadini. Beni e servizi acquistabili solo con carte di credito, ogni movimentazione individuata, tracciata, luogo e ora dell’acquisto. In più, i padroni del denaro mantengono il possesso della loro creatura dematerializzandola e sottraendocela. Chi perde il lavoro non potrà ricaricare le carte, quindi non potrà andare dal macellaio. Alternative? Un prestito a usura, diventare debitori a vita, ipotecare i beni reali. Schiavitù. La moneta elettronica è una vittoria delle oligarchie sulle moltitudini schiavizzate: meno contante, meno contate, avverte un efficace slogan. Il nuovo paria, il deviante postmoderno è chi non può finanziare o possedere una carta di credito, o colui al quale verrà ritirata, per un ritardo, disoccupazione, ostracismo politico.
[stextbox id=’warning’ mode=’undefined’ color=’eb1a63′ bcolor=’3′]Simili al mito della caverna di Platone, quei prigionieri incatenati a guardare le ombre, siamo noi, soddisfatti di questa condizione.[/stextbox]
Esclusione, morte civile. Totalitarismo per espulsione, disconnessione coatta. L’ inferno tecnicamente corretto. Il controllo attraverso tecnologie informatiche ed elettroniche ci lascia nudi dinanzi ad un immenso telescopio. L’interazione tra sorveglianza ed incrocio di innumerevoli banche dati ha introdotto il concetto di dataveglianza(2), sorveglianza attraverso i dati. Siamo una sequenza di codici binari in viaggio tra server interconnessi.
Il nemico è lo Stato nazionale, la polis. Secondo Zuckerberg, le tecnologie informatiche liberano l’individuo in quanto si decentralizza il potere e si tessono nuovi legami. È il contrario, il potere sta all’apice della piramide di chi paga, possiede e gestisce le reti. Gli intellettuali asserviti diffondono giustificazioni economiche e filosofiche. L’economista Patri Friedman, nipote di Milton, teorizza che gli Stati impediscono il progresso, per cui si rende necessario superarli, a partire dai sistemi fiscali e dalla sovranità territoriale. Friedman propugna una sorta di secessione del mondo fin-tech, attraverso la fondazione di città stato in mare aperto. Il progetto non è la stramberia di un eccentrico, ha raccolto milioni tra personaggi come Peter Thiel, fondatore di PayPal, il sistema di pagamento online.
L’uomo diventa antiquato. Lo intuì Guenther Anders (filosofo e scrittore tedesco ndr) dinanzi al potere della televisione. Siamo al redde rationem. L’uomo non è ancora superfluo, in quanto oggetto di manipolazione e sfruttamento, ma si avvia a diventarlo, mano a mano che si sviluppano la robotica e l’intelligenza artificiale. Superflua è l’esistenza dell’uomo libero. Intanto, l’illusione si fa realtà, la virtualità prevale sui fatti, l’ologramma sostituisce l’esistenza concreta.
Una rappresentazione simile al mito della caverna di Platone. Per gli uomini incatenati le ombre delle cose sono la realtà.Quei prigionieri siamo noi, e i più sono soddisfatti della loro condizione. L’uomo baratta volentieri la libertà con la comodità, la maggioranza non ha interesse per il pensiero critico, si accontenta, sollecita le visioni precostituite. La realtà digitalizzata che ci viene imposta non è che una rappresentazione, un ologramma. Svanisce la nozione di autenticità, la meraviglia sempre nuova di ogni essere umano. Un’alienazione superiore al feticismo della merce e ai rapporti di produzione.
In Francia prevedono l’istituzione di un diritto degli algoritmi. Sale il pericolo che l’uomo “connesso” sia imprigionato in un imbuto. Chi controlla i sistemi informatici sceglie i nostri principi al posto nostro. Il cervello dell’uomo muta in presenza di sollecitazioni potenti ed univoche come quelle del sistema tecnico. Siamo ancora uomini, animali sociali? Ciascuno è rinchiuso in sé, nella bolla individuale profilata. Le reti sociali ci pongono in contatto con persone simili a noi, Amazon propone l’acquisto di oggetti analoghi a quelli già visionati o comprati.
Si vive in un circolo chiuso, aria viziata di una stanza le cui finestre non vengono mai aperte. L’uomo si alimenta di dibattito, conflitto, differenza. Tutto ciò spiace alla caverna tecnica, che leviga, previene, sceglie, prevede, e conduce come l’Omino di Burro nel Paese dei Balocchi, dove si gioca e non si vive, tanto decidono tutto loro a nostre spese.
In Giappone chiamano Hikikomori, i rinchiusi, le persone rinserrate in casa collegate al computer. Ma il contatto fisico è nutrimento indispensabile per l’uomo, non l’immagine, non il solipsismo dei caschi per l’illusione tridimensionale e le cuffie dello smartphone. Gli apparecchi multifunzionali diventano protesi indispensabili, prolungamenti tecnici di noi. In futuro vivremo in simbiosi con nuovi straordinari apparati; lo garantisce la cibernetica: dall’umano al transumano. L’uomo non è antiquato, è superato.
Scoraggiano l’uso di denaro contante con la scusa del contrasto alla criminalità. Ci lasciano senza portafogli, con effetti psicologici profondi: homo sine pecunia imago mortis. PayPal studia una pillola che eviterà di conservare le password di accesso. La soluzione è il circuito stampato, il tatuaggio elettronico in grado di monitorare dati corporei, aprire i cancelli e simili prodigi: l’alienazione dell’Apocalisse, portare sul corpo il marchio della Bestia.
Vedono e sanno tutto. Possiedono l’anello di Gige(3) che rende invisibili e permette di vedere senza essere visti. L’anello debole siamo noi, il fastidioso fattore umano. Per questo ci seguono ad uno ad uno; se due utenti svolgono la stessa ricerca su Google, i risultati sono diversi. Un impeccabile profilazione. Anche la cittadinanza è un fossile, un reperto del passato, la persona è sostituita dal consumatore fornitore di dati.
L’anello di Gige funziona anche per nascondere i profitti. Enorme è l’evasione fiscale dei giganti della tecnica attraverso una girandola di sedi legali e caroselli di società collegate. Facebook ha pagato in Francia 319 mila euro di imposte a fronte di 260 milioni di euro di ricavi. Jeff Bezos di Amazon, dichiara i suoi introiti europei in Lussemburgo, un paradiso fiscale, il porto sicuro di Clairstream ed Eurostream, le società di clearing, la compensazione delle attività economiche e finanziarie che inghiottono, digeriscono e sbiancano i patrimoni più sporchi del mondo. Non è difficile immaginare chi gestisca gli apparati informatici delle due società e la mole di dati crittografati.
Google è snodo e terminale del controllo telematico. Il suo nome è già un programma, richiama la potenza inesprimibile dell’infinito. Googol è il numero formato da 1 con 100 zeri, 10 alla centesima potenza. Apple dispone di capitali liquidi per 215 miliardi di dollari, nascosti nei paradisi fiscali con il consenso del governo USA. La sua capitalizzazione è la più elevata della storia. La Mela ammise già nel 2008 di poter controllare a distanza gli iPhone. Microsoft ha una posizione di monopolio nei sistemi operativi dei computer.
I dati degli utenti sono nella disponibilità della NSA. Windows raccoglie informazioni sul nostro conto: li forniamo noi stessi. Difficile che disattiviamo le opzioni offerte all’installazione, raro che neghiamo il permesso di usare il nostro identificativo. Il Bilderberg Group ha centrato i suoi ultimi incontri sulle tecniche di controllo della popolazione.
L’impatto devastante del pensiero tecnico ha colonizzato scuole ed università, dove non si insegna la cultura, ma ci si limita a fabbricare esemplari di serie, adatti all’economia digitale, consumatori acritici. Il fine del progetto è imprigionare l’umanità nell’universo utilitaristico e manipolabile della quantità. Costruiscono un presente perpetuo che ingabbia il tempo, recidono i fili, solo puntini.
Da ciò, il disinteresse nichilista per chi verrà dopo di noi (Che cosa hanno fatto per me i posteri? Groucho Marx e Woody Allen), tipico di una civilizzazione alla deriva, zattera della Medusa che odia i padri ed ha orrore dei figli. Conta solo il “tempo reale”, l’attimo che connette al virtuale, l’Isola che non c’è. La memoria è abolita, ma disponibile in forma di “cloud”, l’ambiente virtuale che consente l’accesso a risorse su misura per l’utilizzo richiesto. Il mondo dei cloud non è un luogo fisico, ma un gruppo di apparati interconnessi – la nuvola – che gestisce servizi, esegue applicazioni ed archivia documenti. Il cervello umano è un computer obsoleto che ha bisogno di un processore più rapido e una memoria più estesa: il progetto del transumanesimo e dell’intelligenza artificiale.
[stextbox id=’warning’ mode=’undefined’ color=’eb1a63′ bcolor=’3′]Superflua è l’esistenza dell’uomo libero. L’illusione si fa realtà, la virtualità prevale sui fatti, l’ologramma sostituisce l’esistenza concreta. Si sviluppa la robotica e l’intelligenza artificiale.[/stextbox]
Nel 2016 l’app Pokémon Go scatenò milioni di giocatori alla ricerca dei mostricciattoli della Nintendo. Il titolo azionario raddoppiò di valore in due settimane. Il programma era di una società legata a Google e al fondo In-Q-Tel emanazione dei servizi Usa. Forse i milioni di decerebrati che sbucavano dappertutto per cercare i Pokémon hanno lavorato per mappare angoli del pianeta ed ambienti che sarebbero sfuggiti all’occhio dei satelliti. Un raggelante esempio di “realtà aumentata”, interazione e commistione tra reale e virtuale. Alcuni utenti sono morti, tanto concentrati sullo schermo da non notare i pericoli dell’antiquata realtà, dopo aver pagato fior di quattrini per il software: il nomos della tecnica ci manipola come bambini.
Nel deserto affettivo svuotato dell’etica vince una solitudine curata con la quantità, il cui simbolo è l’amicizia di Facebook. Un surrogato di felicità in cui predomina l’assenza di spigoli, la mancanza di orizzonte. Importante è che non ci fermi a riflettere, a porre domande di senso. La memoria può essere esternalizzata, trasferita in un cloud. Ma fuori da me stesso, sarà ancora la mia memoria, la mia vita? Viviamo nella società dell’amnesia, liberata dal “prima”.
Il sistema tecnico sostiene che gli ostacoli al benessere sono il conflitto e la rivolta. Ma la democrazia, feticcio dell’Occidente, è conflitto. No, vige una gaia amnesia, in un cloud c’è la soluzione; la formula, il dato ricercato stanno da qualche parte, ma smarriamo la capacità di trattenere, ricordare, elaborare con il nostro cervello dalle insufficienti sinapsi carente di neuroni. Perdiamo il desiderio di ribellarci perché non conosciamo altro panorama, non immaginiamo neppure che ne esista un altro. Viviamo nella Terra Desolata senza considerarla tale per assenza di alternative e sovrabbondanza di immagini.
I primi filosofi si interrogarono sull’Arkè l’origine delle cose. Anassagora sostenne che si conosce per dissimiglianza, Empedocle per identità. Nella terra desolata del pensiero spezzato, ogni conoscenza è a disposizione. In un file nella Nuvola, moderno albero del bene e del male, mi connetto, e, dopo la parola chiave e l’addebito su PayPal, il motore di ricerca offrirà innumerevoli soluzioni, tra le quali sceglierò quelle della prima pagina. Una conoscenza che non diventa sapere, usa e getta, predisposta dalla Grande Madre. La sua origine ed il suo statuto risiedono nella sequenza binaria di 0 e 1, in uno sterminato database dislocato in un Altrove virtuale, dove tutto è a portata di clic. Senza sforzo, con espulsione dell’inquietudine.
Il baule di Fernando Pessoa, contenitore di una vita, non è possibile né pensabile. Nessun algoritmo o software può dipingere l’affresco di Raffaello La scuola di Atene, compendio della cultura che ci ha prodotto. Non per difetto di funzionamento, ma perché la tecnica (ancora) resta pensiero che non pensa. Il resto è silenzio per indifferenza, dispersione, o soffio disanimato. L’uomo della caverna tecnologica ignora l’esistenza del mondo di là dell’ingresso, rifiuta la libertà come gli animali nati in cattività. In nome della sicurezza, della comodità e di quanto gli viene fatto credere, accetta i microchip nel corpo, il controllo mentale, l’irrilevanza sociale, la rapina del denaro dalle sue tasche. Non ci sono alternative, lo dicono e ripetono i media. Perché non crederci, è tanto comodo. Schiavo perfetto perché si crede libero, animale soddisfatto dopo il pasto.
La persona digitale dematerializzata coincide con le informazioni che la riguardano, che altri scelgono di selezionare e rivelare. Un incubo è la tecnologia di identificazione a distanza mediante radiofrequenze. Prima o poi ci impianteranno i microchip, una marchiatura già obbligatoria per gli animali domestici. Saremo noi stessi a richiederla, convinti che quell’impianto ci salverà. Può darsi, mezzi cattivi possono servire buoni fini, ma intanto la lettera scarlatta postmoderna ci potrebbe essere imposta per trovare o mantenere un lavoro. La Fincantieri voleva inserire un chip nelle scarpe di tecnici ed operai; la Obi ha tentato di imporre un bracciale vibrante per monitorare i tempi di risposta ai clienti.
In un’azienda svedese è stato proposto un chip che permette l’apertura delle porte e dei cancelli, l’uso dell’ascensore e delle fotocopiatrici, programmato per sbloccare ogni dispositivo, dagli smartphone alle biciclette equipaggiate con minicomputer. L’Unione Europea ha varato un regolamento, ma ha lasciato ai singoli Stati di prevedere deroghe con il consenso dell’interessato. Non è difficile immaginare chi sia più forte tra un datore di lavoro ed un disoccupato, tra chi vincola l’impianto di microchip alla stipula di un’assicurazione o una prestazione sanitaria e il richiedente.
Un programma coinvolgerebbe Google ed Apple per sviluppare con la NSA una specie di mappa cerebrale. La scommessa è tradurre in pensieri l’attività nell’area cerebrale che presiede al linguaggio; l’attività della corteccia preposta alla visione potrà essere mostrata su uno schermo. Un monitoraggio neuronale a distanza invierà messaggi ed ordini subliminali, alterando l’umore ed il controllo motorio. Il significato di libertà, autonomia personale, privatezza è frantumato, ma il bimbo in cui ci hanno trasformati non batte ciglio, applaude convinto di godere di “nuove opportunità” e di vivere non nel migliore dei mondi possibili, il che richiede un giudizio comparativo, ma nell’unico, il Definitivo.
[btn btnlink=” https://wp.me/p8sOeY-2aw” btnsize=”small” txtcolor=”#dd0202″ btnnewt=”1″ nofollow=”1″]Continua Parte Terza.[/btn]
NOTE
- (1) Marshall Mc Luhan(1911-1980). È stato un sociologo, filosofo, critico letterario e professore canadese. La fama di Marshall Mc Luhan è legata alla sua interpretazione innovativa degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli. La sua riflessione ruota intorno all’ipotesi secondo cui il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull’immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell’informazione di volta in volta veicolata. Di qui la sua celebre tesi secondo cui “il medium è il messaggio”.
- (2) Dataveglianza. Giganteschi database collezionano, confrontano e si scambiano informazioni sulla vita privata e i dati personali di utenti di telefoni cellulari, carte di credito, connessioni internet e servizi ospedalieri; nuove compagnie nascono e prosperano su questa nuova economia che fa della compravendita dei dati personali un lucro da 50 miliardi di dollari annui solo in USA, agenzie di investigazioni e forze di polizia scremano tabulati di telefonate avvenute sino a sei mesi prima e triangolano la posizione di telefoni mobili al momento della chiamata, mentre paesi come la California permettono a privati cittadini di consultare CD-rom dove sono registrati dati e fotografie di individui denunciati per reati sessuali. (3) L’anello di Gigeè un oggetto magico menzionato da Platone nel secondo libro del suo dialogo, la Repubblica. Questo anello garantiva il potere di diventare invisibili. Si tenga presente che suddetto anello è un particolare che solo Platone accorda a Gige, essendo infatti assente nel racconto fornitoci da Erodoto dell’omonimo personaggio.
Fonte: Wikipedia.