”Il peggior nemico della donna è il femminismo. La donna è infelice perché vorrebbe sentirsi donna, mentre ora è a disagio nei panni di maschio contraffatto. L’ideologia gender? è solo il frutto genuino dell’ideologia femminista.
C’è un modo infallibile per far montare le femminista su tutte le furie, che è altrettanto utile per snidare le donne intelligenti: dire una verità tanto palese quanto scomoda e cioè che se l’intelligenza della donna fosse pari a quella dell’uomo, non si capisce perché la scienza, l’arte e il pensiero non abbiano prodotto altrettante donne di genio quanti sono gli uomini – neppure dopo la famosa emancipazione che a sentir loro ha ristabilito una situazione di giustizia dopo secoli di sfruttamento. Le femministe e i loro amici di sesso maschile s’infuriano, balbettano, ma non sanno cosa ribattere: di solito invocano la disparità di educazione, eppure è almeno un secolo che tale disparità, in Occidente, è stata abolita, ma i risultati sono suppergiù gli stessi di prima. Del resto, chi per molti anni ha fatto l’insegnante se n’è accorto da un pezzo: anche se tutte le scuole di ogni ordine e grado ormai sono miste, le bambine e le ragazze sono mediamente più diligenti e scrupolose, ma non altrettanto creative e profonde dei compagni maschi: mandano la lezione a memoria, o magari le parole dell’insegnante, però ben raramente sanno fare un ragionamento personale, e se lo fanno ben di rado possiede una salda struttura logica. Le donne intelligenti riconoscono volentieri questa semplice ed evidente verità; le donne stupide s’infuriano, ma non riescono a trovare un argomento serio per confutarla. E ciò per la buona ragione che un tale argomento non c’è. Le persone poco intelligenti, sia donne che uomini, preferiscono dare ragione alla loro ideologia e torto ai fatti; le persone intelligenti sanno ammettere quando i fatti smentiscono l’ideologia. Il femminismo è una ideologia ed è un’ideologia particolarmente stupida, perché parla alla pancia e non alla testa delle persone, dà loro quel che esse vogliono e non quello che è giusto. È un’estensione di quell’altra stupida ideologia che è il democraticismo (non la democrazia), la quale postula che tutti i cittadini, di ogni sesso e condizione, sono egualmente intelligenti o, come minimo, abbastanza intelligenti da poter determinare, ciascuno per la sua parte e nella stessa identica misura di ogni altro, le scelte che si devono fare per il bene della società.
Immensi sono i danni che l’ideologia femminista ha provocato e quasi certamente irreparabili. Indietro è impossibile tornare: come tutti i totalitarismi, essa si è installata nella coscienza del cittadino medio e ha permeato di sé tutte le istituzioni, in maniera tale che, per liberasene, la società dovrebbe compiere un suicidio collettivo. Ciò che sta avvenendo, anche se ben pochi se ne sono accorti. Sta avvenendo silenziosamente ma velocemente, perché i bambini che nascono sono sempre meno, gli aborti e le nascite mancate, a causa dell‘abitudine alla contraccezione, sono sempre di più; senza contare il ricorso all’eutanasia e soprattutto l’esplosione di un’altra ideologia, ancor più stupida e anche criminale, quella del transessualismo, accomunate dal fatto di esser contrarie alla vita. E se a ciò si aggiunge il forsennato assenso delle femministe e dei femministi, cioè del popolo della sinistra (che sarebbe più giusto chiamare ex sinistra, solo che loro non se ne sono accorti) alla immigrazione selvaggia e indiscriminata di africani e asiatici, quasi tutti di religione islamica e con un alto tasso di crescita demografica, il quadro del suicidio è completo.
Manca solo l’autodisprezzo, che del resto è la molla fondamentale di tale atteggiamento contrario alla propria civiltà e incondizionatamente favorevole ad accogliere i membri di una civiltà che non condivide neppure l’ombra del pensiero democraticista, femminista e omosessualista. Sarà un bello spettacolo, fra qualche anno, quello dei nuovi arrivati africani e asiatici che metteranno fuori legge ciascuna di queste cose, ricacceranno le donne in casa, metteranno in prigione o manderanno al patibolo gl’invertiti sessuali: peccato che non lo vedremo, anche se di poco. Non vedremo i nostri baldi fautori dei pari diritti, che oggi vanno all’estero a comprare un bambino dopo aver affittato l’utero di una donna povera, tornarsene a casa tutti contenti di poter allevare il piccolo da parte di due maschi o due femmine. E non vedremo quel che accadrà alle nostre lesbiche militanti che dirigono case editrici per veicolare l’ideologia gender e ottengono l’affido di bambini per poter indurre i maschietti a diventare femminucce (lo scandalo delle adozioni in quel di Reggio Emilia, scandalo di pretta marca Pd e, in senso più lato, di pretta marca ideologica Forteto/don Milani, insegna)(1). È emblematico il caso dell’eroina femminista e immigrazionista del giorno, tale Carola Rackete, una ragazza trentenne, capelli rasta per far vedere quanto ama gli africani, che va con la sua nave sulle coste della Libia, prende a bordo la carne umana gentilmente fornita dalle cosche criminali e poi la scarica in Italia, sfidando il governo e speronando una nave della Guardia Costiera, sentendosi buona e pura perché, sono parole sue, essendo nata ricca e tedesca, cioè col passaporto giusto, deve farsi perdonare una simile ingiustizia cosmica. La ragazzotta in questione importa in Europa quegli africani nella cui cultura c’è il disprezzo della donna e che ai loro paesi non solo non la lascerebbero comandare una nave, ma neppure uscir di casa da sola, tanto meno succintamente vestita come ora fa, caldo o non caldo. Anzi diciamola tutta, non le permetterebbero neanche di esistere, lei e qualsiasi altra ragazza, senza essersi sottoposta al rito dell’infibulazione; e a quindici anni al massimo l’avrebbero data a un marito, insieme ad altre due o tre, perché i mariti islamici possono avere quattro mogli, purché riescano a mantenerle. C’è una logica, un senso, in tutto ciò?
Scriveva cinquant’anni fa Raffaele Cecconi, classe 1930, zaratino trapiantato a Venezia (ma si dovrebbe dire, oggi che questa parola è di moda: profugo), poeta, scrittore e saggista estroverso e imprevedibile, in uno dei suoi libri di aforismi e riflessioni, sempre caustici e spesso irritanti, ma ricchi di bagliori folgoranti e fulminee intuizioni (Calore, Venezia, Ed. Corsara, 1971, pp. 192-96):
Già disse Celso: “La donna è ciò che il suo utero vuole che sia”. Ma io non sono così pessimista: lo sono ben di più. E non esito a dire che nel nome dell’utero la donna capace d’incredibili cose che fanno di lei, alternativamente, una regina di stupidità e una regina di malizie. La donna è anzitutto nata per imitare, per scopiazzare, e per lasciarsi sedurre dalle cose più frivole poiché per natura tende a tutto ciò che è morbido, luccicante o comunque lezioso. La donna è un essere che se fosse capace di pensare non sarebbe più una donna, come giustamente è stato osservato, ma sarebbe un uomo. E la prova di ciò sta nel fatto che in tutta la storia dell’umanità non vi sono donne le quali veramente abbiano dato al mondo qualcosa di nuovo e di fecondo. La storia del pensiero è storia di uomini: i maggiori filosofi, le scoperte scientifiche, le avventure rischiose, le grandi conquiste, le strade aperte in ogni senso, furono opera di uomini. I grandi geni dell’umanità sono invariabilmente uomini: da Dante a Shakespeare, da Platone ed Einstein. Citatemi infatti voi una sola donna che abbia dato alla pittura ciò che vi hanno dato Rembrandt, Tiziano, Leonardo, o che sia stata per la musica ciò che furono Bach, Mozart e Beethoven. Ma l’elenco potrebbe continuare lunghissimo e sempre finendo con il dimostrare questo: che la donna ha avuto nel corso dei secoli un ruolo secondario, di scarso rilievo, e se in qualcosa si è distinta è unicamente per la sua indiscussa capacità d’intrigo, di portar scompiglio, autentica suscitatrice di discordie a cominciare da Elena. La stessa astuzia, che nell’uomo ha sempre una scintilla d’intelligenza, nella donna si accoppia prevalentemente alla meschinità. La donna agisce per motivi viscerali, di parentela, di sangue di vicinato, al centro di un mondo fatto di pettegolezzi. E di conseguenza il suo orizzonte, come l’esperienza insegna, è sempre stato un orizzonte ristretto, da piccolo pollaio. Naturalmente tutto questo stato di cose, sostengono le donne per difendersi, è dipeso dal fatto che le donne per tanti secoli le hanno tenute in uno stato di soggezione, lontano dalla politica, dal voto, eccetera. Ora che è giunto il momento della rivincita esse vogliono dimostrare di essere intellettualmente pari agli uomini. Ma in queste dimostrazioni non vanno al di là delle apparenze e tutto ciò che di uguale agli uomini hanno raggiunto fa appunto parte di un processo imitativo, di puro scimmiottamento. Le donne vogliono i calzoni come gli uomini. Ma è chiaro che se gli uomini fino a ieri fossero andati in gonnella tutte le donne si batterebbero oggi per andare in gonnella. Superare l’uomo è diventato il chiodo fisso della donna tanto da costituire in lei un vero complesso d’inferiorità. Le donne sognano egemonie impossibili: esse si buttano qua e là come matte cercando d’intrufolarsi nelle professioni che fino a ieri erano dominate dall’uomo, cercano di salire alle più alte cariche dello Stato, e fanno il medico, il professore, il giudice. Però in definitiva restano sempre donne nel senso più limitativo che ha questa parola, la storia del mondo continuano a farla i maschi, e rispetto ad essi rimangono in un perpetuo stato di subordinazione tutte prese dalle loro grullerie preferite. Una donna è infatti nata per agghindarsi, e per inseguire la giovinezza quando questa se ne sta andando. La donna è regina di stupidità proprio perché fa di queste cose lo scopo principale della sua vita. Ed è regina di malizia perché ogni giorno mette in atto nuovi accorgimenti pur di usare il sesso, non come uno strumento di liberazione, ma come un’arma di ricatto e fonte di corruzione sottile. Quest’ultimo discorso vale in particolare per le giovanissime generazioni. Guardatele un po’ queste nuove leve, queste gallinelle sazie di abiti e di cibo: non sanno più cosa escogitare per i loro vanitosi coccodè. Parlate loro di moda e di vestiti, non ne hanno mai abbastanza. Portano sì le gonne lunghe fino in terra, ma con lo spacco, perché quando camminano si possa vedere di scorcio il nudo delle cosce: non pensano ad altro che a stuzzicare l’uomo, a mettergli sotto gli occhi il deretano o qualcos’altro. (…)
Ben s’intende ci sono le madri che dovrebbero vigilare, tutelare, educare al meglio. Ma le madri sono spesso peggiori delle figlie di cui, se non la propensione al vizio, condividono la tendenza alle futilità. Si compiacciono nel vedere le proprie figlie addobbate di tutto punto in maniera che riesce sempre più difficile distinguere le ragazze per bene rimaste, direi poche, dalle baldracche. Le spingono a camuffarsi nelle fogge più strane per poter poi a loro volta imitarle con la scusa che ormai si tratta di “una moda generale”: quella che a parole il giorno prima avevamo criticato. Ma in realtà giovani o vecchie, pur di distinguersi e di farsi guardare, si metterebbero indosso qualunque cosa, magari un fanalino a pila da qualche parte, a mo’ di richiamo, purché la moda ne stabilisse l’opportunità. E questo perché? Perché la donna è stupida. Perché sciupa i suoi doni migliori, e i più apprezzabili, nella maniera più sconcertante. Perché è un pappagallo ammaestrato che perde le bave davanti a una coda di pavone. Difetta di autocritica, di serietà, di modestia.
Eppure, le cose non sono sempre state così. Esiste la bellezza della donna e c’è stato un tempo, che alcuni di noi hanno fatto in tempo a intravedere nell’infanzia, in cui uomo e donna collaboravano senza gareggiare, o meglio senza che la donna volesse gareggiare con l’uomo per cercar di superarlo. Se la donna, in generale, non possiede l’intelligenza dell’uomo, ciò non significa che non possieda altre belle qualità – la critica di Cecconi, peraltro semiseria, è a tratti ingiusta. La nostra società è stata stabile fino a quando l’uomo e la donna si son donati reciprocamente, per amore della famiglia, le loro doti migliori, invece di competere sterilmente, riducendo il matrimonio (oggi la convivenza) a un contratto puramente sindacale. In quel tempo felice, i bambini avevano un papà e una mamma – non importa se uno dei due era lontano, o purtroppo moriva: avevano una figura di riferimento maschile e una femminile. Ma poi è venuto il femminismo, è iniziata la lotta dei sessi, e i bambini hanno perso le figure di riferimento. Infine è venuta l’ideologia gender, frutto genuino del femminismo, e alla famiglia è stato assestato il colpo di grazia: abolito il maschile e il femminile, o peggio, scambiati i ruoli, col maschio che fa la femmina e questa che vuol fare il maschio. Esperti da quattro soldi giurano e spergiurano che ciò non vuol dir nulla, che dove c’è amore c’è famiglia, e che due maschi o due femmine possono benissimo allevare dei figli: quando si arriva a dir cose del genere senza esser fischiati e cacciati a sassate, significa che la società ha perso il bene dell’intelletto e che le poche teste ancora capaci di funzionare hanno scelto la via del’ipocrisia, dissimulando ciò che pensano per non mettersi in urto con la cultura dominante.
La cosa più triste è che in questa situazione nessuno è felice, ma nessuno osa dirlo per non dare torto all’ideologia ufficiale: c’è come una schizofrenia sotterranea. La donna è infelice perché vorrebbe sentirsi donna, mentre ora è a disagio nei panni di maschio contraffatto; è anche insoddisfatta sessualmente, perché in una società effeminata non trova più il compagno di vita che l’aiuterebbe a realizzarsi. Il maschio è infelice e si sente colpevole, perché gli vien detto, fin dai banchi di scuola, che i maschi sono stupratori seriali e femminicidi, una razza nociva che andrebbe sterilizzata: il che puntualmente avviene, per ora in senso psicologico. Infine sono infelici le persone omosessuali. Anche se una minoranza di esse ostenta l’orgoglio gay (ma orgoglio di cosa?) la verità è che l’invertito sano, ci si passi il bisticcio, non solo approva le identità sessuali, ma ha bisogno di sapere che ci sono, come il naufrago ha bisogno di sapere che c’è il faro che brilla nella notte, e che gli offre la sola possibilità di salvezza…
Francesco Lamendola
Fonte: Accademia Nuova Italia.
NOTE
(1) Lo Scandalo Fortetoè relativo a casi di molestie sessuali e pedofilia accaduti all’interno del Forteto, una comunità fondata da Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi nel 1977. Secondo quanto emerso dalle vicende giudiziarie e da tre commissioni di inchiesta regionale e nazionale, all’interno della struttura si commisero abusi psicologici e sessuali nei confronti di minori e disabili che erano stati dati in affidamento dal Tribunale dei minori alla comunità. La comunità è operante nel comune di Vicchio, nella provincia di Firenze, e nel 2018 la cooperativa che ne gestiva le attività produttive è stata commissariata dal governo italiano.
Fonte: Wikipedia.
Immagine: Maureen O’Hara dal film Un uomo tranquillo (1952)
jenablindata
4 Febbraio 2020 a 1:09
…
date un cavallo a francesco:
figlio di un lampo e degno di un re…e
giovane,dotato e potente cosicchè possa scappare
velocemente,visto QUANTA VERITA’ ho letto in questo articolo.
Pinuccia
21 Luglio 2019 a 18:36
Un articolo interessante molto ben scritto speriamo che non tutte le donne lo prendano per un attacco al loro femminismo ma lo leggano con un po’ di intelligenza detto questo a me è piaciuto molto
Charlez Vinson
14 Luglio 2019 a 18:45
Ai miei tempi, era normale che insegnanti e genitori dicessero “la femmina nell’infanzia sembra più intelligente, poi il maschio crese e supera”… chi tra i capelligrifisti, come me, ricorda di aver sentito questo?
Francesca Rita Rombolà
12 Luglio 2019 a 15:42
Molte cose sono giuste… ma ricordiamoci che Dio si è “servito” di una donna per realizzare il suo piano di salvezza del genere umano. La Vergine Maria era più intelligente e più profonda di qualunque uomo-maschio di ogni tempo! Concepita senza peccato originale aveva in sè la scintilla del Divino pur essendo una donna normale in carne ed ossa. Ci sono state donne grandi per immaginazione e profondità di spirito e di intelletto… ma la “storia ufficiale” sono millenni che la scrivono gli uomini dotati di testosterone a volontà.
Riccardo Alberto Quattrini
12 Luglio 2019 a 18:04
Questo è quanto ci racconta la fede non la storia.
Antonello
18 Gennaio 2020 a 17:23
Tutto bello, ma il tuo è un racconto fantasy, prove che Dio esista non ce ne sono, ne tanto meno di “Vergine Maria” o simili.