Chi governa davvero, quando a firmare è una macchina e il presidente non ricorda di averlo fatto?

IL PRESIDENTE AUTOMATICO”

Il Simplicissimus

Chi ha davvero governato gli Stati Uniti negli ultimi anni? Mentre i media continuavano a rassicurare sull’efficienza mentale di Joe Biden, oggi emergono dettagli inquietanti: tra questi, l’uso sistematico di una “penna automatica” per firmare atti ufficiali. Un espediente tecnico che, unito al palese declino cognitivo del presidente, alimenta dubbi sulla reale gestione del potere e su un’intera narrazione politica che ora persino i democratici sembrano voler riscrivere. (f.d.b.)


Per almeno tre anni su questo blog mi sono chiesto chi governasse realmente gli Usa, chi firmasse i documenti, chi prendesse le decisioni. E sebbene l’opinione dei giornaloni fosse che Biden era in perfetta salute mentale, ora stanno emergendo verità imbarazzanti come quella della “penna automatica” ovvero di quell’apparecchiatura che consente di riprodurre con precisione una firma. Non si tratta di una novità, molti presidenti, costretti a firmare montagne di carte, l’hanno usata, ma se questo si coniuga con le precarie condizioni mentali del vecchio Joe, incapace ormai di far fronte ai suoi compiti, le cose appaiono sotto una luce diversa e sinistra. La questione ha avuto di recente un rilancio, visto che gli stessi democratici hanno cominciato a denunciare il declino cognitivo di Biden con l’intento di mostrare che la loro non è stata una sconfitta politica, ma un “incidente” maturato in circostanze particolari, peraltro addossando allo stesso presidente la colpa di essersi voluto ripresentare nonostante le proprie condizioni.

Ovviamente è una sciocchezza perché nel declino cognitivo è difficile che il soggetto si renda conto delle proprie condizioni e tuttavia in un libro dal titolo complicato che esprime già di per sé l’imbarazzo (Original Sin: President Biden’s Decline, Its Cover-up, and His Disastrous Choice to Run Again) i giornalisti Jake Tapper (Cnn) e Alex Thompson (Axios) di sicurissima fede democratica denunciano che il vecchio Joe ha compromesso le elezioni con la sua decisione di ricandidarsi nonostante segnali evidenti di declino cognitivo. E poi affermano che molte persone, tra cui parlamentari e alti funzionari erano a conoscenza delle condizioni del presidente negli ultimi mesi. Diciamo anni, perché i primi segnali si erano evidenziati già durante la campagna elettorale del 2020, facendo presumere, come sempre avviene nelle sindromi senili, che il declino sarebbe stato rapido. Perciò ci si chiede: se i segni erano così evidenti perché non lo avete denunciato prima, invece di far finta di nulla e anzi di sostenere strenuamente la sua adeguatezza alla presidenza? Perché avete coperto ciò che tutti percepivano: i discorsi insensati, il gobbo che Biden doveva usare per ricordarsi ciò che doveva dire (ma spesso scordava dov’era il gobbo) le mille gaffe sui nomi, sui vivi e sui morti, quel suo vagare sperduto persino negli incontri internazionali?

C’è un esempio che dice tutto: Mike Johnson, il presidente della Camera, ha dichiarato di aver appreso in maniera sconcertante da Biden che non aveva emesso un ordine esecutivo sulla sospensione delle esportazioni di gas naturale liquefatto, che invece aveva firmato mesi prima. Non sapeva davvero cosa avesse firmato e sono uscito da quell’incontro con paura e disgusto perché ho pensato: ‘Siamo in guai seri, chi sta guidando il Paese?’. Non so chi gli abbia messo davanti il foglio, ma lui non lo sapeva.” Come ha rivelato il New York Times attorno al presidente c’era un vero e proprio muro di protezione per impedire che le sue condizioni venissero a conoscenza del pubblico.

La stessa cosa vale per David Plouffe, stratega della vittoria di Obama nel 2008 e poi consulente della corsa presidenziale di Kamala Harris, quando dice, senza mezzi termini: “Biden ci ha completamente fregati”, visto che il suo ritiro è arrivato tardivamente, quando la frittata era stata fatta, ovvero quando le sue condizioni non potevano più essere nascoste. Insomma, l’ammissione dell’incapacità del presidente viene fatta non per fare mea culpa, ma per limitare i danni, sostenendo che sia stata una questione di mesi. Però evidentemente una “penna automatica” faceva comodo per governare rimanendo nell’ombra.

Infatti, la cosa più notevole di tali confessioni dell’ultima ora è che nessuno si pone il problema della democrazia e di chi effettivamente governasse il Paese, se il rappresentante eletto oppure un governo ombra: tutto il discorso viene circoscritto dentro questioni di opportunità e di apparenza elettorale per nascondere una reale sconfitta politica. Timeo Danaos et dona ferentes: certe verità finalmente dette, sarebbe meglio dire offerte all’opinione pubblica, sono forse ancora più insidiose delle bugie dette prima.

Redazione

 

 

 

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