Parlare di pace con Kiev? E con chi?
IL “PROBLEMA” UCRAINO
Maria Zakharova, di fatto il portavoce del governo Putin, si stringe nelle spalle.
Parlare di pace con Kiev? E con chi?
Perché i russi sarebbero disposti, certo… Ma non vi è un interlocutore ucraino credibile. Non Zelensky, comunque…
La posizione di Mosca appare abbastanza chiara, nonostante il fumo naturalmente sollevato dal conflitto in corso. Quella russa contro l’Ucraina vorrebbe continuare ad essere una “operazione speciale”. Ovvero limitata nello spazio e nell’impiego di uomini, e mirata esclusivamente a mettere in sicurezza la “minoranza” russa del Donbass. Che, poi, nella vasta regione è maggioranza assoluta, oltre il 90%, depauperata di ogni diritto, anche i più elementari, dalle politiche dei governi di Kiev.
Poroshenko prima, Zelensky poi hanno infatti progressivamente negato ai russi il semplice diritto all’esistenza. Di fatto costringendo Mosca, dopo un lungo, inutile, intervallo di trattative, all’intervento militare.
Perché la guerra in Donbass non è iniziata da poco più di due anni. Bensì da molto, decisamente molto di più. Da quando un governo golpista, quindi non eletto, guidato da Poroshenko, ha cominciato a reprimere i russi del Donbass. Senza dimenticare la, sistematica, repressione dell’uso della lingua russa in tutto il paese.
Una scelta “teleguidata”, come ha rivelato in una sua intervista Victoria Nuland, a lungo una figura di riferimento nell’establishment statunitense e al vertice dei cosiddetti neocon.
Ora, però, il problema è chiaramente ben altro. La Russia, costretta all’intervento in Donbass, ha incontrato una “resistenza” che va ben al di là delle forze, reali, della sola Ucraina. Dove, per altro, il senso di spaesamento e la voglia di fuga sembrano essersi ampiamente diffusi, visto che quasi la metà dei residenti in Ucraina sono riparati all’estero, per non venire mandati a combattere contro i russi. Tant’è che la popolazione è quasi dimezzata, e tra le richieste più insistenti di Zelensky, accanto a soldi ed armi, vi è proprio la restituzione forzata di questi esuli.
Naturalmente, il governo di Kiev può contare sui giovani nazionalisti forgiati in questi vent’anni, o poco più, di propaganda. Ma sarebbero ben poca cosa, se non vi fossero armi ed anche uomini forniti dalla NATO. Sotto, naturalmente, mentite spoglie. Come i reparti speciali utilizzati nella regione russa di Kursk, che vestivano divisa ucraina. Ma, chissà perché? parlavano, fra loro, in inglese…
Comunque l’offensiva “Ucraina” nel Kursk di è rapidamente arenata. E sta subendo una, lenta e sanguinosa, ritirata. Mentre le forze russe continuano ad avanzare, secondo i loro programmi, nel Donbass. Procedendo ad una, lenta ma sistematica, presa di controllo di tutto il territorio.
Questo lo stato delle cose, per lo meno come possiamo dedurlo dal fumo della propaganda e disinformazione. Soprattutto, va detto, occidentale. Almeno in questo caso.
Zelensky, in giro per l’Europa ed anche l’Italia, sempre vestito da guerriero – ma nessuno, mai, lo ha visto in prossimità del fronte – presenta fantastici piani di vittoria ucraina. E, naturalmente, continua a chiedere armi e, soprattutto, denaro.
Ha, certo, ancora alcuni buoni sponsor in Occidente. In certe, diciamo così, conventicole finanziarie trans-oceaniche. Delle quali è stato, sempre, tutto sommato un buon servitore. Tuttavia, in molti cominciano a pensare che vada presto sostituito. Soprattutto se dovesse affermarsi a Washington una nuova Amministrazione Trump. Che, com’è ben noto, ha tutte le intenzioni di chiudere il prima possibile il conflitto con la Russia.
Restano, però, ancora alcuni mesi, almeno sino a novembre. E la pervicacia antirussa dei britannici. Che non è cambiata con il nuovo governo laburista.
E resta, soprattutto, da capire che cosa ha, ormai, deciso di fare Mosca. Ovvero se gli obiettivi in Ucraina sono ancora quelli della, vecchia, “operazione speciale”.
O se, ormai, l’idea di una guerra più vasta, che porti alla eliminazione definitiva del “problema ucraino”, abbia preso sempre più piede a Mosca.
È convinto lo stesso Putin, visto che la posizione dei vertici militari è ormai evidente.