Quando l’uomo non trova più risposte, resta solo la possibilità del dialogo.

“Il Santo che disobbedì per amore” Francesco come Prometeo. Non un servo del cielo, ma un alleato dell’uomo.

 

IL SANTO CHE DISOBBEDÌ PER AMORE

Francesco come Prometeo. Non un servo del cielo, ma un alleato dell’uomo.

Un’opera poetica e filosofica in dieci stazioni, dove Francesco — non il santo devoto, ma l’uomo che osa amare oltre il limite — cammina tra le ferite del mondo e sfida il silenzio di Dio. Le loro voci si incontrano nei luoghi del dolore: un ospedale, una prigione, un campo profughi, una chiesa vuota, un deserto, una sala del potere, fino alla fine del mondo.
E oltre, dove nasce un patto nuovo. Questo non è un catechismo, ma una liturgia interiore e inquieta. Una via crucis rovesciata, dove non si cerca la salvezza, ma il senso di amare anche quando Dio non risponde. Ogni stazione è un luogo dove il lettore si ferma, ascolta, e si domanda: “Se Dio c’è… è qui?” E se non c’è, tocca forse all’uomo diventare luce.


Prefazione dell’autore

Questo testo nasce da una domanda notturna, inquieta:
E se Francesco, vedendo il dolore del mondo, avesse deciso di non aspettare più Dio… ma di agire da solo?
Non per orgoglio. Non per sfida.
Ma per amore troppo umano, troppo urgente per restare fermo.

Così ho immaginato un cammino: nove stazioni – più una – in cui Francesco dialoga con Dio attraversando il dolore, la fede, il dubbio, il silenzio.
A ogni tappa, si apre una domanda.
A volte una ribellione.
E forse, alla fine, una nuova alleanza.

Questo testo non cerca verità definitive.
Cerca spazi di ascolto.
Per chi crede. Per chi dubita. Per chi ama anche quando non capisce.

Il Curatore

Introduzione

Non è il Francesco delle chiese barocche, né quello delle statuette sorridenti tra gli uccelli. È un Francesco inquieto, che guarda il dolore del mondo e non accetta il silenzio di Dio. Non prega soltanto. Non consola soltanto. Agisce. Disobbedisce. Ama oltre il limite. Questo non è un racconto agiografico, ma un cammino spirituale attraverso nove stazioni interiori. Un dialogo drammatico e poetico tra un uomo che osa sfidare il Cielo e un Dio che, forse, ascolta proprio quando viene messo in discussione. In fondo, non è un processo di ribellione.

È una richiesta di alleanza. Un nuovo patto. Un Dio che cambia non la sua onnipotenza, ma il suo modo di restare.

Perché “Stazioni”?

Le nove scene che compongono questo testo sono chiamate “Stazioni” non per caso.

La parola richiama la Via Crucis, il cammino di Gesù verso il Golgota: un percorso fatto non solo di dolore, ma di soste. Ogni stazione è un luogo dove fermarsi, guardare, ascoltare.

In questo testo, Francesco cammina attraverso le grandi ferite del mondo: un ospedale, una prigione, un campo profughi, una sala del potere, una chiesa vuota, fino alla fine del mondo.

Ogni stazione non è solo una tappa, ma un incontro.
Non ci sono risposte semplici, ma un dialogo profondo.
E ogni lettore, come Francesco, è chiamato a sostare, ad ascoltare Dio e il proprio cuore, senza cercare conclusioni, ma presenza.

“Stazione” significa: qui mi fermo. Qui guardo. Qui ascolto.
È così che si inizia ogni vero cammino interiore.

San Francesco d’Assisi

I. Il miracolo continuo

“Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.”

— Giovanni 1,8

(Corsie di ospedali. Camici gettati a terra. Letti vuoti. Volti sbalorditi. Pianti di gioia. Francesco cammina tra i malati, che non sono più malati. Le sue mani brillano senza luce. Nessuno capisce. Lui sì.)

Francesco:
Basta.
Non posso più guardare in silenzio.
Bambini che piangono, madri che gridano, corpi spezzati…
E Tu che taci.

Tu che mi dici: “Ama.”
Ma come si ama senza fare nulla?

Io non voglio contemplare il dolore.
Voglio distruggerlo.
E se Tu non lo fai… allora lo farò io.

(Solleva le mani. Una donna, paralizzata, si alza. Un uomo tossisce — poi respira libero. La notizia corre. Il mondo si ferma.)

Voce della folla:
È un santo!
È un nuovo Cristo!
È un segno!

Francesco: (tra sé)
No.
È disobbedienza.

(Continua a toccare, a guarire. Reparti che si svuotano. Morti che tornano. Medici che non servono. Dolore che evapora. Il mondo si commuove — e si confonde.)

(Poi, un vento. Un silenzio che spegne ogni cosa. Arriva Dio.)

Dio:
Francesco.

Francesco:
Non voglio sentenze.
Non voglio spiegazioni.
Voglio che la sofferenza finisca.
E se per farlo devo andare contro di Te…
lo farò.

Dio:
Stai rubando il fuoco.

Francesco:
Sì.
Come Prometeo.
Perché chi ama davvero non chiede il permesso.

Dio:
Sai cosa accade al mondo senza dolore?

Francesco:
Sì.
Fiorisce. Respira. Sorride.

Dio:
No.
Si dimentica.
Il bene senza limite diventa privilegio.
La guarigione diventa potere.
E tu…
tu non sei Dio.

Francesco:
E tu… perché non fai ciò che io ho fatto?

Dio: (lento)
Perché io non voglio schiavi del sollievo.
Voglio uomini che scelgano il bene anche nella ferita.
Voglio amore non come riflesso della guarigione,
ma come origine del mondo.

Francesco:
Ma allora il dolore è volontà tua?

Dio:
No.
Il dolore è il prezzo della libertà.
Tu vuoi toglierlo.
Io voglio che ne nasca qualcosa.

Francesco:
E se l’uomo potesse amare anche senza soffrire?

(Silenzio lungo. Dio non risponde subito.)

Dio:
Allora sarebbe davvero pronto.
Ma non ancora.

“Chi ama davvero non chiede il permesso.”

II. Il Bambino

“Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me.”
— Marco 9,37

(Stanza d’ospedale. Monitor che pulsano lentamente. Un bambino intubato dorme, piccolo come un sogno spezzato. La madre è seduta accanto, immobile. Francesco osserva in silenzio.)

Ambientazione:
Stanza d’ospedale. Un bambino piccolissimo, intubato. La madre è immobile, seduta accanto, con occhi svuotati.

Francesco:
Guarda, Signore.
Questo bambino non ha nemmeno parlato.
Non ha scelto. Non ha fatto del male.
Eppure soffre.
Non riesco a guarirlo.
Perché?

Dio:
Perché non è a te che lo chiede.
E tu non sei qui per salvarlo.
Ma per restare.

Francesco:
La madre ha smesso di pregarti.
E io la capisco.
Io stesso… non riesco a guardarti qui.

Dio:
Il suo amore non si è spento.
Nel suo dolore c’è la mia voce.
Io non voglio questa croce.
Ma ci sto dentro.

Francesco:
E allora fa’ qualcosa!
Non un miracolo. Ma almeno… senso.

Dio:
Il senso lo costruisce chi ama, anche quando tutto sembra senza senso.

(La madre prende la mano del bambino. Non dice nulla. Ma resta.)

“Anche il pianto è preghiera.”

III. La Prigione

“Ero in carcere e siete venuti a trovarmi.”
— Matteo 25,36

(Celle grigie. Odore di muffa e ferro. Urla lontane, risate nervose, silenzi pesanti. Francesco è in piedi accanto a un uomo incatenato. È un assassino. Il suo sguardo è spento.)

Ambientazione:
Cella. Un uomo condannato per omicidio. Francesco entra. L’aria è densa, spessa. Nessuno parla da ore.

Francesco:
Hai tolto la vita.
Hai spento un volto che non tornerà più.
Perché dovrei sedermi accanto a te?

Uomo: (a voce bassa)
Non lo so più nemmeno io.
Vivevo in assenza.
Credevo che niente avesse peso.
Poi ho visto la paura nei suoi occhi.
E ho capito di essere ancora uomo.
Ma era tardi.

Dio:
Anche adesso ti guardo.
E non ti odio.

Francesco:
Non riesco a sentir pietà.
Eppure… non riesco nemmeno a fuggire.
C’è qualcosa che mi tiene qui.

Dio:
È il mio sguardo in te.
Lui ha ucciso.
Ma non è morto.
Finché qualcuno resta accanto,
la mia misericordia non si ritira.

“Anche lui è mio figlio.”

IV. Il Campo Profughi

“Il forestiero dimorerà con te e lo amerai come te stesso.”
— Levitico 19,34

(Baracche fradice sotto una pioggia senza tregua. Fango ovunque. Bambini scalzi, donne stanche, uomini che non parlano più. Francesco cammina senza riparo, guardando ogni volto come fosse il primo.)

Ambientazione:
Distese di tende fradice, fango, pioggia. Gente senza nome. Occhi spenti. Bambini che giocano nel nulla.

Francesco:
Dove sono i confini della tua compassione, Signore?
Qui non c’è odio, solo fame.
Non c’è guerra, solo rifiuto.
E nessuno ascolta.

Dio:
Io ho dato la terra.
I confini li avete disegnati voi.
Con paura. Con potere.
E poi li avete chiamati giustizia.

Francesco:
Ma tu… perché non li abbatti?

Dio:
Perché l’amore vero non impone.
Io aspetto chi li apre da dentro.

(Una bambina offre un pezzo di pane a un cane randagio. Ride. Nessuno l’ha vista. Ma Dio sì.)

“Io ho dato la terra. I confini li avete creati voi.”

V. La Chiesa Vuota

“Questa casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli.”
— Isaia 56,7

(Una cattedrale perfetta, scolpita nella pietra e nel silenzio. I banchi vuoti, le candele spente, l’altare pulito come mai usato. Francesco entra lentamente, i suoi passi risuonano.)

Ambientazione:
Una basilica immensa, perfetta, ma deserta. Francesco cammina tra banchi freddi e ceri spenti.

Francesco:
Non c’è nessuno.
Non si prega più.
Hanno perso la fede?

Dio:
Non hanno smesso di cercarmi.
Hanno smesso di aspettarmi.

Francesco:
La tua casa è diventata forma.
Rito senza fuoco.
Io la vorrei carne.

Dio:
Allora accendila tu.
Non con oro. Ma con pane.
Con ascolto. Con presenza.

(Francesco accende una candela. Una sola. E resta.)

“Non hanno smesso di cercarmi. Hanno smesso di aspettarmi.”

VI. La Sala del Potere

“I potenti saranno abbattuti dai troni e gli umili innalzati.”
— Luca 1,52

(Un ufficio presidenziale moderno. Vetro, acciaio, silenzio controllato. Un uomo dietro una scrivania. Francesco siede davanti a lui, le mani vuote. Non c’è scorta. Solo due mondi che si osservano.)

Ambientazione:
Ufficio presidenziale. Lusso. Silenzio ovattato. Francesco siede di fronte a un capo di Stato.

Francesco:
Quante vite vale una firma?

Capo di Stato:
Io difendo il mio popolo.

Francesco:
E chi paga il prezzo?

Capo:
La pace è una strategia.
La guerra, un investimento.

Francesco:
E Dio?

Capo:
Dio non vota.

Dio:
Ti ho dato forza per proteggere.
L’hai usata per dominare.

Francesco:
Hai più guardie che amici.
Più alleati che fratelli.
Hai vinto. Ma sei solo.

(Il capo tace. E per la prima volta, ascolta.)

“Ti ho dato forza per proteggere. L’hai usata per dominare.”

VII. Il Deserto Notturno

“Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”
— Salmo 22,2

(Una distesa di sabbia sotto un cielo nero. Nessuna stella. Solo vento. Francesco cammina solo, senza meta. Il silenzio è più grande del deserto stesso.)

Ambientazione:
Deserto. Notte. Nessuna stella. Francesco è solo. Il silenzio è totale.

Francesco:
Forse tu ami. Ma non puoi.
Forse sei solo passione, senza potere.
Forse sei solo… un’eco nel cuore dell’uomo.

Dio:
Io sono l’eco del bene che scegli.
Non il fulmine.
Non il miracolo.
Sono il fuoco sotto la cenere.

Francesco:
Ma io ho bisogno di sapere.

Dio:
Ama anche nel buio.
Lì si vede se è vero.

“Ama anche nel buio. Lì si vede se è vero.”

VIII. La Casa dell’Abbandono

“Non vi lascerò orfani.”
— Giovanni 14,18

(Un ospizio dimenticato. Corridoi grigi, televisori muti. Corpi immobili, occhi vuoti. Un’infermiera cambia un lenzuolo con dolcezza. Francesco siede accanto a un vecchio che non parla.)

Ambientazione:
Ospizio. Corridoi grigi. Televisori spenti. Corpi in attesa, occhi in silenzio.

Francesco:
Questa è la stanza della dimenticanza.
Corpi messi in pausa.
Come se non servissero più.

Dio:
Eppure, in ognuno di loro batte ancora il mio nome.

Francesco:
Chi li ama ancora?

Dio:
Chi li visita senza essere visto.
Chi resta senza ricevere nulla.

(Un’infermiera aggiusta un cuscino. Non ha fretta. Nessuno guarda. Ma Dio sì.)

“Io sono nel tempo donato senza testimoni.”

IX. La Fine del Mondo

“Ecco, faccio nuove tutte le cose.”
— Apocalisse 21,5

(Un paesaggio incenerito. Alberi ridotti a scheletri. Cielo rosso, terra spaccata. Francesco cammina tra le ceneri. Non c’è nessuno. Poi, in silenzio, un bambino raccoglie un seme.)

Ambientazione:
Paesaggio incenerito. Silenzio cosmico. Francesco cammina sulle ceneri.

Francesco:
È finita.
Abbiamo ricevuto tutto.
E abbiamo distrutto.

Dio:
Io ho dato libertà.
Avete scelto dominio.

Francesco:
Perché non ci hai fermati?

Dio:
Perché amarvi significava non possedervi.
Anche se mi dimenticavate.
Anche se mi uccidevate.

Francesco:
E ora?

Dio:
Vi perdono.
Tutti.
Anche adesso.

(Tra le ceneri, un bambino raccoglie un seme. La speranza non è un pensiero. È un gesto.)

“Vi perdono. Tutti. Anche adesso.”

X. Il Patto Nuovo

“Non vi chiamo più servi… ma amici.”

— Giovanni 15,15

(Un altopiano. Né cenere, né verde. Solo una luce morbida, che non viene da nessun sole. Francesco è solo, seduto. Non guarisce più. Non chiede. Semplicemente aspetta. Il silenzio è denso, come prima della parola.)

Francesco:
Non mi hai punito.
Non mi hai lodato.
Mi hai fermato — e basta.
E poi hai taciuto.

Ora non so più chi sono.
Non un santo.
Non un ribelle.
Forse solo un uomo che ha amato troppo.

(Silenzio. Una presenza si fa sentire. Non un’ombra, non una voce. Solo un “sentire Dio”.)

Dio:
Hai rotto il disegno.
Ma l’hai fatto con amore.
E ogni volta che l’amore rompe,
io ascolto.

Francesco:
Volevo solo che smettessero di soffrire.
Non per fede.
Per istinto.
Perché non potevo più guardare.

Dio:
E io volevo che imparassero ad amare anche nella sofferenza.
Non per dovere.
Per verità.
Perché l’amore, se è amore,
non chiede condizioni.

(Silenzio lungo. Non un contrasto. Una distanza che si colma.)

Francesco:
Forse non dovevo guarirli.
Ma non posso pentirmi.

Dio:
E io non posso accettarlo.
Ma non posso condannarti.

Francesco:
Allora?

Dio:
Allora resta.
Cammina ancora.
Non come servo.
Non come figlio.

Come uno che ha visto.
E ha scelto comunque di amare.

Francesco:
Anche te?

Dio:
Soprattutto.

(Il paesaggio non cambia. Ma qualcosa nel cuore del mondo sì. Come se il dolore fosse ancora lì, ma non fosse più solo. Come se Dio, per un attimo, avesse imparato a essere uomo. E Francesco, a essere Dio — senza potere.)

Epilogo

Il dialogo non si concluse.
Perché ogni amore vero contiene una domanda
che non pretende di essere sciolta.
Francesco continuò a camminare.
E Dio, a camminare con lui.
Nel dubbio.
Nel silenzio.
Nel cuore che ama, anche senza capire.

Ordine finale delle stazioni:

I. Il miracolo continuo
II. Il Bambino
III. La Prigione
IV. Il Campo Profughi
V. La Chiesa Vuota
VI. La Sala del Potere
VII. Il Deserto Notturno
VIII. La Casa dell’Abbandono
IX. La Fine del Mondo
X. Il Patto Nuovo
✨ Epilogo

Riccardo Alberto Quattrini

 

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